Inviati del 26 gennaio 1998
Dendrite
di Michele Alberico
Il termine multimedia è ultimamente sulla bocca di tutti. Si
parla di computer multimediali, di programmi multimediali, di giochi multimediali ma cosa
significa multimedia?
La questione in effetti è meno semplice di quanto non si pensi. Si è iniziato a
parlare di computer multimediali non appena sono state inventate le schede sonore, delle
schede in grado di convertire le catene di bit in qualcosa di udibile. Le schede sonore
hanno prima fatto suonare i computer e poi li hanno fatti anche parlare.
Ma quando si passò dal cinema muto al cinema sonoro nessuno si sognò di dire che il
cinema era diventato multimediale e allo stesso modo quando sui giornali iniziarono a
comparire le prime foto nessuno pensò di avere di fronte un prodotto multimediale.
Tuttavia sarebbe stato legittimo dirlo, perché al contrario di quanti molti pensano,
il termine multimediale non esprime altro che un avanzamento, una svolta in un linguaggio
codificato che probabilmente porterà alla nascita di un nuovo medium e conseguentemente
di un nuovo linguaggio.
Multimedia
sono così, a modo loro e in modo diverso tra loro, i CDRom e le pagine web. Il loro
particolare tipo di multimedialità dipende dalla natura del mezzo.
La multimedialità di rete è ancora alle prime avvisaglie. Stralci di filmati, qualche
trasmissione a bassissima qualità, suoni midi e delle piccole immagini animate. Tutta
colpa delle connessioni di basso livello. Quella su supporto ottico (il cdrom) invece ha
fatto grossi passi avanti soprattutto grazie al lavoro di alcune case produttrici pioniere
come la Voyager.
Mentre tutte le case lanciavano sul mercato i primi impacciati prodotti in cui venivano
affiancati in sezioni ben distinte immagini, suoni, archivi video, stralci di testi e
saggi la Voyager è stata la prima a sperimentare strutture basate sulla contaminazione di
queste parti (immagini, suoni, testi e video). Se prima si riteneva che la semplice
presenza di materiali provenienti da media diversi fosse una ricchezza oggi si comincia a
giocare sulle forme e a lavorare sulla compresenza e sulla dialettica di questi materiali.
Un osservatorio privilegiato di quanto sta accadendo sul versante della multimedialità
on line è la RGB Gallery una sottosezione del grande sito di Hotwired, la rivista
telematica di cultura e antropologia della rete. La RGB Gallery come recita l'intestazione
celebra la convergenza dell'arte e della tecnologia esponendo installazioni nate per il
web e provenienti da tutte le parti del mondo. Ripulite la vostra cache, stiamo per
entrare.
Il lavoro che state per vedere è di
una piccola compagnia di S.Francisco, la Construct, nata nel 1995 attorno all'interesse
comune dei suoi 7 membri (pittori, designer, fumettisti, letterati, scrittori,
programmatori e musicisti) verso gli ambienti interattivi tridimensionali di rete, in una
parola tutto ciò che si poteva fare con il VRML, il linguaggio di programmazione più
usato nelle applicazioni di realtà virtuale on line.
Non si tratta davvero di novellini. Uno dei progetti passati della construct
(brokenBot) un'installazione alla Limn gallery di S.Francisco fu descritta dai coniugi
Kroker (due tra i più noti e più citati cyberteorici del mondo) una cybermutilazione
visuale una sorta di videogioco mutante uscito direttamente "dall'inferno"
Construct vede i suoi progetti sperimentali come la chiave per mostrare ai propri
clienti una nuova via di accostarsi al design di rete. "Non potremmo mantenerci
all'avanguardia nel design se non ci prendessimo dei rischi in alcuni settori e non
affronteremmo rischi se non facessimo un lavoro commerciale".
La forza del gruppo sta nella diversità e nelle capacità collaborative dei propri
componenti. Pensate che il fondatore della squadra, Mark Meadows, arriva a questo lavoro
dopo un passato come disegnatore di fumetti, pittore e grafico e con tre lauree alle
spalle in filosofia, matematica e letteratura.
Tutto questo per fare l'impossibile: prepararvi a dendrite,
l'ultimo lavoro della construct. Difficile descriverlo. E' il punto di incontro tra il
fumetto, la realtà virtuale e la classica ipertestualità di rete in un contesto
narrativo futuristico.
Il dendride è la parte del neurone che invia lo stimolo, ma è anche una parte del
corpo e una metafora della rete e tutto questo è l'idea di base che sta dietro alla
storia.
La storia di Uuto, un dendride, che come ogni giorno è sull'autobus diretto al posto
di lavoro e sogna dell'ascensione. Questo è lo schermo che Uuto sta osservando mentre il
veicolo sfreccia nei tubi sotterranei. Non funziona molto bene. Buona visione. |