29/03/99
La censura su Internet
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Collegandoci, via modem, ad Internet possiamo percorrere vie note e meno note alla
ricerca delle informazioni più disparate. Possiamo arrivare a trovare proprio quello che
cercavamo o imbatterci in qualcosa di nuovo e sconosciuto che ci distoglie dall'obiettivo
iniziale. Insomma possiamo muoverci con estrema libertà. Ma questa libertà è proprio un
bene per tutti? Poniamo il caso che chi si muove in Internet sia un bambino. Si potrebbe
non considerare più così vantaggiosa questa estrema libertà di arrivare ovunque. In
questo caso è una libertà che potrebbe risultare dannosa. Per arginarla c'è chi invoca
un controllo a censura della Rete. Ma sarà mai possibile chiudere a chiave Internet? Come
le praterie dell'America dei secoli scorsi, Internet è un territorio ogni volta nuovo, e,
allora, può davvero funzionare una forma di controllo sulla Rete, da sempre
caratterizzata per la sua estrema libertà?
Come sempre, nelle fasi iniziali, un
nuovo territorio è stata l'esperienza dalla frontiera. Viene invaso da elementi
anarchici, da elementi liberi, non ci sono norme, non ci sono regole. E' evidente che
questo è un sistema che già mostra di doversi regolamentare, un nuovo territorio che
deve trovare dei suoi dispositivi di controllo. Io credo che il problema, però, della
censura vada visto non pensando ai rischi che le reti costituiscono per il futuro; ma il
problema della censura va affrontato per come la censura ha funzionato già nel sistema
che abbiamo vissuto e cioè: siamo proprio sicuri che le norme, le leggi, i meccanismi
censori, diciamo esterni, e quelli interiorizzati, abbiano usato una cultura adeguata,
diciamo, alla società? Cioè le norme debbono nascere, quindi i criteri, come dire il
senso del controllo, deve nascere da una esatta valutazione di quello che è lo spirito
del tempo, che è il sentire comune, che sono le contraddizioni, i conflitti. Io credo che
questo non ci sia. Cioè anche in questa drammatica situazione, in cui emergono degli
strappi, delle lacerazioni sociali, che ti invitano in qualche modo a ricorrere a delle
norme rigide, forti, di controllo, secondo me queste norme vengono un po' ciecamente
richiamate, senza riflettere davvero sulla natura dei fenomeni.
Certo, ma a volte questi fenomeni di cui parla il professor Abruzzese non sono da poco. Cosa
fare, allora, di fronte all'allarme di chi vede in Internet il mezzo di nuova diffusione,
per esempio, della piaga della pedofilia e a quello si appella per censurare la Rete?
La pedofilia non è sicuramente
una questione da prendere sotto gamba - secondo Rodotà - ma è diventata l'occasione o
il pretesto per far nascere forme di censura e di controllo di comportamenti individuali,
che non è detto che siano necessariamente pericolosi. E quindi certamente questa può
essere una strada per restringere la libertà su Internet, tantè che la Corte
Suprema degli Stati Uniti, due anni fa, di fronte a una norma che, per impedire l'accesso
a materiale pornografico da parte dei minori limitava molto i diritti dei cosiddetti
navigatori su Internet, ha detto: "Questa norma è costituzionalmente
illegittima, perché limita la libertà di espressione".
Vediamo adesso il parere del Ministro
della cultura e dello sport Giovanna
Melandri: A me ha molto colpito che la Corte Suprema degli Stati Uniti d'America
abbia considerato non compatibile, diciamo, con il primo emendamento, il Decency Act
quella legge che appunto negli Stati Uniti era stata introdotta per porre dei limiti ed un
controllo anche, una censura a Internet. E credo che sia stata una scelta saggia, questa
della Corte Suprema, la condivido nel suo spirito, penso che la Rete è di per sé un
luogo anarchico, vorrei dire, cioè in cui la funzione di controllo non può essere svolta
dallo stato, da uno stato censore. Ci sono meccanismi di auto-regolamentazione della rete,
che possono essere esplorati anche positivamente, però sempre affidandoli a operatori, al
mercato, ai soggetti che la utilizzano, mai immaginando di calare dall'alto procedure e
prescrizioni e vincoli e controlli. Questa sentenza della Corte Suprema americana è una
sentenza storica, esemplare, che credo farà riflettere molto e riconferma quel carattere
libero e non censurabile della rete, che credo sia anche uno dei suoi aspetti più
importanti.
Un carattere non censurabile, quindi quello della rete, ma sicuramente aperto a forme
di auto-regolamentazione, di auto controllo e di norme dettate da chi lavora in rete e per
la rete, piuttosto che un intervento rigido e forte da parte di uno stato censore. Ed è
così che la pensa anche Nicholas
Negroponte. Sentiamolo.
Non si deve dimenticare che
lassenza di un controllo centrale non vuole dire caos e anarchia. Molti sono
convinti che lunica forma di ordine derivi da un ente centrale. Ma non è così. Un
esempio che usiamo spesso al Medialab è quello delle anatre. Quando le anatre volano
verso sud, formano quella bella V, e la prima anatra non è il capo dello
stormo. Io non sono cacciatore, ma se si spara allanatra frontale, essa viene
sostituita da unaltra anatra, anatra che non è così avanzata da vice presidente
dello stormo a presidente, in quanto le anatre si comportano autonomamente, e insieme
creano lordine. Internet funziona proprio allo stesso modo. Non cè nessun
anatra presidente o vice presidente. La politica quindi è abbastanza irrilevante, perché
la politica appartiene sempre a uno stato nazione, e a questo livello non cè
spazio. Essa non svolge un ruolo serio. Può, ad esempio, rallentare il bit, o
accelerarlo, ma il governo, fondamentalmente, non ha altro ruolo se non quello di
togliersi di mezzo. |
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