Inviati del 4 febbraio 1998
Memex
di Gino Roncaglia
Nel luglio 1945,
sulla rivista Atlantic Monthly, compariva questo articolo: As we may think. L'autore,
Vannevar Bush, era ingegnere elettronico al MIT, dove si occupava soprattutto dei sistemi
di lettura di microfilm.
Durante la guerra era stato direttore dell'ufficio per la ricerca e lo sviluppo
scientifico dell'esercito americano, e in quella veste aveva coordinato il lavoro dei
circa 6000 scienziati impegnati nello sforzo bellico. Il problema del reperimento e della
gestione dell'informazione era evidentemente, in una situazione come quella, assolutamente
centrale.
In As we may think, Bush osserva, proponendo una osservazione ormai familiare, ma
all'epoca tutt'altro che scontata, che l'esplosione di informazione disponibile in tutti i
campi rendeva essenziale la disponibilità di strumenti capaci di selezionare in maniera
efficiente l'informazione di volta in volta rilevante, e di collegare fra loro porzioni
separate di informazione.
Ordinare e catalogare informazione in maniera tradizionale, attraverso indici
alfabetici, o anche tematici, sosteneva Bush, non è naturale: la mente umana non lavora
così - lavora piuttosto attraverso il principio dell'associazione. Ecco, allora, la
grande proposta di Bush: una macchina, il Memex, capace di automatizzare questo lavoro di
gestione associativa dell'informazione - oggi diremmo di gestione ipertestuale
dell'informazione.
Il Memex è riconosciuto in genere dalla letteratura come una prefigurazione del
concetto di ipertesto elettronico - una prefigurazione tanto più geniale, in quanto il
Memex è stato concepito da Bush in un periodo in cui i computer non esistevano ancora, e
dunque come dispositivo completamente meccanico.
Ed ecco una ricostruzione del Memex, Bush aveva lavorato
soprattutto con microfilm, e il memex si basava fondamentalmente su più lettori di
microfilm, collegati fra loro, e integrati da un dispositivo capace di acquisire nuove
immagini, di memorizzare la posizione dei singoli fotogrammi e di collegarli
meccanicamente fra loro.
Ma vediamo il funzionamento pratico del Memex in questa bellissima animazione,
realizzata dalla Dynamic Diagrams in occasione del cinquantesimo aniversario del Memex e
disponibile liberamente in rete sul sito www.dynamicdiagrams.com
.
L'animazione, fra l'altro, si apre proprio con un passo di una intervista a Bush.
Supponiamo che il proprietario del Memex sia interessato alle proprietà di arco e
freccia. Dispone nel suo Memex di un gran numero di articoli e di libri che potrebbero
riguardare tale argomento. Comincia innanzitutto da un'enciclopedia, nella quale trova un
articolo interessante ma piuttosto sommario e lo carica nel proiettore. In seguito, in un
libro di storia, trova altre informazioni pertinenti, e le collega alle prime. Prosegue
così, costruendo una catena di molti documenti.
A volte, inserisce dei commenti personali, o collegandoli alla catena principale, o
unendoli, come sotto-catena, a un documento particolare. Le sua catene non scompaiono.
Diversi anni dopo, dialogando con un amico, la discussione si volge all'arco turco. In
effetti, egli ha una catena su ciò, una catena interessante, pertinente alla discussione.
Ecco allora che la carica nel Memex, la riproduce, e la passa al suo amico, perché questi
la possa inserire nel proprio Memex.
"E le relazioni, le somiglianze fra le operazioni del cervello e le
operazioni di questa macchina più che analitica, rappresentano un aspetto
affascinante" (Citazione di Bush).
Bush è morto nel
1972. Ha visto quindi nascere i primi calcolatori elettronici - ironicamente proprio
mentre dal canto suo lavorava a un computer analogico, reso immediatamente obsoleto dai
nuovi 'mostri' digitali.
Ma non ha fatto in tempo a vedere come gli ipertesti, e soprattutto il grande ipertesto
distribuito rappresentato da World Wide Web, rendevano possibile in maniera assai più
semplice e intuitiva proprio quelle operazioni di associazione, di collegamento
ipertestuale fra le informazioni che il Memex aveva prefigurato.
E tuttavia, a rileggerlo oggi, come proponiamo di fare ai nostri spettatori, l'articolo
del 1945 di Bush resta attualissimo: per i problemi che discute, e - se non per il modello
pratico - per l'impostazione concettuale degli strumenti che propone per risolverli. |
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