Navigazione del 16 aprile 1998
Televisione: il linguaggio della pubblicità / 2
di Tommaso Russo
La pubblicità ci accompagna, inesorabilmente, nel
nostro tempo libero, passeggiando per strada o guardando un film alla televisione.
In questo senso, i messaggi pubblicitari, anche quelli della rete , sono costruiti per
imporsi alla nostra attenzione, nelle pause tra un'attività e l'altra, nel traffico o
nelle interruzioni tra un programma e l'altro.
Anche per questo i testi pubblicitari, specie quelli degli spot televisivi, sono
pensati per attirare la nostra attenzione, con il minore sforzo possibile da parte nostra.
Le réclames, da un lato, sono, quindi, sinonimo di
tempo libero e degli aspetti ludici della nostra vita.
Contemporaneamente, come sottolinea in questo sito lo studioso di advertising Gerald
Grow, lo spot deve sfruttare il brevissimo tempo che gli dedichiamo per restare impresso
nella nostra memoria, a volte anche con violenza.
Contenuti violenti sono presenti nelle pubblicità, spesso in maniera implicita,
proprio per aumentare la nostra attenzione.
Ma la pubblicità entra a fra parte
del senso comune del telespettatore in molti modi diversi: ad esempio, creando nuove
parole e nuovi modi di dire e ripetendoli all'infinito.
In questo sito, della Duke University, sono raccolte una serie di pubblicità che hanno
cambiato il linguaggio comune degli americani.
Gli equivalenti anglosassoni del nostro "Bianco che più bianco non si può".
Interessante, infine, questo sito dedicato alla Storia della pubblicità in televisione,
negli Stati Uniti.
Fu, nel 1945, in un negozio di Filadefia che una delle prime dimostrazioni
pubblicitarie di un prodotto attraverso un televisore a circuito chiuso, attirò
l'attenzione di 25.000 persone. Da allora, i commercianti statunitensi decisero di
investire in questo sconosciuto settore.
Da
allora, la pubblicità in televisione ha fatto molta strada ed è diventata parte del
nostro linguaggio e dei suoi luoghi comuni.
Non bisogna, quindi, stupirsi se, ormai, nelle università americane nascono
dipartimenti come questo Advertising Department dell'Università di Austin, di cui vedete
il sito qui accanto. |