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Rai Educational
29/03/99 

La censura su Internet

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Collegandoci, via modem, ad Internet possiamo percorrere vie note e meno note alla ricerca delle informazioni più disparate. Possiamo arrivare a trovare proprio quello che cercavamo o imbatterci in qualcosa di nuovo e sconosciuto che ci distoglie dall'obiettivo iniziale. Insomma possiamo muoverci con estrema libertà. Ma questa libertà è proprio un bene per tutti? Poniamo il caso che chi si muove in Internet sia un bambino. Si potrebbe non considerare più così vantaggiosa questa estrema libertà di arrivare ovunque. In questo caso è una libertà che potrebbe risultare dannosa. Per arginarla c'è chi invoca un controllo a censura della Rete. Ma sarà mai possibile chiudere a chiave Internet? Come le praterie dell'America dei secoli scorsi, Internet è un territorio ogni volta nuovo, e, allora, può davvero funzionare una forma di controllo sulla Rete, da sempre caratterizzata per la sua estrema libertà?

Alberto AbbruzzeseCome sempre, nelle fasi iniziali, un nuovo territorio è stata l'esperienza dalla frontiera. Viene invaso da elementi anarchici, da elementi liberi, non ci sono norme, non ci sono regole. E' evidente che questo è un sistema che già mostra di doversi regolamentare, un nuovo territorio che deve trovare dei suoi dispositivi di controllo. Io credo che il problema, però, della censura vada visto non pensando ai rischi che le reti costituiscono per il futuro; ma il problema della censura va affrontato per come la censura ha funzionato già nel sistema che abbiamo vissuto e cioè: siamo proprio sicuri che le norme, le leggi, i meccanismi censori, diciamo esterni, e quelli interiorizzati, abbiano usato una cultura adeguata, diciamo, alla società? Cioè le norme debbono nascere, quindi i criteri, come dire il senso del controllo, deve nascere da una esatta valutazione di quello che è lo spirito del tempo, che è il sentire comune, che sono le contraddizioni, i conflitti. Io credo che questo non ci sia. Cioè anche in questa drammatica situazione, in cui emergono degli strappi, delle lacerazioni sociali, che ti invitano in qualche modo a ricorrere a delle norme rigide, forti, di controllo, secondo me queste norme vengono un po' ciecamente richiamate, senza riflettere davvero sulla natura dei fenomeni.

Certo, ma a volte questi fenomeni di cui parla il professor Abruzzese non sono da poco. Cosa fare, allora, di fronte all'allarme di chi vede in Internet il mezzo di nuova diffusione, per esempio, della piaga della pedofilia e a quello si appella per censurare la Rete?

Stefano Rodotà“La pedofilia non è sicuramente una questione da prendere sotto gamba - secondo Rodotà - ma è diventata l'occasione o il pretesto per far nascere forme di censura e di controllo di comportamenti individuali, che non è detto che siano necessariamente pericolosi. E quindi certamente questa può essere una strada per restringere la libertà su Internet, tant’è che la Corte Suprema degli Stati Uniti, due anni fa, di fronte a una norma che, per impedire l'accesso a materiale pornografico da parte dei minori limitava molto i diritti dei cosiddetti ‘navigatori’ su Internet, ha detto: "Questa norma è costituzionalmente illegittima, perché limita la libertà di espressione".

Giovanna MelandriVediamo adesso il parere del Ministro della cultura e dello sport Giovanna Melandri: “A me ha molto colpito che la Corte Suprema degli Stati Uniti d'America abbia considerato non compatibile, diciamo, con il primo emendamento, il Decency Act quella legge che appunto negli Stati Uniti era stata introdotta per porre dei limiti ed un controllo anche, una censura a Internet. E credo che sia stata una scelta saggia, questa della Corte Suprema, la condivido nel suo spirito, penso che la Rete è di per sé un luogo anarchico, vorrei dire, cioè in cui la funzione di controllo non può essere svolta dallo stato, da uno stato censore. Ci sono meccanismi di auto-regolamentazione della rete, che possono essere esplorati anche positivamente, però sempre affidandoli a operatori, al mercato, ai soggetti che la utilizzano, mai immaginando di calare dall'alto procedure e prescrizioni e vincoli e controlli. Questa sentenza della Corte Suprema americana è una sentenza storica, esemplare, che credo farà riflettere molto e riconferma quel carattere libero e non censurabile della rete, che credo sia anche uno dei suoi aspetti più importanti”.

Un carattere non censurabile, quindi quello della rete, ma sicuramente aperto a forme di auto-regolamentazione, di auto controllo e di norme dettate da chi lavora in rete e per la rete, piuttosto che un intervento rigido e forte da parte di uno stato censore. Ed è così che la pensa anche Nicholas Negroponte. Sentiamolo.

Nicholas Negroponte“Non si deve dimenticare che l’assenza di un controllo centrale non vuole dire caos e anarchia. Molti sono convinti che l’unica forma di ordine derivi da un ente centrale. Ma non è così. Un esempio che usiamo spesso al Medialab è quello delle anatre. Quando le anatre volano verso sud, formano quella bella “V”, e la prima anatra non è il capo dello stormo. Io non sono cacciatore, ma se si spara all’anatra frontale, essa viene sostituita da un’altra anatra, anatra che non è così avanzata da vice presidente dello stormo a presidente, in quanto le anatre si comportano autonomamente, e insieme creano l’ordine. Internet funziona proprio allo stesso modo. Non c’è nessun anatra presidente o vice presidente. La politica quindi è abbastanza irrilevante, perché la politica appartiene sempre a uno stato nazione, e a questo livello non c’è spazio. Essa non svolge un ruolo serio. Può, ad esempio, rallentare il bit, o accelerarlo, ma il governo, fondamentalmente, non ha altro ruolo se non quello di togliersi di mezzo”.




 

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