Inviati del 2 aprile 1998
Luther for president
di Michele Alberico
Cosa succederebbe se i cittadini della rete (i netizen) eleggessero un presidente della
Rete? E chi potrebbe essere?
La domanda venne in mente qualche tempo fa ad uno dei più illustri commentatori della
rivista telematica hotwired. Ma sarebbe davvero possibile avere un presidente di un
dominio tanto anarchico, individualistico e, in definitiva, così instancabilmente
"altro" come Internet?
Raccogliere così tante voci in una sola, così tante
individualità in una sola persona, così tante culture, razze, esperienze in un solo
corpo sembra un compito destinato al fallimento. Tuttavia c'è qualcosa che tutti gli
utenti della rete hanno in comune e questo qualcosa è, banalmente, il loro appartenere
alla rete.
La stessa espressione "netizen" cittadini della rete, testimonia l'esistenza
di un germe di comunità che è già presente nelle menti e nel sentire di molti senza
avere ancora un corrispettivo concreto, visibile, istituzionale (una fondazione,
un'organizzazione, un palazzo governativo, una tavola delle leggi).
L'appartenenza degli utenti alla rete, il loro sentirsi cittadini della rete, membri di
una comunità connessa da flussi di bit è ciò che rende plausibile la proposta di
eleggere un presidente della rete. Un personaggio che dia voce a quello che alcuni
definiscono un nuovo stato che non ha ancora una voce, uno stato che non ha ancora un
leader e una direzione.
Uno stato che può essere soggetto alle decisioni di qualsiasi altro stato nazionale
senza possibilità di intervenire perché in definitiva privo di rappresentanza nel mondo
dei media e della politica.
Il presidente della rete potrebbe organizzare forme di protesta
planetarie contro una certa decisione presa da un governo o una certa politica adottata da
una lobby economica. Esperimenti di questo tipo sono già stati fatti. Si chiamano
Netstrike.
Il Netstrike è un vero e proprio corteo telematico, una mobilitazione in Rete che
consiste nell'invitare una massa considerevole di utenti a collegarsi a uno specifico
indirizzo fino a renderlo intasato e conseguentemente inutilizzabile.
Manifestazioni a parte, un presidente potrebbe intervenire con competenza su questioni
che riguardano il mondo della telematica, costituire un contraltare alle voci che
alimentano l'allarmismo sulla libertà in rete, potrebbe essere l'organo di applicazione
di quanto i cittadini della rete deliberano in piena autonomia, potrebbe costituire una
testa di ponte della democrazia digitale nel mondo di quella tradizionale. Un po' quello
che fanno associazioni come la Electronic Frontier Foundation.
La EFF ha fatto da battistrada in tutte le lotte che hanno impegnato i cittadini della
rete negli ultimi anni, dalla campagna contro la censura introdotta nel testo della nuova
legge per le telecomunicazioni statunitense, alla recente campagna per i diritti alla
privacy e per l'uso della crittografia a chiave pubblica.Ma la domanda iniziale torna
sotto un altro punto di vista.
Può la rete dare vita a un nuovo concetto di rappresentanza rispettoso della sua
natura, aprire nuove strade alla politica diverse da quella della semplice applicazione
della democrazia diretta, cioè della continua consultazione del corpo elettorale da parte
di un organo lontano?
In effetti la rete permette di realizzare qualcosa di assolutamente estraneo alla
politica per come la concepiamo adesso. E cioè la dissoluzione dell'identità personale.
La dissoluzione dell'identità del cittadino della rete così come quella
dell'ipotetico rappresentante eletto. Sulla rete non c'è sesso, non c'è corpo e spesso
c'è solo il nome che noi stessi abbiamo scelto.
E' l'insegnamento che ci viene da alcune avanguardie artistiche come il neoismo e la
mailart, movimenti che dagli anni 60-70 iniziarono a parlarci dei limiti sociali,
artistici, politici imposti da un concetto forte di identità personale. Finchè risalta
l'individualità l'idea o l'azione risulteranno sfocate.
Nasce così l'idea di un Luther Blisset, di un Harry Kipper di una Karen
Elliot. Chi sono? Sono nomi multipli, pseudonimi di massa dietro ai quali non si cela
un'unica identità ma, potenzialmente, infinite realtà umane.
Luther Blisset, ad esempio, da anonimo calciatore del Watford e del Milan è diventato
il nome di un movimento che, attraverso incursioni nei mezzi di informazione cerca di
contrastare il potere di chi ne detiene il controllo.
Si tratta insomma di una persona che è molte persone, di un'identità che tutti
possono assumere ma di un'identità che nonostante ciò mantiene dei suoi tratti
costitutivi. Luther Blisset è chiunque voglia assumerne il nome e farlo agire. Ma se la
rete necessita di un presidente, Luther Blisset è ciò che fa per la rete? |