Navigazione del 17 febbraio 1998
Pittori contemporanei in rete: Renato Guttuso
di Tommaso Russo
"La pittura è il mio mestiere... è il mio
mestiere ed il mio modo di avere rapporto con il mondo. Credo che per me esso rappresenti
la più idonea possibilità di capire e di farmi capire... Vorrei riuscire a testimoniare
del mio tempo (che è come dire delle mie passioni) senza essere costretto a falsarne i
significati.... Vorrei arrivare alla totale libertà in arte, libertà che, come nella
vita, consiste nella verita".
Così scriveva di se stesso Renato Guttuso, celebre pittore italiano di questo secolo,
a cui dedichiamo la nostra navigazione di oggi.
Il sito, di cui fa parte questa pagina Web, contenente un'acquaforte del pittore
intitolata "Alberi" e da cui partiamo, è a cura della Edarcom.
Nato a Bagheria nel 1912, e avendo imparato da ragazzo ad armeggiare con tele e
pennelli nella bottega di un pittore, Guttuso abbandona la Sicilia alla fine degli anni
Trenta, per partecipare attivamente alla vita intellettuale della Roma di quell'epoca.
Al pittore, che in un primo momento aveva aderito al fascismo,
per poi iscriversi al partito comunista, la rete dedica numerosi siti. La pagina che
vedete scorrere accanto a me, per esempio, in cui si possono ammirare alcune opere
dell'artista, è a cura delle Edizioni Domus, che hanno creato su Internet una Galleria
d'Arte Virtuale.
L'"Autoritratto" che vedete qui accanto, eseguito nel 1937 ed esposto nella
III Quadriennale di Roma, fu acquistato dal Governatorato per la Galleria Capitolina
d'Arte moderna per lire 1.500. E proprio il Comune di Roma, dedica una scheda di
approfondimento all'opera di Renato Guttuso, come potete vedere dalle pagine che vi stiamo
mostrando.
Ma anche la sua terra d'origine, la Sicilia, così presente nei suoi quadri, dal famoso
"La Vucciria" ai "Fichi d'India", dedica un sito al suo pittore.
E lo fa, mettendo in rete, un'opera ispirata a Bagheria, luogo d'origine di Renato
Guttuso, che ritorna in Sicilia alla fine della sua vita e lì muore nel 1987.
Il quadro, che vedete qui accanto a me, è intitolato appunto: "Bagheria, case
alla Kalsa".
La luce e i colori caldi presenti nell'opera, lasciano spazio, comunque,
come scriveva il critico De Grada nel 1939:
"al tentativo di esprimere l'inquietudine spirituale del nostro
tempo, o magari soltanto la nostra tensione psicologica" garantendo "della
libertà spirituale della generazione a venire"
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