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Rai Educational
08/04/99

Copyright e tecnologie digitali

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Rispetto a quelle che potremmo definire opere dell’ingegno umano esiste una forma di protezione a garanzia dell’autore dell’opera nota come copyright, o diritto d’autore. Chi è autore, o ideatore, di un quadro, così come di un romanzo o di un film o di una sceneggiatura ha diritto ad essere costantemente riconosciuto come tale, come tale remunerato, e a vedere la sua opera riconosciuta come unica e inimitabile, sempre e ovunque.

Tutto questo è stato vero e incontestato dall’epoca della stampa fino ad oggi ed è stato fortemente apprezzato da chi vedeva garantiti i sui diritti di artista proprio grazie a questa norma.
Oggi, però, il dibattito sul diritto d’autore applicato ad opere immateriali, digitali, il cui solo supporto sono milioni di bit, sembra mettere in crisi la validità sostanziale del copyright. Perché?

"Il problema principale dei diritti d'autore, dei diritti di brevetto o di marca depositata è che nell'era digitale è possibile una replicabilità infinita quasi a costo zero – Philippe Queauha detto Philippe Queau direttore della ricerca all'Institut National de l'Audiovisuel. A differenza dell'economia del XIX secolo o dell'economia del XX, basata sulla materia, noi siamo nella pura immaterialità. Il problema dell'immateriale è che non costa niente riprodurlo, diffonderlo e per di più è assai difficile dare un carattere personale alle idee immateriali o alle immagini. Sempre più la multimedialità può essere realizzata con immagini, con suoni che vengono dai più diversi orizzonti. [...] Oggi si presentano due ordini di problemi. Primo: la rapida smaterializzazione del supporto dell'informazione. Secondo: l'incapacità di distinguere precisamente ciò che è nuovo, ciò che innova, da quello che c'è di originale in un'opera dello spirito. Questi due parametri di novità mi fanno pensare che c'è stata una completa rivoluzione e che il diritto d'autore oggi è inadeguato. [...] Secondo me è una soluzione insoddisfacente, perché la rivoluzione che noi stiamo vivendo è altrettanto importante dell'invenzione della stampa o dell'invenzione dell'alfabeto. Ne deriveranno dei quadri mentali completamente diversi e dovremo cambiare radicalmente il nostro rapporto con la nozione di originalità, con la nozione di protezione dei diritti d'autore".

Ma consideriamo anche il parere di un avvocato, Paolo Auteri, esperto di questioni legali legate a nuovi mezzi di comunicazione come Internet.

"[...] Attualmente chi naviga su Internet è abituato a comunicare liberamente, trasmettendo anche informazioni, anche oggetto di opere, protette dal diritto d'autore, è abituato a estrarre documenti, forse anche film, quindi anche opere audiovisive. E si è diffusa la convinzione che Internet sia un grande spazio di libertà. Ecco, indubbiamente esiste l'esigenza in una certa misura di preservare questo spazio di libertà, consentire la comunicazione fra amici, la comunicazione fra colleghi, di studiosi, ma certamente la possibilità della utilizzazione delle opere, deve trovare un punto, un limite nella esigenza di una tutela di chi ha creato queste opere e chi ha investito nella creazione, nella realizzazione e poi nella diffusione di queste opere".

Dunque, da una parte Internet rivendica un’assoluta libertà di circolazione di opere di ogni tipo, ma dall’altra gli autori rivendicano, invece, un loro riconoscimento e una tutela del loro diritto di ‘controllo’ in senso generale su ciò che hanno personalmente prodotto.
E in questo ‘controllo generale’ è compreso l’aspetto economico. In sostanza, infatti, il diritto d’autore fa in modo che l’artista guadagni dei soldi dalle sue opere e continui a guadagnarne ogni volta che queste vengono riproposte al pubblico. Ed è quindi scontato che sia di interesse centrale per l’artista stesso.
Carlo Ubertazzi, avvocato, spiega perché questo aspetto dellaCarlo Ubertazzi questione è così importante in una società come quella contemporanea.

"Io credo che bisogna vedere il problema come sempre in chiave possibilmente storica, di lungo periodo, se noi guardiamo in prospettiva storica quello che è avvenuto nella nostra società occidentale vediamo che c’è stata una lunga evoluzione che va dalla caccia, all’agricoltura, alla produzione industriale; dopo l’attività della produzione industriale, con la rivoluzione industriale, spazi importanti acquistano il commercio, prima, il terziario poi. Nella società di oggi cresce la dimensione, l’importanza economica del mondo del terziario, in modo particolare dei prodotti dell’intelligenza dell’uomo.

La società dell’informazione globale deve vivere specialmente di prodotti e risultati dell’intelligenza. Allora il problema è come incentiviamo sufficientemente i possibili creatori di prodotti dell’intelligenza in modo che questi sviluppino la propria creatività.[...] Nella ricostruzione dei rapporti tra interesse dell’autore a vedere remunerata la propria attività e l’interesse di chiunque ad accedere liberamente all’opera dell’ingegno di altri, alle opere di terzi, bisogna tenere conto di questa collocazione costituzionale del diritto d’autore e della necessità, credo io, del diritto d’autore in un sistema di economia di mercato per incentivare la creatività che è un punto centrale del nostro sistema economico e in particolare della società dell’informazione globale".




 

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