Approfondimento del 7 aprile 1998
Telemedicina
Spesso si
sente dire che "la salute è la cosa più importante". E adesso anche le
strategie del Ministero della Sanità hanno recepito l'antico adagio secondo cui
"prevenire è meglio che curare". Tutto vero. Per questo, di tanto in tanto, è
prudente fare una visita dal nostro medico di fiducia e controllare che tutto sia a posto.
A volte serve anche qualche esame più approfondito: per esempio un
elettrocardiogramma, o un esame del sangue. Test che grazie ai progressi delle macchine
moderne sono divenuti sempre più sicuri, affidabili e veloci.
Ma se un giorno queste macchine diventassero abbastanza piccole e compatte da poterle
tenere in tasca ventiquattro ore al giorno? O addirittura tanto microscopiche da poter
essere impiantate direttamente nel nostro corpo? In un futuro non troppo lontano,
dispositivi come questi potrebbero esserci davvero.
Proprio nelle scorse settimane, infatti, l'Associazione degli ingegneri chimici inglesi
ha presentato un documento in cui si spiega come sensori e microchip ultraminiaturizzati
potrebbero essere impiantati nel corpo umano per tenerlo sotto osservazione costante.
L'idea è che se qualcosa non va nel nostro organismo si verifica, diciamo così, uno
squilibrio in alcuni parametri ben precisi. Per esempio il livello di alcune particolari
sostanze potrebbe allontanarsi dai valori normali. E allora i microsensori se ne
accorgerebbero e potrebbero dare l'allarme.
E non solo. Per esempio, questa sorta di "cibermedico in miniatura" potrebbe
anche essere in comunicazione diretta con la centrale del Pronto soccorso.
Nel
caso di un problema serio, come un attacco cardiaco che richiede un intervento urgente, il
biosensore potrebbe chiamare l'ambulanza, allertare la sala di rianimazione e fornire ai
medici un primo quadro della situazione ancora prima che abbiano visto il paziente.
Ma se i casi d'emergenza, come un attacco cardiaco, per fortuna non capitano tutti i
giorni, i sensori potrebbero servire anche in situazioni più tranquille. Per esempio:
alcuni alimenti sono dannosi per la vostra salute e quindi dovete seguire una dieta
particolare?
Allora il vostro angelo custode elettronico potrebbe segnalare al computer del vostro
supermercato quali prodotti potete acquistare e quali no.
Per ora questi microsensori esistono solo nei progetti degli ingegneri inglesi. Invece
l'idea del controllo e dell'assistenza medica a distanza è una realtà già da parecchio
tempo. Infatti la telemedicina si è sviluppata e diffusa a partire dagli anni Venti,
assieme alla radio e alla possibilità di aiutare i marinai.
Allora, e anche ai giorni nostri, sono poche le navi su cui è imbarcato un medico. E
il lavoro dei marinai, invece, presenta qualche rischio in più per la salute: lo spazio
sulle navi non è molto e bisogna dividerlo con gli altri ventiquattro ore al giorno, si
vive sempre a contatto con l'acqua e l'umidità.
Senza contare, naturalmente, la
probabilità di incidenti, infortuni o malori che possono accadere a migliaia di
chilometri dal porto e dall'ospedale più vicino.
Per questo nel 1920 entrò in funzione il primo servizio di assistenza medica via radio
ai naviganti. Era gestito dalla Comunità Ecclesiale per Marittimi di New York e garantiva
una copertura in un raggio di 2500 chilometri dalla città.
In seguito, le iniziative per i marinai si sono moltiplicate. Per esempio in Italia dal
1935 opera il Cirm, cioè il Centro internazionale radio medico. Ma nell'era delle
comunicazioni digitali, la semplice assistenza via radio sta diventando obsoleta.
E infatti i ricercatori Paul Noja e Louis Lareng hanno messo a punto il Power belt, un
dispositivo che fa compiere un balzo in avanti alla tele-assistenza. Non solo per i
marinai, ma anche per quanti vivono in luoghi isolati o per gli astronauti di uno Shuttle.
Ma cos'è il Power Belt?
Si tratta di un casco in grado di trasmettere via satellite le immagini e tutti i dati
clinici di un paziente a un centro specializzato e di ricevere le istruzioni sugli
interventi da compiere. Istruzioni anche molto dettagliate.
Per esempio, a volte succede che un medico sia effettivamente a
disposizione anche in un luogo isolato. Ma che non sia abbastanza specializzato per
eseguire un certo intervento.
Con il "Power belt" il chirurgo sul campo potrebbe essere guidato passo passo
da uno specialista che si trova a migliaia di chilometri di distanza, ma che segue tutte
le operazioni da un monitor ed è aggiornato in tempo reale sulle condizioni del paziente.
E per chi viaggia in aereo? |