10/05/99
Miniaturizzazione informatica
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Per parlare del telefono cellulare si usa abitualmente il termine 'telefonino', un
diminutivo di 'telefono', proprio perché, a parte i primi modelli, di qualche anno fa,
forse non così piccoli, i telefoni cellulari sono apparecchi di dimensioni ridotte,
sicuramente inferiori rispetto a quelle di un normale telefono fisso. E quello del
telefonino è solo un esempio della tendenza che gli strumenti di comunicazione stanno
seguendo: ovvero quello di avviarsi verso una progressiva 'miniaturizzazione'.
Una miniaturizzazione che ha caratterizzato anche, e soprattutto, la storia
dell'informatica. Gli hard disk dei computer, i microprocessori che li fanno funzionare, i
monitor, sono tutti componenti che, a partire dai primi calcolatori degli anni 40 e 50,
sono diventati sempre più piccoli. Da enormi calcolatori si è passati a personal
computer, computer personali, che possono stare su un tavolo, e poi a portatili che sono
facilmente trasportabili e utilizzabili in tempi e luoghi diversi, fino ad arrivare ai
palmari, dei computer completi che stanno in una mano.
"L'evoluzione per così dire dal
"grande" al piccolo è passata attraverso un certo numero di fasi nel corso
degli ultimi 40-50 anni, molto ben identificate - spiega Ernesto Hofmann. Inizialmente al
computer serviva uno strumento in grado di commutare i segnali e questo è stato per molto
tempo la valvola. Se si pensa che un computer di media taglia doveva essere fatto con
qualche decina di migliaia di valvole, si può facilmente immaginare quale colossale
dimensione può assumere un computer. La svolta radicale è avvenuta con l'avvento del
transistor a cavallo degli anni '50. Il transistor è stato identificato come dispositivo
operante nel Natale del 1947 da Bardeen, Brattain e Shockley ed è entrato più o meno in
produzione all'inizio degli anni '50. Per quanto riguarda i computer c'è voluto più
tempo. Nella seconda metà anni '50 abbiamo assistito alla prima apparizione dei
transistor all'interno dei computer. Il transistor veniva utilizzato come componente
circuitale molto evoluta, ma resistenze, induttanze, capacita' venivano ancora costruite
con metodologie classiche quindi i computer erano tecnologicamente ibridi e ancora grandi
come dimensioni.
Il secondo grande passo verso la miniaturizzazione è avvenuto a metà degli anni '60
con l'avvento dei circuiti integrati. Vale a dire la capacità di costruire sul silicio
non solo il componente attivo, il transistor, ma anche i cosiddetti componenti passivi.
Questo, da metà degli anni '60 fino all'inizio degli anni '70, è stato l'elemento
centrale della miniaturizzazione: utilizzare la sabbia, cioè il silicio, per costruire
tutta la parte logica del computer, non la memoria. La memoria ancora per molti anni è
rimasta al di là delle possibilità di costruzione definibile come
"transistorica".
Direi che a metà degli anni '70 c'è stato il terzo grande passaggio: l'unificazione
delle memorie e dei circuiti integrati in un'unica strutturazione, sempre il silicio, che
consentisse di costruire tutto partendo dalla sabbia. A quel punto lì il processo di
miniaturizzazione ha preso il largo con un impeto formidabile e si è poi tradotto in
quella che viene chiamata la legge di Moore, di Gordon Moore, che è stato uno dei primi
ricercatori e progettisti dei circuiti integrati. Questa legge che non è una legge
matematica ma è piuttosto il riconoscimento di un fenomeno statistico, sostiene che ogni
18 mesi, a parità di costo, la potenza del computer e la sua memoria di fatto
raddoppiano".
E per essere connessi e al lavoro
davvero ovunque - cosa che non necessariamente è un vantaggio - oggi si inizia a parlare
addirittura di computer indossabili. Una realtà non troppo lontana come spiega il
professor Glenn in un'intervista
realizzata a Chicago durante la Conferenza del 1998 della World Future Society.
"[...] Noi stiamo costruendo computer sempre più piccoli e saremo in grado di
rimpicciolire ulteriormente le nostre tecnologie. Ad esempio, io potrei avere un computer
negli occhiali, con il processore nelle stanghette, e potrei comunicare, attivando il
collegamento con una parola chiave, con un amico che sta dall'altra parte del mondo, e
poi, stabilire la connessione con qualcun'altro visualizzandolo sull'altra lente. Potrei
comunicare con entrambe queste persone e al contempo parlare con voi e nessuno di voi
saprebbe cosa sta succedendo. Con lo sviluppo delle nanotecnologie, noi possiamo avere
computer, sistemi di trasmissione, sistemi di riconoscimento vocale, microfoni, sempre
più piccoli, e potremo avere molte comunicazioni in contemporanea". |
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