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Rai Educational
15/03/99 

Alfabetizzazione elettronica

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Il computer è un oggetto con il quale molti di noi hanno quotidianamente a che fare. C’è chi lo usa per scrivere. Chi per catalogare. Altri per gestire i conti. Altri ancora per disegnare, progettare o anche impaginare un giornale. Tanti usi diversi per un unico oggetto. Tutti sanno usarlo per alcune caratteristiche, ma pochi ne conoscono a fondo il funzionamento. E’ allora importante realizzare un’alfabetizzazione informatica che permetta non solo di usare il computer così come viene fatto quotidianamente, ma anche di conoscerne a fondo il funzionamento. Cominciamo leggendo cosa pensa a proposito di alfabetizzazione elettronica il filosofo del linguaggio Tullio De Mauro:

Tullio De Mauro"A vari livelli è sensato parlare di alfabetizzazione elettronica. Intanto a livello più elementare, quello di sapere adoperare la tastiera di un computer e aggirarsi con qualche tranquillità dinanzi ai comandi da dare per scrivere un testo, produrre un grafico, richiamare qualche altro testo, correggere, insomma "smanettare", come dicono, da qualche parte, in gergo. Questo richiede uno sforzo di alfabetizzazione, che è poi quello, più o meno, che richiedeva anche una macchina da scrivere, un po' più complesso, ma di poco. C'è un grado ulteriore di alfabetizzazione elettronica, che è quello di capire i programmi. Non dico di saperli costruire, ma certamente di capire come sono fatti. E questo è invece uno sforzo molto più impegnativo, al quale non siamo tutti abituati. E qui certamente si viene formando un’“élite”. Ma questo accade anche con la produzione scritta. Molti, purtroppo non tutti, nel nostro paese sanno leggere, moltissimi, però scrivere, scrivere per stampare, per esempio, è qualcosa che fa solo un’“élite” ristretta".

Umberto EcoE sempre ad un’élite ristretta pensa anche Umberto Eco quando, a proposito del controllo dei mezzi di comunicazione elettronica, parla di “nomenclatura di massa”. Un termine curioso, che unisce due concetti apparentemente distanti: da una parte la “nomenclatura”, il termine con cui si designava il ristretto numero degli appartenenti alla classe al potere nei regimi dell’Est. E dall’altra la massa. Ma sentiamo da lui cosa intende con questo termine.
"Intendevo dire che tutti questi nuovi mezzi sono ancora riservati ad una élite: in Italia c'è un computer collegato ad Internet ogni milleottocento persone. Ma anche in America, dove ce n'è uno collegato in Rete, per settantasei persone che posseggono un computer, vuol dire che ce n'è uno ogni milleseicento americani. In effetti abbiamo a che fare con ciò che io chiamo una "nomenclatura" nel senso sovietico del termine, ovvero ad una classe privilegiata che sa dominare questi mezzi e ha dunque sapere, informazione, eccetera; quindi, con una classe mediamente alfabetizzata, che li domina solo in modo passivo, come l'impiegato delle compagnie aeree che usa il computer per avere i voli; e infine, con un enorme proletariato, che ne rimane escluso, che ha solo la televisione. Allora, il problema democratico è di riuscire ad arrivare ad una nomenclatura di massa. Che poi è stato lo stesso problema che si è dovuto affrontare con l'alfabeto e con il libro, prima riservati a pochi sacerdoti e poi, dall'invenzione della stampa, alla portata di tutti".




 

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