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Telelavoro, Differenza sessuale nei media - Servizio del 14/01/99 

Telelavorare

di Cristina Lasagni

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Telelavoro
di Bifo


Oggi parliamo di telelavoro, di quella forma di lavoro a distanza, spesso svolto direttamente da casa propria utilizzando la posta elettronica come mezzo di comunicazione. Di telelavoro abbiamo parlato spesso e oggi vogliamo tentare di fare un punto su quello che sta diventando questo fenomeno nella società contemporanea. Ci soffermeremo su quelle che possono essere le opportunità che si presentano ad una donna o ad un uomo che decidono di telelavorare, non tralasciando, però, i rischi eventuali. Lo faremo osservando da vicino alcune situazioni precise. Quella, per esempio, di una dipendente dell’Italtel che dal 1995 lavora da casa sua, appunto per mezzo del telelavoro. O quella dell’offerta di telelavoro in Rete. Prima però vediamo qualche dato, per avere un'idea della dimensione del fenomeno telelavoro oggi, in Europa e in Italia.


European Telework DevelopmentCominciamo dall’Europa: i telelavoratori erano un milione nel 1994 e due milioni nel 1997 Dunuqe sono praticamente raddoppiati in tre anni. In Italia negli stessi tre anni sono più che raddoppiati, passando dai 97.000 del 1994 a 248.000 nel 1997. Dai risultati di una ricerca dell’Università di Roma su cinquecento aziende del Lazio si capisce che più del 64% degli imprenditori non ha mai sentito parlare di telelavoro e il 28,8% ne ha una vaga conoscenza. Solo il 2,4% lo usa, e una percentuale quasi identica, il 2,2% vorrebbe usarlo in futuro. Ma a parte questi dati possiamo affermare anche che alcune aziende hanno precorso i tempi, ed hanno iniziato già da qualche anno sperimentazioni di telelavoro. Si tratta, per fare un esempio, della Telecom, che ha contrattualizzato duecento operatori che rispondono al "12" in telelavoro, da casa loro.


Abbiamo già detto che per telelavoro comunemente si intende “lavoro da casa”. E su questo vogliamo aprire una breve parentesi. Infatti, lavorare da casa propria non è una novità. Il lavoro a domicilio esistite da sempre ma è stato spesso appannaggio delle donne, che lavoravano e contemporanenamente accudivano casa e figli. In Italia, poi, secondo una recente ricerca Telecom sull’uso del tempo, ogni giorno circa tre ore sono occupate in lavori domestici; ma solo il 17,7% degli uomini dedica tempo a questa attività, contro l’84,8% delle donne. E quindi il lavoro in casa resta ancora prerogativa femminile. Dunque oltre al doppio lavoro, alcuni dei rischi a cui si esponevano le donne che lavoravano a domicilio erano e restano ancora: l’isolamento, la difficoltà di tutela sindacale, lo scarso riconoscimento sociale. Oggi, però, sia uomini che donne telelavorano da casa e questi rischi, un tempo specificatamente femminili, riguardano indistintamente uomini e donne.

ItaltelQuindi, paradossalmente, le nuove tecnologie favoriscono, per le donne, un percorso inverso a quello compiuto storicamente. Per le donne uscire di casa ed entrare nel mondo del lavoro con più visibilità e più riconoscimento, è stato un obiettivo. Ma cosa succede allora, oggi, quando una donna compie il percorso inverso, e dall’ufficio torna a lavorare a casa? Quali opportunità e quali rischi ci sono? Siamo andati a casa di Paola Vaccari, una dipendente dell’Italtel che dal 1995 lavora da casa propria, con la modalità appunto del telelavoro

Paola Vaccari è assunta dall'88 all'Italtel, dove si occupa di ricerca avanzata, ma dal ’95 lavora da casa. Può giostrarsi le ore lavorative quando meglio crede, ed ha solo due ore di reperibilità al giorno, per dare modo al suo capo di rintracciarla sicuramente, ma cerca comunque di non lavorare in modo troppo disgiunto dai suoi colleghi. Computer, stampante e connessione ISDN con Italtel le permettono di lavorare come se fosse in ufficio, dove però si reca almeno una volta a settimana per non perdere il contatto con l'azienda e i colleghi. Stando a Novara risparmia quelle due ore di tempo di spostamento quotidiano che altrimenti avrebbe perso dovendo recarsi a Milano, dove ha sede l'azienda. Si è data degli orari e cerca di non sobbarcarsi anche l'impegno dei lavori domestici anche se inevitabilmente qualche commissione in più le tocca, ma soprattutto ha il piacere di passare più tempo con la sua bambina di otto mesi. La sua esperienza e' quindi positiva anche perchè ama il suo lavoro ed e determinata nello svolgerlo. Il rischio sarebbe altrimenti di deconcentrarsi stando lontano dall'ambiente di lavoro, e forse di perdere motivazione.
di Cristina Bigongiali

E’ quindi ovvio che il telelavoro, oltre ad alcuni rischi, offre davvero grandi opportunità, che implicano il ripensamento delle dimensioni del lavoro e della vita. La separazione tra lavoro e vita privata diventa meno netta e la qualità della vita in alcuni casi può dunque aumentare. Per esempio, il telelavoro può entrare in campo in momenti particolari della vita di una donna e di una coppia quando nasce un figlio. Di questo particolare aspetto ci parla Milena Giardini, che si occupa proprio di formazione sul telelavoro:

“Gli Istituti sono più o meno flessibili sia quello della maternità, che quello dei congedi parentali - ha detto Milena Giardini. Anche se c'e' una minore flessibilita' proprio nell'Istituto della maternita', per tutelare la donna durante la gravidanza. Tuttavia all'interno di questo periodo, puo' essere trovato uno spazio, che tuteli comunque la donna e le consenta di lavorare, fermo restando un vincolo giuridico a non lavorare i due mesi prima del parto ed i tre mesi dopo il parto. Se la donna non puo' lavorare sempre durante tutto il periodo della gravidanza, e' comunque costretta dall'Istituto a rimanere a casa per tutto il periodo e questo danneggia non solo l'imprenditore, e quindi il mondo del lavoro, ma lo stato psico fisico della donna e, di conseguenza, la salute del suo bambino. Quindi ci sono dei casi in cui e' possibile evitare la sospensione del rapporto lavorativo, ed in questo periodo passare da una modalita' ordinaria di lavoro ad una modalita' particolare di telelavoro.”

Per finire, vorrei ricordare un’esperienza che ci racconta di un altro modo in cui il telelavoro può aumentare la qualità della vita. In Inghilterra, in un carcere femminile si è effettuato un esperimento molto interessante che fa riflettere sul cosa può significare annullare le distanze Dieci detenute, dopo un corso di formazione,hanno cominciato a telelavorare per conto di un dipartimento del governo inglese, occupandosi di mailing list e database. L'iniziativa appare particolarmente positiva se si considera che i 2/3 delle detenute non ha mai avuto in precedenza esperienze lavorative, e che un'inchiesta all'interno del carcere ha rivelato che proprio le detenute considerano la mancanza di lavoro la causa principale di una ricaduta in attività illegali una volta libere.

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