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Differenze sessuali - Servizio del 04/12/98 

Tecnologie corpo e Rete 

di Cristina Lasagni

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Individuo tecnologico
di Bifo


Oggi parleremo di una forma d’arte spesso provocatoria, paradossale o inquietante che nasce dall’incontro del corpo umano con le tecnologie. Molte sono ormai le occasioni della vita di tutti i giorni in cui possiamo soffermarci a riflettere su come e quanto la tecnologia stia modificando il nostro corpo, trasformando molte delle azioni che più comunemente eseguiamo. Dal telecomando, al telefono cellulare, ai computer portatili, gli oggetti che usiamo quotidianamente assomigliano sempre più a delle estensioni, dei prolungamenti che portiamo sempre con noi, del corpo biologico, quello fatto di carne ed ossa.

Tutto questo non è certo nuovo. Il telefono cellulare o il telecomando amplificano le nostre capacità di comunicazione a distanza così come una carrozza o un’automobile o una moto da tempo amplificano le nostre possibilità di movimento e spostamento. E non è un caso che il motociclista venisse chiamato ‘centauro’, il mostro mitologico con corpo per metà di uomo e per metà di ‘cavallo’ ! Cosa c’è di nuovo, allora, oggi ? Di nuovo c’è che i due elementi naturale e artificiale, che un tempo si ‘accompagnavano’, oggi arrivano ad integrarsi, contaminandosi.

Ovvero parliamo di come corpo e tecnologia si stanno integrando e di come ciò che è naturale si sta "mescolando" a ciò che è artificiale. Il nostro corpo ha imparato ad accettare trapianti di organi artificiali, l’impianto di protesi meccaniche, e oggi assistiamo tutti alle inquietanti sperimentazioni di manipolazione genetica che arrivano addirittura a modificare la natura e le sue regole. I confini tra naturale e artificiale stanno diventando sempre menoAmerica Body Art Association precisi e sempre più sottili.

Questa affascinante mutazione in corso, che travolge il nostro corpo, è oggi al centro dell’immaginazione e della ricerca di alcuni artisti che proprio sul loro corpo sperimentano situazioni estreme di commistione e di ibridazione corpo/tecnologia. Il corpo da una parte, come strumento d’espressione artistica a cui la body art ricorre dagli anni sessanta, e dall’altra la tecnologia in forme molteplici.

Francesca Alfano Miglietti, teorica delle mutazioni, direttrice della rivista Virus e La rivista Virusattenta osservatrice dei fenomeni più interessanti di contaminazione di linguaggi diversi, ci guiderà verso la comprensione del significato delle performance di questi artisti. E con lei parliamo della produzione di uno dei più interessanti esponenti di questa avanguardia di fine secolo, di cui abbiamo già parlato in diverse occasioni qui a MediaMente, l’artista greco Stelarc: "Stelarc è un artista di origine greca che negli ultimi anni ha lavorato prevalentemente in Australia. Stelarc ha elaborato una serie di tecnologie altamente sofisticate per modificare il suo corpo. C’è una frase standard che muove Stelarc; egli sostiene che il corpo è obsoleto; che la rapidità con la quale il mondo intorno a noi si è modificato è tale che il corpo non ha avuto il tempo di adeguarsi. StelarcA questo punto noi abbiamo bisogno di un nuovo corpo. Stelarc parla di una pelle artificiale, di una serie di modificazioni sensoriali per cui lui ha inventato per esempio lo ‘sguardo laser’. Ha lavorato per molti anni in Giappone in un istituto di bioingegneria di robotica ed ha costruito un terzo braccio elettronico. Il terzo braccio di Stelarc si muove autonomamente; rappresenta un sistema di amplificazione sensoriale e corporeo che porta ad una forma umana che ha bisogno ormai di una serie di supporti di amplificazione e di protesi. Stelarc sta lavorando anche ad un terzo orecchio; il concetto di percepire, muoversi, sentire all’interno dello spazio è centrale nelle tematiche di Stelarc. Un’altra Il terzo braccio elettronicodelle operazioni molto importanti che ci fanno capire quanto i sistemi di comunicazione entrino nel corpo e vi si incarnino è quella che riguarda la creazione di un’interfaccia del suo corpo che poi Stelarc ha inserito in Rete. Attivando a questo sito Internet, lui riceve una serie di stimolazioni sensoriali che muovono il suo corpo con delle scariche di tipo elettrico che costituiscono durante le sue performances una sorta di balletto durante il quale lui riceve e raccoglie fortemente diverse tensioni da più parti del mondo, che lo muovono e lo guidano."
Le performance di Stelarc esprimono attraverso un coinvolgimento estremo del corpo, proprio quella duplice reazione che caratterizza la scoperta delle opportunità offerte da tecnologie sempre più sofisticate: una sensazione di onnipotenza da una parte, come quella legata alla presenza di un terzo braccio, e, dall’altra, quella della paura di poter divenire schiavi della tecnologia, espressa proprio abbandonando il proprio corpo al controllo di qualcun altro, tramite Internet. E altrettanto cariche di significati sono anche le performance di un altro artista, questa volta spagnolo, Marcelì Antunez Roca che ama, anch’egli, realizzare la sua arte sul suo corpo  Marcelì Antunez Rocacome ci racconta Francesca Alfano Miglietti:
"Un altro artista che lavora ancora una volta su queste tecnologie visibili è un artista spagnolo che si chiama MarceLi Antunez Roca . È uno dei fondatori de La fura des baus , il famoso gruppo di teatro di rianimazione (così come loro sostengono) catalano. Antunez Roca si è isolato dal gruppo, lavora autonomamente ed ha costituito quella che è la più famosa performance finora da lui eseguita che si chiama Epizoo. Anche lui ha creato un’interfaccia del suo corpo; l’ha inserita in un computer ed ha collegato il computer con dei sensori al suo corpo semplicemente attraverso una pompa idraulica.
EpizooLa differenza che c’è tra Antunez Roca e Stelarc è che le tecnologie di Stelarc sono altamente sofisticate; lui lavora addirittura con macchine della realtà virtuale; mentre il corpo e le tecnologie di Antunez Roca sono estremamente più povere. L’orizzonte culturale di Marceli Antunez Roca è un orizzonte spagnolo, in cui il corpo esposto, il corpo messo in piazza, la carne sono molto importanti.
La carne è al centro del lavoro dell’artista tanto è vero che lui ha costruito una scultura straordinariamente affascinante: un uomo di carne tutto costruito con della carne di maiale, tutto cucito a mano(un po ‘come Frankestein), ma dentro questo corpo cosi’ mostruoso, così grezzo c’è una tecnologia molto sofisticata, una serie di sensori che si attivano con il suono della voce. E’ molto affascinante in Antunez Roca questa duplicità tra questo corpo mostruoso che incarna l’idea di costruirne un altro che non sia umano, ma un prodotto tecnologico e questa risoluzione che è altamente sofisticata, nascosta.
"

Sono molti, quindi, gli artisti e le artiste che lavorano sul tema della trasformazione del corpo nel secolo del ‘digitale’. E partendo da quello che abbiamo detto e visto fin qui, passiamo ora all’ultimo punto su cui vale la pena soffermarci.

Se infatti finora abbiamo parlato di ‘corpo’ è necessario ora Solar Anusspecificare se si tratta di un corpo ‘maschile’ o ‘femminile’. Lo specifico sessuale è infatti l’ultima frontiera di questa differenziazione. Le soluzioni sono diverse. Da una parte c’è commistione, dall’altra viene ribadita una differenziazione. Del primo caso fanno parte alcuni artisti come Ron Athèy, di cui vedete le immagini in esclusiva di "Solar anus", una performance realizzata in prima mondiale a Milano. Athey lavora sul proprio corpo femminilizzandolo. Sia con interventi esterni (trucco, vestiti) che con operazioni di piercing.

Accanto alla commistione di genere, sottolineano una differenziazione che ribadisca lo specifico femminile una serie di artiste donne che, motivando il ricorso al corpo nell’arte nello stesso modo di artisti come Stelarc o Antunez Roca, aggiungono alla loro comunicazioneNavigazione un’importante connotazione. Attraverso performance che a volte implicano l’uso di strumenti tecnologici e altre volte ne fanno a meno, queste artiste esprimono il senso che le trasformazioni del corpo di fine secolo assumono se si parla di corpo femminile, ovvero di un corpo culturalmente da sempre inteso come diverso da quello maschile e suscettibile di diverse costrizioni. Francesca Alfano Miglietti ci parla di alcune rappresentanti di questa arte al femminile:
Louise Bourgeoi"Un’artista che mi viene immediatamente in mente è un’artista molto anziana che si chiama Louise Bourgeois, che un po’ è la madre di una serie di operazioni del contemporaneo. Louise Bourgeois ha lavorato da sempre nei luoghi dell’infanzia, al rapporto madre-figlia che è un rapporto estremamente malato ed ha lavorato soprattutto con i suoi liquidi corporali: il sangue ,le lacrime ,tutta una serie di appendici che hanno fatto del femminile una categoria piu’ che un genere, un’identità sessuale. Un’ altra artista che lavora su questo tipo di identità transitoria di genere è una artista molto giovane delle Bahamas, che si chiama Janine Antoni. Molto nota anche in Italia per il fatto di aver realizzato per La Biennale di Venezia una serie di busti di calchi della sua testa (12 di cioccolato e 12 di grasso). Anche per Antoni il rapporto tra cibo e Janine Antonicorpo è strettissimo. Lei cesella le sue sculture con i denti mangiando il cioccolato a dimostrazione del rapporto forte che esiste tra il mangiare ed il vomitare, tra il cioccolato ed il grasso. Un’altra azione particolarmente bella lei compiva quando imbeveva i suoi capelli di tintura in secchio e dipingeva strisciando il pavimento con i suoi capelli. Bella questa duplicità della doppia azione: dello stare inginocchiata a lavare il pavimento per terra (azione comunemente associata alla donne occidentali) e del dipingere strisciando e muovendo i propri capelli e la propria testa."

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