31/05/99
Finzioni mediali
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Truman Show, di Peter Weir, è un film che ha voluto testimoniare il grande potere che
i media possono avere nel far credere vero qualcosa, anche se non lo è. Addirittura
l'intera esistenza del protagonista, Truman Burnbank, è una finzione, una vita inventata
solo per diventare oggetto di una soap opera che sappia catturare il pubblico televisivo
di tutto il mondo. Insomma l'esplicitazione di quel grande gioco dei media che si basa,
molto spesso, sulla confusione tra realtà e finzione. Un tema che oggi proviamo ad
affrontare ripercorrendo alcune riflessioni del grande filosofo francese Jean Baudrillard. Il suo percorso,
infatti, muove proprio da una forte e radicale critica nei confronti di tutti i mezzi di
comunicazione di massa, colpevoli, soprattutto, di non essere in grado di 'riferire il
vero'.
"I
media da parte loro si frappongono in maniera tale fra la realtà e il soggetto, che, mi
pare, non ci sono più interpretazioni possibili in quanto l'informazione rende
l'accadimento incomprensibile. L'evento storico non si sa più cosa sia quando passa
attraverso i media, in breve si ha una transustanziazione di questo tipo in tutto ciò che
i media fanno, così che ne risulta quel che io chiamerei una simulazione, un simulacro, e
perciò non esiste più né il vero né il falso: non si sa più quale sia il principio
della verità. Questo è certamente un dato importante; ma infine, c'è davvero bisogno
della verità? In fin dei conti, l'obiettivo dei media non è stato forse quello di
eliminare effettivamente il principio morale e filosofico della verità, per installare al
suo posto una realtà completamente ingiudicabile, una situazione di incertezza che, se si
vuole, può ben essere immorale e difficile da sopportare, ma che in certo modo è
ironica? Se guardiamo alla cosa con ironia, scopriamo che i media si sono dedicati a
smontare questo principio di verità, autorità e certezza che rappresenta del resto,
bisogna dire, il fondamento di tutta una civiltà dal carattere autoritario e moralmente
rigoroso". Dunque questo è quello che possono fare i media, e la tv soprattutto:
smontare il principio di verità a cui l'uomo si è finora affidato alla ricerca di un
senso della sua esistenza. Ma Baudrillard, come abbiamo ascoltato, si interrogava proprio
sul fatto che ci sia ancora bisogno di questa verità. Nell'intervento che segue continua
a sviluppare questa ipotesi di un mondo in cui, a mezzi di comunicazione nuovi,
corrispondano criteri di 'verità' anch'essi nuovi e inediti. "Tutto questo,
evidentemente, è per noi destabilizzante, non c'è alcun dubbio, ma è sempre la stessa
storia: da una parte si perde, in misura enorme, ma se si sa affrontare la situazione in
una certa prospettiva si può pervenire a un'interpretazione ironica, nel senso che
l'ironia può ispirare una visuale totalmente relativizzata e destabilizzata. Si può
perdere, certamente, ma forse si possono anche trovare nuove regole per giocare. Sono
perciò radicalmente critico contro i media nel quadro del sistema dei valori umanistici,
ossia quello che noi conosciamo e che è nostro: a questo livello bisogna essere
assolutamente critici e addirittura spietati. Se però si affronta la questione
diversamente, e ci si pone al di là della fine, al di là di quel principio, in un
eventuale altro universo, allora non si può dire: può darsi che i media, la tecnica,
eccetera non siano che operatori di qualcosa che non so descrivere, di un gioco, di
ironia, non so". |
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