Esperti del 31 marzo 1998
Oralità e scrittura II. Internet - I mezzi digitali: oralità o
scrittura?
di Antonio Caronia
La caratterizzazione di McLuhan dei mezzi di comunicazione come "caldi" o
"freddi", in ultima analisi, rimane ambigua, ma l'intento dello studioso
canadese è chiaro:
McLuhan
vuole capire in che modo e in quale misura i vari media stimolino la partecipazione
dell'utente, la sua consapevolezza di contribuire alla costruzione del processo culturale.
Ora, da un certo punto di vista, tutti i mezzi di comunicazione in qualche modo prevedono
un lavoro dell'utente, una sua partecipazione.
Anche un testo scritto, o un quadro, che si presentano come opere compiute e
immutabili, hanno al proprio interno delle "lacune", o dei percorsi possibili
fra i loro elementi, che sta al lettore o allo spettatore di scoprire: anche i libri, i
quadri, le sculture, i film, vanno insomma "interpretati".
Tuttavia è innegabile che l'introduzione della scrittura (e in particolare
l'invenzione dell'alfabeto sillabico avvenuta nel mediterraneo a opera dei fenici), e più
ancora quella della stampa, abbiano introdotto una grande distanza, una mediazione molto
consistente fra i due estremi della linea di comunicazione, l'emittente e il ricevente.
Quando leggo un libro io non ho di fronte il suo autore che me lo dice o me
lo racconta, ho una pagina scritta, una "protesi" della sua voce, e non posso
porre alcuna domanda: sono solo con delle parole, per così dire, mute.
Questo era quello che Platone rimproverava, tra l'altro, alla scrittura già nel IV
secolo a.C. Ora, quando McLuhan intravvedeva in quelle che lui chiamava "tecnologie
elettriche" (e che noi oggi chiameremmo elettroniche, microelettroniche o
informatiche) un "capovolgimento dei valori culturali", diceva che l'uomo
occidentale detribalizzato dalla scrittura si stava "ritribalizzando".
Sembrerebbe naturale, quindi, che i mezzi di comunicazione che sono portatori o
strumenti di questa nuova "tribalizzazione" siano distanti, come principio di
funzionamento, dalla scrittura, che avvicinino gli attori della comunicazione invece di
distanziarli, che siano simili, insomma, più all'oralità che alla scrittura.
In questo modo di
vedere le cose c'è indubbiamente del vero: se pensiamo, per esempio, al valore
socializzante della musica per i giovani, in particolare nella seconda metà di questo
secolo, al ruolo che hanno avuto generi come il rock, il folk, e più recentemente la
musica house, possiamo dire che il ricrearsi di "comunità" diverse, quando non
contrapposte, alla "società civile" industriale, è andato di pari passo con lo
svilupparsi di mezzi di comunicazione più acustici che visivi. Ma si può dire lo stesso
per i media digitali?
La comunicazione telematica, non c'è dubbio, consente una risposta diretta da parte
dell'utente, un intervento in tempo reale che la scrittura e la lettura tradizionali
impediscono. |
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