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Rai Educational
26/04/99 

Handicap e tecnologie informatiche

 

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Il computer agisce spesso come una estensione sia del nostro corpo che della nostra mente: scrive più velocemente di una penna nelle nostre mani, modifica più rapidamente dei testi spostandone delle parti da un punto all'altro, memorizza molte notizie e documenti in modo ordinato, e se collegato ad Internet, via modem, permette di comunicare e di interagire con realtà molto lontane e diverse dalla nostra. Ci aiuta, quindi, in una serie numerosissima di attività. E se questo è vero per chi non ha particolari problemi fisici o mentali, per un 'normodotato', a maggior ragione può esserlo per le persone disabili. Un aiuto reale e a volte sorprendente nel confronto quotidiano con l'handicap. Per questo esistono associazioni e centri in cui ci si occupa di capire come sviluppare progetti Informatici specifici per gli handicappati e per le metodologie didattiche a loro rivolti.
Il professore Andrea Canevaro, docente di Pedagogia Speciale all'Università di Bologna sostiene che sia sempre necessario, nell'handicap come per tutti, mantenere un atteggiamento critico rispetto all'informatica, mezzo utile ma che non rappresenta necessariamente la soluzione ideale.

Andrea Canevaro"Le prospettive offerte dall'informatica sono, per certi versi paradossalmente, le stesse di tutti, nel senso che per tutti c'è una maggiore possibilità di comunicazione e per tutti esistono i rischi che questa comunicazione, proprio per la rapidità con cui avviene, sia troppo disinvolta, non sia accompagnata dalla giusta riflessione, dalla giusta elaborazione. E poi c'è questo problema, che riguarda tutti e si accentua quando ci troviamo di fronte ad una persona disabile, che è quello del superare certe barriere, ma metterne insieme delle altre [...] L'informatica può aiutare in questo senso. A volte qualcuno, che ci riflette sopra, dice anche: "Attenzione! L'informatica può dare anche una omologazione, può dare una riduzione delle diversità, non nell'integrazione, che vuol dire arricchire il mondo delle diversità, ma cancellarle, far diventare tutti uguali. Credo che si possa dire che l'informatica è uno strumento; l'informatica non comanda, dipende da noi, siamo noi che dobbiamo comandare l'informatica e allora farla diventare un ottimo strumento per ridurre gli handicap e per produrre un progetto di integrazione che rispetti e che arricchisca l'umanità delle diversità.[...] Allora, evidentemente, c'è ancora una strada culturale da fare. Quasi sempre le tecnologie devono essere messe con molta cautela accanto alle culture dei singoli e dei gruppi. Pensare che le tecnologie possano dare un apporto salvifico di per sé, è un po' pericoloso. Soprattutto perché rispecchia un po' la mentalità - mi permetto questo termine 'facilone' - ma da colonizzatori: "abbiamo inventato la tua libertà e te la diamo". Eppure c'è una grande differenza tra essere liberati e essere liberi e in questo caso bisogna un po' riflettere su questo".

Luigi Rossi, è responsabile delle attività formative dell'Asphi, l'Associazione per lo Sviluppo di Progetti Informatici per gli handicappati. E anche lui ha, come Canevaro, un'idea precisa di quello che si deve fare per facilitare l'uso delle nuove tecnologie per i disabili.

Luigi Rossi"Io credo che le persone disabili abbiano la volontà di mettersi alla pari, e lo esprimono in tanti modi. Soprattutto, secondo me, uno di quelli più ambiti è il lavoro: poter essere equiparato o essere paragonato alle altre persone cosiddette normodotate. [...] Per quello che riguarda le nuove tecnologie la proposta che noi facciamo in questo senso segue i suggerimenti, le indicazioni, le direttive dell'Unione Europea. L'Unione Europea sta battendo da anni sul fatto che lo sviluppo dell'Europa passerà attraverso quella che viene chiamata la società delle informazioni. Cioè, sempre di più ci saranno scambi di informazioni, ma si dice anche che solo se ci sarà questo scambio di informazioni, ci potrà essere sviluppo.[...] Noi, che ci occupiamo di proporre delle soluzioni per le persone disabili, dobbiamo sapere arrivare al momento giusto in modo tale che quando quest'opportunità sarà reale, possa esserlo veramente anche per i disabili, e non che, come al solito, arrivino dopo, quando ormai le cose sono già state sistemate. Quindi, in questa ottica, io credo che sia condivisibile, e cioè, se veramente saranno opportunità per tutti, è giusto che tali siano anche per disabili. Quindi bisogna prestarci molta attenzione".

Non è quindi sufficiente fornire un computer ad una persona disabile per pensare di aver risolto automaticamente i suoi problemi, né in ambito lavorativo né in quello privato e domestico. Deve esserci sempre un progetto articolato che sappia sfruttare appieno le potenzialità di uno strumento che potrebbe anche rivelarsi solo una sterile 'macchina' incapace di aiutare davvero un disabile. E' certo, comunque, che avere un computer in casa può rappresentare, per esempio per un non vedente, un innegabile vantaggio. E ce lo racconta proprio un non vedente, Francesco Levantini:

Francesco Levantini"L'importante è dire che oggi l'accesso ai computer, da parte di un non vedente, non è più un vero e proprio problema. Ci si può accedere attraverso la lettura mediante il codice Braille o attraverso l'ausilio di sintesi vocali con strumenti che vanno da lettori dello schermo a strumenti che permettono di accompagnare il non vedente nei tipici strumenti di lavoro su Internet, senza creare enormi difficoltà. Ma il superamento vero della barriera architettonica è costituito dall'avvicinamento delle altre persone che si può realizzare nel cyberspazio. Il vero strumento che permette il superamento della barriera architettonica è che Internet porta nelle case le altre persone. Un aneddoto proprio dell'altra sera: in casa da solo, con due vasetti di yogurt nel frigo mi sono chiesto se fossero scaduti o meno. Ho fatto un scanner dei vasetti di yogurt li ho spediti su Internet ad un medico di guardia che stava lavorando a Genova il quale mi ha detto: "Mangiali tranquillo, scadono tra due settimane. Anzi, mangia primo il primo che è agli agrumi, il secondo è al caffè". Questa è Internet, questo è il superamento delle barriere architettoniche".

(Le interviste integrali saranno presto pubblicate sulla biblioteca digitale)




 

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