Accadeva a Hollywood non
molto tempo fa che la fabbrica dei sogni, il cinema, si incontrasse con le nuove
tecnologie digitali, innescando un processo a catena che ha prodotto nel giro di pochi
anni film sempre più spettacolari, sospesi tra realtà e fantasia. Oppure prodotti
interattivi, in particolare CD-Rom, che derivano per genere e storia dal cinema stesso e
persino lungometraggi animati girati completamente al computer. Dal punto di vista
dell'innovazione linguistica ed espressiva non c'è dubbio che stiamo vivendo una stagione
ricca di sorprese.
Le immagini digitali sono il frutto di una rivoluzione tecnologica che segna la fine
del secolo ma sono anche l'espressione della mutazione del nostro sguardo. Uno sguardo che
si spinge oltre il visibile o che cerca nuove angolazioni per raccontare la vita. La
grafica computerizzata, il trattamento digitale della pellicola in particolare, permettono
che l'inverosimile diventi credibile grazie ad alcune tecniche digitali. Con queste
tecniche gli attori possono essere aggiunti o cancellati, lo sfondo di una scena reale
può essere ripreso e ridisegnato al computer, si possono variare colori, luce e
persino.....le stagioni.
L'immagine filmata, insomma non è più ormai che un punto di partenza. E tutto questo
accade, oggi, anche in Italia. Ma facciamo, allora, un piccolo passo indietro e parliamo
del primo film che si ritiene abbia segnato lingresso definitivo delle tecnologie
digitali nel cinema in Italia.
Il primo film che
da noi ha fatto pieno ricorso alla tecnologia digitale è stato Nirvana di Gabriele
Salvatores nel 1997, un film ricco di effetti invisibili generati dalla Digitalia Graphics
di Milano.Mentre l'ultimo film di un regista italiano che ha dato nuova vita alla stagione
digitale italiana è "La Leggenda del pianista sull'oceano" di Giuseppe
Tornatore. Un film complesso che ha richiesto tempo e investimenti cospicui in uomini e
macchine. Per la prima volta sono entrate in gioco, anche in Italia, figure professionali
nuove come il supervisore degli effetti digitali. Molti di questi effetti sono stati
realizzati all'interno di uno degli studi italiani all'avanguardia in questo settore:
l'Interactive Group di Milano. Entriamo in questa factory del digitale, per scoprire
qualche segreto sulla produzione cinematografica.
Ogni giorno nelle stanze dellInteractive studio di Milano si creano mondi reali o
immaginari, che oggi, grazie a tecnologie avanzate, possono diventare una realta. Il
digitale permette di costruire ambienti, ritoccare immagini e realizzare effetti che fino
a apoco tempo fa erano impossibli. LInteractive Studio di Milano e stato uno
dei primi centri di post produzione cinematografica a introdurre nel nostro paese le
tecnologie digitali. In Italia sta succedendo qualche cosa di positivo. Non si
utilizzano gli effetti speciali - spiega David Bush, fondatore dellInteractive
studio di Milano - per creare disastri e situazioni che sono al limite della realtà.
Questo e tipico del cinema americano, dove spesso gli effetti spettacolari
sostituiscono la storia Tutto questo e alieno alla cultura italiana. In Italia le
rielaborazioni al computer servono a riprodurre situazioni e scenografie che si ritrovano
anche nel mondo reale.
Anche
il film di Tornatore La leggenda del pianista sulloceano, e stato
rielaborato al computer. 400 delle 2000 inquadrature del film sono state processate
digitalmente allinterno dellInteractive Studio di Milano. Domino -
spiega Marcello Buffa, supervisore degli effetti digitali del film di Tornatore - e
una delle macchine che sono state utilizzate per questo lavoro. Serve a catturare vari
strati di immagini come, ad esempio, i fumi, il mare, le persone che si trovano su una
strada. Cosi si crea unimmagine composta che e quella che lo spettatore
vede al cinema. In questo modo, usando poche comparse e possibile moltiplicare
i pesonaggi sulla scena o le folle. Oppure ricostruire al computer scenografie e paesaggi.
Allinterno dell Interactive Studio cè anche Inferno, uno dei computer
più avanzati per rielaborare le immagini. La novità di questa macchina - dice -
Filippo Olivari, operatore degli effetti speciali - e che permette di lavorare sia
su un ambiente bidimensionale che tridimensionale. Questo permette di riprodurre
fedelmente il mondo reale. Inferno permette anche di lavorare molto bene sulle luci e
creare effetti invisibili. Per la Leggenda del pianista
sulloceano - aggiunge Olivari - siamo riusciti a utilizzare una serie di
immagini girate separatamente e a inserirle in ununica scena. Abbiamo inserito il
primo piano di un bambino allinterno di un oblò di una nave. Sulla nave
cerano delle persone che passeggiavano su un ponte. Ogni cosa faceva parte di
filmati separati, ma grazie a Inferno la scena e molto credibile.
Chi, oggi, crea o produce film è al bivio: si tratta di scegliere se, da una parte,
entrare consapevolmente in una trasformazione che è industriale ma al tempo stesso
culturale e quindi accettare il processo digitale, anche come nuovo processo creativo,
oppure se considerare il digitale quasi un solo gioco fine a se stesso, incapace di
arricchire, dal punto di vista del contenuto, un film. Scott Anderson (intervista presente
sul sito di MeidaMente), Oscar per gli effetti speciali di Babe e noto Supervisore per gli
effetti speciali, ha un'opinione molto precisa al riguardo, che contrasta con il parere di
coloro che in maniera forse troppo ottimista giudicano il valore di un film solo sulla
base della quantità di effetti computerizzati contenuti in una pellicola. Ma sentiamo
cosa ne pensa:
"Gli effetti non fanno diventare
buono un film, e non è per questo che lo faccio. Mi piace fare grandi immagini e grandi
film, ma trovo che se non esiste una storia, nessuno amerà gli effetti. Ecco perché il
mio lavoro, come qualsiasi parte del processo di produzione, è molto legato al tipo di
storie che si raccontano. Ritengo che le migliori storie sono raccontate dai registi più
forti. Credo fortemente nellindividuo che volendo raccontare una storia riesce a
portare tutta la troupe unanime sulla sua visione. In questo modo il mio lavoro risulta
migliore così come il film. Si può andare a vedere un film per vedere molte cose saltare
per aria, ma oggi possiamo fare esplodere qualsiasi cosa. La maggior parte della gente ha
già visto enormi esplosioni, dunque è difficile divertire solo con effetti speciali
puri. Speriamo in una sinergia e un matrimonio tra i due".
La progressiva integrazione tra cinema e tecnologie digitali ha fatto sì
che, prima ancora che un film comparisse sullo schermo, fosse già analizzato sulla Rete.
Si può, forse dire, che la presenza delle major cinematografiche su Internet ha
costituito uno dei fenomeni che più marcatamente hanno dimostrato la vocazione planetaria
di questo mezzo di comunicazione. Per darvi unidea, anche sommaria, di quello che
offre Internet sul cinema siamo andati a visitare alcuni di questi siti.
Abbiamo, quindi, visto come le immagini sintetiche siano entrate ormai nella catena
creativa della produzione cinematografica. Accenniamo, anche, solo brevemente,
all'importanza che il digitale avrà nella distribuzione dei film nelle future sale,
quando la trasmissione, probabilmente via satellite, permetterà di raggiungere più
capillarmente luoghi e situazioni molto distanti senza che la visione in sala perda la sua
magia di grande spettacolo collettivo. E' un obbiettivo al quale stanno lavorando in molti
ma c'è ancora molta strada da fare. |
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