Approfondimento del 23 febbraio 1998
Auto pilota
La mattina del 7 agosto scorso, due autobus e tre automobili si sono immessi su una
corsia riservata della Interstate 15, un'autostrada a nord di San Diego, in California. I
veicoli hanno percorso undici chilometri a velocità sostenuta, superandosi a vicenda,
cambiando di corsia per evitare alcuni ostacoli, hanno accelerato e rallentato più volte.
Cosa c'è di
strano in tutto questo? Che in tutto il viaggio nessuna delle persone a bordo ha toccato
il volante, né tantomeno il freno o l'acceleratore. La marcia dei veicoli è stata
completamente automatizzata e controllata dai computer di bordo. Gli autobus e le
automobili erano guidati da piloti automatici in grado non solo di tenere la giusta
direzione, ma anche di mantenere la distanza di sicurezza tra un veicolo e l'altro, di
aggirare un ostacolo e di scambiare informazioni con gli altri veicoli della colonna
affinché la marcia procedesse in tutta sicurezza.
Ma perché affidare a un computer un'azione come la guida di un'automobile, visto che
l'uomo ci riesce benissimo da quando i veicoli a motore hanno fatto la loro comparsa? La
guida computerizzata è ormai quasi indispensabile, per esempio, sugli aerei: ormai sono
così sofisticati che senza l'ausilio del computer il pilota-umano perderebbe il controllo
in pochi secondi. Ma l'automobile non è a questo punto, almeno non ancora. Dunque perché
il pilota automatico?
La risposta è nella parola traffico. Ogni anno il congestionamento delle strade
provoca almeno cinque miliardi di ore di ritardi, brucia inutilmente una quantità
spaventosa di carburante che si trasforma in una quantità altrettanto impressionante di
sostanze inquinanti che si riversano nell'atmosfera. Tutto perché le automobili resatno
ferme col motore acceso sulle strade intasate.
Ormai molti
esperti sono d'accordo nel dire che aumentare o allargare le strade non risolve il
problema. E comunque questi lavori hanno costi esorbitanti. Dunque non resta che sfruttare
meglio le strade che già ci sono. Per quanto possa sembrare strano, le arterie attuali
non vengono sfruttate al massimo delle loro capacità. E molti dei micidiali ingorghi sono
provocati dai micro-comportamenti degli automobilisti e dalla loro guida non sempre
fluida.
Oggi, una corsia autostradale tipica permette il passaggio di circa duemila veicoli
all'ora. Ma con la guida automatica le vetture potrebbero viaggiare più vicine, dato che
i computer hanno riflessi molto più pronti di qualsiasi autista umano. Inoltre si
potrebbero evitare i rallentamenti inutili ed effettuare immissioni e uscite dalle corsie
più fluide e rapide. Così, gli esperti calcolano che la stessa corsia autostradale,
attrezzata per la guida automatica, permetterebbe il passaggio di seimila veicoli all'ora.
E costerebbe meno che costruire una corsia nuova.
Ma come potrebbero essere le nuove automobili a guida automatica? Non molto
diverse dalle nostre, almeno dal di fuori, ma molto più sofisticate sotto il cofano. I
prototipi provati sulla Intrestrstate 15 hanno seguito una specie di binario virtuale
costituito da calamite nascoste sotto l'asfalto a circa un metro l'una dall'altra. Le auto
restano diciamo così agganciate a questo corrimano virtuale grazie a un sistema di
sensori montati sotto i paraurti anteriore e posteriore.
Dietro la mascherina è invece sistemato il radar che controlla la distanza dagli altri
veicoli e la presenza di ostacoli. Tutti i dati vengono inviati al computer di bordo che
controlla lo lo sterzo, i freni e l'acceleratore. Ma non solo, il computer di bordo
comunica via radio sia con gli altri veicoli sia con il computer centrale fisso. Il
cervellone centrale non controlla tutti i dettagli del traffico automatico. Fornisce solo
alcune indicazioni generali, per esempio stabilisce la velocità di crociera ottimale in
base al traffico presente in quel momento sulla corsia. I particolari della marcia
vengono, diciamo così, concordati localmente tra i veicoli vicini che comunicano
costantemente tra loro.
E l'autista umano?
Dopo aver guidato la vettura normalmente fino all'inizio della strada attrezzata per
l'autopilota, dovrà soltanto impostare sul computer di bordo la sua destinazione finale,
lasciare che il calcolatore prenda il controllo della macchina, e poi non gli resterà che
guardare il panorama o leggere il giornale. Più o meno come se viaggiasse in treno. In
caso di problemi intreverrebbe un sistema d'allarme e l'uomo potrebbe riprendere subito il
controllo dell'auto. |