Approfondimento del 6 marzo 1998
Architettura - Città / 2
di Tiziana Alterio
Continuiamo il nostro viaggio a Fotocittà. Ieri abbiamo parlato della città
contemporanea, oggi, invece, parleremo della città del futuro. Alessandro Cimmino, è un
altro giovane fotografo italiano, nelle sue immagini la città sembra quasi che sparisca.
Si ha una percezione della città.....
"Il carattere distintivo del lavoro di Alessandro Cimmino è la percezione
cinetica, l'accellerazione dello sguardo. In qualche modo sembra essere oggetto
dell'osservazione non tanto la città vista in velocità , ma lo sguardo che ne accellerà
la percezione. Sembra quasi che i personaggi si formino davanti allo sguardo grazie a
questa accellerazione, a questa anticipazione del raggiungimento dei luoghi".
"In questo lavoro la città contemporanea è fotografata non da un
occhio centrale ma lateralmente è proprio l'occhio che esce dal corpo e ad una velocità
di 10 Km superiore a quella consentita dal limite del codice stradale per raggiungere lo
spazio in anticipo. E grazie a questa visione lo smaterializza. Il problema del materiale
attraverso lo sguardo è uno dei temi fondamentali della città virtuale".
Il tema della invisibilità dello spazio contemporaneo può essere spiegato facendo un
confronto tra la città storica e quella cablata ( alla quale ci stiamo avviando). Nella
città storica il concetto di centro e di periferia è in funzione esclusivamente della
distanza metrica. Nella città cablata la centralità è invece in funzione del potenziale
informatico. Sono cioè tanto più centrale rispetto allo spazio virtuale quanto maggiore
è il mio potenziale informatico. |
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Se il mio vicino non è informatizzato è in periferia rispetto a me che
sono centrale eppure fisicamente siamo prossimi. Progressivamente così ci troviamo di
fronte a nuove dimensioni non più euclidee e, come ci spiega il filosofo francese Paul
Virilio, il vero centro nel prossimo millennio sarà la città virtuale delle
telecomunicazioni.
"Nelle cartoline dagli altri spazi, questo è il titolo del lavoro
sembra realizzarsi d'improvviso un ritorno del paesaggio umano, quotidiano, di qualsiasi
persona, in un paesaggio urbano fortemente alterato, fortemente trasformato. Sono città
normali che iniziano il loro ingresso nel terzo millennio apparendoci come enormi parchi
gioco, spazi virtuali, spazi cablati, spazi trasformati, spazi di difficile esperibilità.
Queste città pongono un problema di compatibilità con il nostro modo
di muoverci e di vivere lo spazio quotidiano. Ecco che si verifica un forte scollamento,
un forte senso di disappartenenza delle persone rispetto ai luoghi. Queste figure come dei
teatranti ritornano in dei paesaggi modificati dei quali non riescono più a ritrovare la
chiave d'ingresso. E' un problema di rapportarsi, è un problema forse verificato dal
fatto che il terzo millennio sembra essere giunto a noi prima delle persone del terzo
millennio. E' come se non ci fosse un abitudine verso questi luoghi nuovi".
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