20/05/99
Media building
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Visitando un museo d'arte o di storia o di scienza, si ha l'immediata percezione della
funzione polivalente dell'edificio in cui si entra.
La struttura architettonica che ospita un museo non ha solo il fine di raccogliere
fisicamente le opere esposte ma è soprattutto un luogo di diffusione di 'informazione',
informazione sulle opere, gli autori, i periodi storici a cui si riferiscono, il passato
in genere. Sia che si tratti di un edificio costruito appositamente per ospitare un museo
sia che si tratti, invece, di un edificio già esistente ma riadatto a museo, la struttura
delle sale e dei percorsi espositivi deve essere studiata proprio in funzione
dell'elemento 'informazione'.
Queste costruzioni - di cui il museo
rappresenta un esempio - sono sempre più numerose nei nostri centri abitati, oggi che
l'uomo vive sempre più immerso nell'informazione. Costruzioni sulla cui peculiare natura
ha acutamente riflettuto il filosofo e urbanista francese Paul Virilio che ha coniato, per
parlarne, il termine 'media-building', ovvero palazzo mediale.
"L'architettura è fondamentalmente legata all'idea di alloggio, ossia alla
funzione dell'abitare. La funzione abitativa è stata soppiantata oggigiorno da quella
dell'informazione, come dimostrano i 'media-building', numerosissimi a Shanghai, la città
dove se ne contano di più. Anche Time Square è una piazza che può già essere definita
un 'media-building'. Si tratta di luoghi dove la funzione dell'informazione prevale su
quella dell'abitazione. L'architettura deve alloggiare meno persone e funzioni ma più
informazione: un'informazione di dimensioni urbane, data non più soltanto dal piccolo
schermo, dal telefono portatile, eccetera. Un'informazione collettiva". Proprio qui
sta, secondo Virilio, il germe della trasformazione dell'architettura e della città, di
cui si ha un esempio in un 'media-building' di cui nessuno parla e che è veramente
stereoreale: lo stadio. Lo Stade de France, dove si è giocata la finale degli ultimi
mondiali di calcio, è un 'media-building' in cui i grandi schermi sono stati importanti
tanto quanto le gradinate. Il 'media-building' è un edificio che alloggia preferibilmente
informazione piuttosto che abitazione, di qualunque tipo questa sia.
Un altro esempio di palazzo mediale sono le costruzioni di carattere religioso. Anche
in questo caso, infatti, oltre ad 'alloggiare' il dio e i suoi fedeli per la preghiera,
l'edificio veicola informazione. Sia esplicitamente attraverso affreschi, mosaici o
pitture che raccontano storie sacre, sia implicitamente mediante un codice preciso di
corrispondenze architettoniche, come il numero delle navate o i rapporti tra le dimensioni
spaziali o il numero e la disposizione delle colonne. Proprio a partire da questo esempio
di edifici che già in passato hanno avuto un legame causale così forte con
'l'informazione', Paul Virilio spiega cosa distingue oggi il 'media-building'.
"Se prendiamo una cattedrale - dice- essa costituisce un mezzo di comunicazione di
massa. Nel Medio Evo si trasmettevano informazioni attraverso le sue vetrate, le sculture,
i tappeti, i mosaici, come a Ravenna. Si trattava però di un'informazione fissa, statica,
perenne, che non si rinnovava se non per opera del linguaggio e dei canti. Oggi, invece,
stiamo entrando in un'epoca in cui l'informazione è attiva e interattiva: non si tratta
soltanto di affreschi sui muri, di sculture nelle nicchie o di vetrate ma di un luogo di
azione e di interazione. Perciò l'architetto deve applicarsi a questa terza dimensione;
resta sempre la massa, in quanto l'edificio ha una sua densità, resta l'energia in quanto
esso è climatizzato e illuminato artificialmente ma, ormai, l'informazione è
interattiva, non più passiva come quella degli affreschi e delle sculture". |
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