21/04/99
Ipertesto
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Con un messaggio di posta elettronica capita spesso di ricevere piacevoli novità:
spesso, in fondo, c'è qualcosa di animato. Il mouse passando sopra una parte del testo si
trasforma in una manina. Bene: significa che siamo in presenza di un link ipertestuale, un
punto di collegamento con qualcos'altro, per esempio con un sito Web. Se clickiamo proprio
dove compare la manina arriviamo subito al sito indicato. Dando, poi, un'occhiata alla
pagina Web scopriamo che molti titoli, parole o immagini si trasformano in 'manine' ovvero
dei link ipertestuali che ci portano altrove. La rete in questo senso è un enorme
ipertesto. E un ipertesto è anche un cd-rom, per esempio, così come lo sono romanzi,
saggi o poesie scritte, sempre, in forma ipertestuale. Si tratta quindi di una forma di
linguaggio che sperimenta la bellezza di continue 'aperture' che hanno luogo ogni volta
che si clicca su un link. George Landow
ci introduce all'argomento dandoci una definizione precisa di cos'è un ipertesto.
"Un ipertesto è un testo composto
di spezzoni individuali, o lessie, uniti da collegamenti elettronici. Le relazioni, che
nelle forme di testo precedenti rimanevano puramente mentali, hanno ora un proprio modo di
essere formulate. L'esperienza della lettura di un ipertesto è simile a quella della
lettura di un libro scientifico o scolastico: si inizia a leggere, si arriva ad un numero
di postilla, si interrompe per vedere cosa dice tale postilla. Può anche essere
necessario verificare prendendo un altro libro da uno scaffale, e poi si torna indietro e
si continua a leggere. Ma si procede leggendo ed abbandonando il testo, cosicché ogni
testo viene letto in linee multiple. Non si tratta di un semplice testo lineare, ma di un
testo multi-lineare".
Anche David Kolb che è un esperto
in materia ci propone una definizione chiara e precisa di cos'è un ipertesto.
"La maggior parte delle definizioni di ipertesto mi pare che comincino col parlare
del contrasto tra il testo lineare, che procede in un ordine unico, e il testo che può
essere letto in molti modi perché consiste in parti, o nodi, o blocchi di testo che sono
stati collegati in una maniera non lineare. Si può definire, quindi, l'ipertesto come un
insieme di porzioni di testo che hanno un modello di collegamento non sequenziale e,
quindi, molti percorsi di lettura possibili".
E anche l'esemplificazione proposta da Peppino Ortoleva può essere utile
per capire di cosa stiamo parlando.
"L'ipertesto è un po' come un testo che ha, come la rete telefonica, delle
centraline di commutazione al proprio interno. La rete telefonica è un sistema fisso che
però può essere attivato lungo direttrici ogni volta differenti. L'ipertesto ha i link
che svolgono la stessa funzione, sono come delle centraline telefoniche, che collegano i
vari punti del testo.[
] L'ipertesto ha un inizio, nel senso che noi entriamo
nell'ipertesto, ma, viceversa, non ha una fine predeterminata; la fine è quella che
scegliamo noi sulla base del tempo che abbiamo a disposizione, come quando spegniamo il
televisore, o anche semplicemente sulla base del fatto che il percorso conoscitivo che ci
interessava ci sembra di averlo compiuto tutto".
Proprio il rapporto che il lettore stabilisce con questa nuova forma di testo,
rappresenta la vera ricchezza di un ipertesto, come torna a spiegarci George Landow.
"La caratteristica della nuova forma di interazione sta nella possibilità di
scelta del lettore. Quando si legge una storia o quando si leggono delle informazioni, si
può scegliere di deviare e andare da una parte o da un'altra. Nel sommario di un libro si
avrebbe l'indicazione dall'autore che ci esistono tre ragioni di considerare qualcosa: si
va all'elemento uno, all'elemento due, all'elemento tre. In un ipertesto, l'autore può
suggerire che ci sono queste tre possibilità e dipenderà dal lettore se seguire
qualsivoglia direzione, ammesso che lo voglia. Inoltre, in un ipertesto voluminoso, si
collegano testi di diversi autori. Come ha fatto notare un mio amico alla "Apple Computer", se si vuole scrivere per il World
Wide Web, è necessario rinunciare a un po' del proprio controllo. Se è possibile unire
con un collegamento il proprio testo con quello di un altro, chiunque può collegarsi con
il proprio. Questo è quello che esprime Derrida con il confine aperto del testo: che è
ormai impossibile parlare dell'esistenza di in interno coerente, separato dall'esterno.
Nel mondo della stampa di libri le sue affermazioni non hanno alcun senso. Nell'ipertesto
sono semplicemente l'ordine naturale delle cose".
Per concludere, ecco un'ulteriore precisazione di Peppino Ortoleva sul tipo di
relazione che, attraverso l'ipertesto, si stabilisce tra lettore ed autore.
"L'ipertesto,
in certa misura, trasforma ogni testo in una rete potenzialmente attivabile a livello
neuronale. Si dice sempre che l'autore dell'ipertesto, il vero autore dell'ipertesto, sia
il lettore; questo non è affatto vero. Il lettore, semplicemente, segue alcune delle
strade che l'ipertesto gli permette di percorrere, poi segue mentalmente alcune strade
sue. L'ipertesto ha tre autori: uno è l'autore dell'ipertesto propriamente detto, colui
che seleziona l'informazione e seleziona anche i link; il secondo è il lettore, che può
essere paragonato quasi all'esecutore di un'opera musicale, perché, sostanzialmente, ha
un testo di base nel quale seleziona la sua modalità di esecuzione; il terzo autore, che
si dimentica troppo spesso, è colui che ha costruito il software ipertestuale che
permette tutto questo. Il software è, per certi versi, il vero autore di ogni
ipertesto". |
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