Approfondimento del 17 marzo 1998
Java
Chi di voi naviga su Internet,
probabilmente ha sentito parlare di Java. È il linguaggio di programmazione che si usa
per creare le animazioni e gli effetti speciali che arricchiscono tante pagine web. Non
solo, negli ultimi tempi hanno avuto molto successo i videogiochi on line e molti di
questi videogiochi sono scritti proprio con questo programma.
Qualche puntata fa a MediaMente avevamo già parlato di Java. Dei suoi vantaggi, e
anche dei suoi problemi. Ma vale la pena di tornare sull'argomento, anche perché, come
vedremo, il futuro di Java non sarà solo su Internet.
Il linguaggio prende il nome da una qualità di caffè e ha come simbolo proprio una
tazza di caffè fumante. La vedete qui alle mie spalle. È stato creato dalla Sun
Microsystems nel 1995 ed è diventato famoso grazie a Internet, perché è particolarmente
adatto per essere usato in rete. Infatti è alla portata di tutti: non serve un
programmatore esperto per usarlo. Per di più, i file scritti in Java occupano poco spazio
e si possono trasmettere velocemente.
Ma soprattutto, i
programmi Java funzionano su qualunque computer. Di solito nei negozi di software troviamo
i programmi per PC o quelli per Macintosh e a volte esistono due versioni dello stesso
prodotto.
Ma adattare un programma per una macchina diversa da quella per cui è stato creato,
costa tempo e denaro. Invece, i file Java funzionano anche su computer diversi, purché
abbiano installata una Java Virtual Machine.
Che cos'è una Java Virtual Machine? è un software che fa da raccordo tra il computer
e il programma Java. Per esempio, le versioni più aggiornate dei principali browser, come
Netscape o Internet Explorer, sono anche delle Virtual Machine. Ecco perché vediamo le
stesse animazioni in rete sia che usiamo un Macintosh, sia che usiamo un PC. Ma Java non
serve solo per creare videogiochi e animazioni.
Gli esperti della Sun che lo hanno
inventato hanno in mente qualcosa di più ambizioso: il network computer. Il net computer
è un calcolatore, per così dire, stupido: nella sua memoria non c'è nessun programma,
tranne uno per navigare in rete.
L'idea è di sfruttare i programmi e la potenza di calcolo pescandole direttamente
dalla rete. Il vantaggio è che il computer non ha bisogno né di molta memoria, né di
potenza, e quindi costa di meno.
Per esempio, se l'utente deve scrivere un testo, si collega a Internet e durante il
collegamento può usare un programma di videoscrittura in rete. In America già sono
diffusi i teminali Internet, cioè macchine economiche che servono solo per collegarsi in
rete. Sembra che il mercato sia pronto per i net computer. I programmi disponibili in
rete, ovviamente, dovranno funzionare su qualunque calcolatore. Per questo la Sun propone
Java come linguaggio di programmazione.
Ma, come abbiamo ricordato all'inizio, il futuro di
Java non è solo su Internet. Nei prossimi anni saremo sempre più circondati da
apparecchi di tutti i tipi che contengono microprocessori e comunicano tra loro:
telefoni cellulari, agendine elettroniche, sistemi di allarme, carte di credito
intelligenti. Servirà una lingua universale per farli dialogare.
Per esempio, pensiamo al sistema elettronico di un'automobile. Il guidatore legge su un
display che manca l'olio e il sistema di navigazione individua sulla mappa della zona la
stazione di servizio più vicina e comunica le istruzioni per raggiungerla. Intanto, il
passeggero può leggere su uno schermo la posta elettronica o le previsioni del tempo,
oppure le ultime notizie.
Non
è fantascienza: un prototipo di questa macchina del futuro esiste, si chiama Network
Vehicle ed è stato presentato durante una convention a Las Vegas, a novembre dell'anno
scorso.
Ogni sedile ha un terminale con uno schermo, indipendente dagli altri, che si può
controllare con una tastiera o a voce. Il sistema diagnostico comunica automaticamente al
guidatore qualunque problema. Il sistema di navigazione fornisce in ogni momento la
posizione su una mappa e le condizioni del tempo e del traffico lungo la strada.
I terminali sono collegati via satellite a Internet e a centinaia di canali televisivi.
L'automobile è dotata anche di un telefono cellulare. Tutti gli elementi, dai terminali
al sistema diagnostico, comunicano tra di loro attraverso Java.
E dai veicoli a terra passiamo allo spazio.
Probabilmente conoscete Hubble, il telescopio orbitante della NASA che trasmette a terra
bellissime fotografie di galassie e corpi celesti.
Ebbene, il software che permette agli ingegneri della stazione di controllo di puntare
il telescopio in una particolare direzione è scritto in Java. Con lo stesso linguaggio,
le apparecchiature a bordo del satellite comunicano a terra il loro stato e segnalano
eventuali guasti.
Per il futuro, gli esperti della Sun hanno scritto un programma che si chiama Web
Interface for Telescience. Serve a pilotare a distanza una macchinina che si muove sul
suolo di un altro pianeta e a visualizzare fotografie e dati raccolti dai sensori. Per ora
il programma è in fase sperimentale, la NASA non l'ha impiegato durante la missione del
Pathfinder su Marte, ma dovrebbe usarlo nella nuova missione prevista per il 2001.
In quell'occasione, gli scienziati dai centri di ricerca in tutto il mondo potranno
collegarsi, osservare il panorama marziano intorno al rover e scegliere gli obiettivi più
interessanti. Quindi potranno programmare il percorso della macchina e la raccolta dei
dati. Ma potete farlo anche voi già da ora, all'indirizzo http://mars.graham.com/wits/ .
Ovviamente si tratta solo di una simulazione che utilizza le immagini raccolte su Marte
l'anno scorso, ma il divertimento è assicurato. |