12/04/99
Eccesso di informazione
|
|
|
Il moltiplicarsi delle forme e delle fonti di informazione e la velocità con cui ci
permettono di accedere a nuove notizie non sempre è qualcosa di esclusivamente positivo.
Certamente positiva è l'enorme potenzialità offerta da un numero maggiore di notizie a
disposizione; ma non è da sottovalutare la possibilità di rimanere sommersi da un mare
di informazioni che non si controllano più e che si rischia di non riuscire più a
gestire né a memorizzare. Di fronte a questo duplice aspetto della ricchezza di
informazioni che caratterizza l'epoca digitale si possono assumere posizioni diverse,
opposte, anche se tutte degne di nota, data la complessità di un tema che evidentemente
si pone come problematico. Tra le diverse voci sul tema, oggi vi proponiamo quelle di Umberto Eco, Mario Morcellini, Tomàs Maldonado e Derrick De Kerckhove.
Iniziamo da Umberto Eco. "Il guaio è come
selezionare l'informazione che ci interessa. Un esempio: se le regalano un miliardo di
dollari, a patto, che li conti uno per uno, uno al secondo, ci vogliono 31 anni e se poi
dorme anche, sono più di sessanta. Con i dollari, uno le dà l'assegno ed è fatta. Con
l'informazione no. Se mi arriva un miliardo di informazioni o le considero uno a uno,
oppure è come se non esistessero. Quindi, c'è un problema di educazione nel futuro,
anche a selezionare l'informazione. Quindi, non c'è più il grande fratello ma siamo noi
che possiamo perderci nella foresta".
Di
diverso, avviso, invece, il sociologo Mario
Morcellini. "Sì, questo rischio c'è, se si condivide un'idea che il senso è un
momento spirituale e profondo, avversativo, rispetto agli stimoli. E su questo le teorie
psicologiche, ma soprattutto le teorie a centralità educativa - io, essendo un professore
universitario mi ritengo uno specialista di formazione - sono tutt'altro che sicure.
Alcuni di noi hanno cominciato a scoprire il senso, cioè la profondità della cultura,
sulla base di uno spaventoso impacco di letture. Quindi la quantità, la straordinaria
ambiguità della quantità è quella di preparare la qualità, e cioè di indurci a
scegliere. Il senso potrebbe essere la finestra che si apre, dopo una lunga serie di
percorsi, che sono anche ispirati alla quantità, all'esplorazione, al telecomando. E
questa è la risposta, diciamo, di tipo profondo. Al tempo stesso tendo a vedere
l'alternativa, l'antagonismo, tra senso e stimoli culturali, eccedenza di stimoli
culturali, in modo molto cinico e sperimentale[...] Io tendo a vedere la nascita del senso
nel superamento dell'unilateralità e quindi nell'alba e nell'arrivo a una dimensione
comunicativa in cui parecchi stimoli si affollano e da questi stimoli nasce la
soggettività".
E anche Tomàs Maldonado
ritiene che il modo in cui l'informazione ci arriva, compresa la quantità, è
determinante per la sua vera assimilazione e comprensione.
"Io
credo che in linea di massima si può dire che la divulgazione o l'offerta, diciamo, di
informazione è sempre un dato positivo, non è possibile che noi consideriamo che avere
troppa informazione sia sempre, o possa essere, negativo. Ma un atteggiamento più
rigoroso richiama l'attenzione su un determinato fatto: una cosa è avere la possibilità
di accedere all'informazione; poi c'è il fatto che noi uomini siamo molto sensibili a
come ci viene presentata l'informazione. Cioè il problema dell'accesso non è un problema
lineare: ci viene offerta una grande quantità d'informazioni ma bisogna vedere prima di
tutto che tipo d'informazioni ci vengono offerte, e poi la frequenza, perché qualche
volta la quantità d'informazioni può stancare e può creare nei soggetti una situazione
di rigetto nei confronti dell'informazione". Eppure c'è anche chi non condivide la
preoccupazione che un eccesso d'informazione in qualche modo risulti 'paralizzante' e vede
nelle evoluzioni e novità della tecnologia stessa la soluzione al problema.
Per
esempio Derrick De Kerckhove
contesta l'idea che esista un problema di confusione derivato dall'eccesso di
informazione. "Non sono d'accordo, mi dispiace: è un problema che non esiste più da
tempo. [...] Perché dopo Yahoo!, dopo il primo motore di ricerca, c'era già una
speranza, la questione aveva trovato una risposta ancora prima di essere formulata con
Yahoo!, ma dopo Yahoo! ci sono nuove generazioni di sistemi di ricerca con un futuro
prodigioso, dei software, degli agenti intelligenti nella creazione e nella produzione. Ci
sono due tipi di software e tutti e due possono avere una funzione pedagogica: l'agente
intelligente, che serve da filtro dell'informazione - ce ne sono già dei buoni esempi - e
soprattutto il software, che si chiama in inglese group wear, cioè il software
connettivo, che serve ad accelerare lo scambio, la catalogazione e la maturazione delle
informazioni, mettendo in contatto parecchie persone grazie a un programma con il quale
tutti i calcolatori si possono connettere. E' un avvenire straordinario e sono sicuro che
in questo campo c'è una enorme quantità di cose da scoprire e da sperimentare, molte
più di quante ne abbiamo apprese attraverso il libro". |
Indice puntate
|