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Handicap- Servizio del 24/02/99 

Didattica e handicap

di Stefania Navacchia

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Handicap e scuola, risorse in Rete
di Giampiero Moncada


Uno dei luoghi deputati all’integrazione dei disabili nella società è sicuramente la scuola: da molti anni si hanno notizie di persone in situazione di handicap inserite in classi di ogni ordine e grado grazie anche all’ausilio delle nuove tecnologie. Ma in concreto, cosa caratterizza queste esperienze e come si modifica il modo di fare scuola con queste persone?

La storia di questa integrazione si può far iniziare nel 1977 con la legge 517. Ma ancora più importante per il nostro discorso è la legge 104 del 1992, con la quale per le persone handicappate si prevede "la dotazione alle scuole ed alle università di attrezzature tecniche e di sussidi didattici nonché di ogni altra forma di ausilio tecnologico". Sappiamo tuttavia che da un intervento legislativo alla sua realizzazione nella pratica quotidiana c’è molta strada da percorrere.Navigazione

 

IndisMa vediamo qualche esperienza concreta per comprendere se ed in che modo le tecnologie stanno cambiando il modo di far scuola con i disabili. Dal 1993 nelle scuole di San Giovanni in Persiceto e Crevalcore si sta realizzando il progetto Indis che così ci viene descritta dal suo coordinatore Walter Casamenti: "Indis significa informatica e disagio ed è un’associazione nata con la finalità di favorire l’accesso nelle scuole dei bambini con disagio o bambini con difficoltà di apprendimento.
L’associazione ha il compito di mettere gli insegnanti di sostegno in condizione di confrontarsi fra loro sulle varie metodologie didattiche da adottare con i bambini handicappati. Indis si pone come centro di documentazione sull’argomento scuola e disagio ed anche come centro di produzione di software pensati appositamente per bambini con tali difficoltà".

La didattica con le persone disabili non è necessariamente "speciale" almeno non nel senso di "differenziata": soprattutto con l’ausilio delle nuove tecnologie, l’handicappato può seguire la programmazione di classe. Il termine "speciale" si può invece usare come sinonimo di "sperimentale" per la grossa spinta innovatrice che sia l’handicap che il computer portano nella scuola, come ci mostra una prima esperienza, nella scuola elementare di Crevalcore.

comfylandIl computer è ormai inserito a pieno titolo nella didattica della classe, piace ai bambini ed offre numerosi spunti didattici sia per i cosiddetti normodotati che i bambini con qualche difficoltà di apprendimento. Nella quinta della scuola elementare di Crevalcore ad esempio l’integrazione di una bambina psicotica avviene con un programma "comfyland" un software edito dalla Giunti sui cui personaggi è stato costruito un tipo di programmazione molto flessibile nella quale i vari contenuti disciplinari entrano a far parte di una storia di tipo fiabesco. Così l’handicap anche attraverso le nuove tecnologie può essere occasione di importanti riflessioni e innovazioni sul versante pedagogico.
di Cristina Bigongiali

Le nuove tecnologie stanno modificando la professionalità del docente che viene in qualche modo liberato da compiti di natura più ripetitiva ed ha quindi a disposizione più tempo per il rapporto con il disabile, per comprendere i suoi bisogni, i suoi processi, i suoi punti di forza e di debolezza, e organizzare al meglio l’intervento educativo.

Proprio di questo cambiamento del ruolo formativo dell’insegnante abbiamo parlato con Marina Maselli di Context, una società che elabora software per la didattica: "Il ruolo dell'insegnante, possiamo dire complessivamente, che viene a ridefinirsi ed anche ad ampliarsi. Soprattutto vengono chieste all'insegnante funzioni di mediazione su 3 livelli:
1. come semplice propositore del prodotto, nel caso in cui il ragazzo si muove con una certa autonomia nell'ambito del materiale.
2. come ruolo di filtro, nei casi in cui viene chiesto al docente un intervento maggiore legato alla possibilità di individuare le parti più pertinenti al percorso formativo.
3. come guida, nei casi in cui una difficoltà rende più necessaria una presenza costante e continuativa del formatore".

Ancora più importante ci appare un altro cambiamento: la relazione a due, insegnante-alunno, diventa una relazione a tre, insegnante-alunno-computer, poiché l’elaboratore diviene un oggetto capace di interagire sia con l’adulto sia con il bambino, assumendo così il ruolo di mediatore dell’attività didattica. Per comprendere questo concetto si può così iniziare da un altro luogo comune secondo il quale il computer stimola la motivazione del ragazzo: ambienti multimediali piacevoli favoriscono l’attenzione e l’apprendimento soprattutto di chi ha un deficit cognitivo. La presenza di più codici, inoltre, favorisce l’apprendimento di qualsiasi persona, come ci spiega Giovanna di Pasquale, sempre di Context.

"Tutti noi siamo favoriti dall'informazione data su quei linguaggi. Questo perché ognuno di noi ha uno stile di apprendimento proprio e, dunque, ha tutto sommato, una lingua informativa che predilige; per alcuni può essere il 'visivo', per altri il 'verbale', per altri ancora l'approccio generale, per un altro ancora sarà l'approccio sintetico all'informazione.
Tutto questo viene amplificato dalla presenza di un deficit o di una difficoltà e quindi, la stessa facilitazione, che ognuno di noi può avere, verrà poi ritrovata nelle stesse situazioni in cui sono coinvolti ragazzi o bambini con un deficit o con difficoltà di apprendimento specifiche".
Il computer, attraverso la possibilità di usare una molteplicità di linguaggi, modifica la qualità della relazione tra insegnante e alunno handicappato, permettendo ad entrambi di avere un maggior controllo sull’apprendimento. Ma portare il discorso in termini di relazioni, significa spostarlo dal piano delle singole persone o dei singoli oggetti a quello dei contesti.

La scuola di San Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna,Indis animata da una forte spinta alla sperimentazione nell’attività didattica, dà molta importanza all’integrazione fra disabili e normodotati nella classe. Le lezioni vengono integrate con strumenti multimediali interattivi ed alcune ore della settimana vengono trascorse nel laboratorio di informatica dove tutte le classi a turno vengono a fare attività e dove in particolare i bambini handicappati e con forme di disagio dovuto ad una cattiva scolarizzazione o ad una scarsa conoscenza della lingua, passano più tempo al computer utilizzando programmi ideati appositamente per facilitare sia la comunicazione che l’apprendimento della lettura e della scrittura. L’obiettivo è che l’utilizzo delle nuove tecnologie non venga considerato fine a se stesso ma vada inserito in un progetto educativo e in una programmazione didattica più ampia, che miri in particolare a favorire l’integrazione nella classe di tutti i bambini sia disabili che con forme di disagio.
di Cristina Bigongiali

Per concludere un’ulteriore riflessione può essere fatta relativamente all’inserimento dell’utilizzo scolastico di ausili informatici all’interno del contesto più ampio della vita del disabile. Ci deve sempre essere un progetto che riguardi l'uso del computer da parte di una persona handicappata: si deve innanzitutto avere chiaro il motivo per il quale si usa un elaboratore con quella persona. è necessario che alla base di tutto questo vi sia un'idea di cosa gli insegnanti, gli educatori e lo stesso soggetto disabile vogliono ottenere da uno strumento informatizzato. Si tratta di un progetto di ampio respiro che non riguarda solo la scuola, ma che deve essere pensato insieme alla famiglia ed a altri soggetti istituzionali: partendo dall'individuazione delle esigenze della persona con deficit, esso deve tracciare le linee principali di un percorso all’interno del quale devono rientrare anche programmazione didattica ed attività scolastica.

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