Approfondimento del 30 gennaio 1998
La netiquette
Probabilmente nessuno di voi si è mai
comportato in questo modo. Perché di solito la maggior parte della gente segue quella che
definiamo la buona educazione. E quello che abbiamo appena visto non è certo un buon
esempio. Ma cos'è la buona educazione?
Non vogliamo certo fare una lezione sul galateo, ma possiamo dire che la buona
educazione comprende una serie di regole che guidano il nostro comportamento nelle varie
situazioni della vita. Di solito cominciamo a impararle fin da bambini e alcune valgono
quasi sempre: non si sputa per terra, non si interrompe qualcuno che parla, non si salta
la fila e così via.
Altre regole di comportamento valgono solo in certe situazioni: è del tutto normale
che a casa propria, tra amici, si possa stare rilassati su un divano, magari con i piedi
appoggiati su un tavolino. Ma non è certo un comportamento che terremmo a scuola o in
ufficio.
Ogni cultura ha dunque un codice che stabilisce cosa è ben educato e cosa non lo è. E
spesso questo codice cambia molto da un luogo all'altro. In Giappone, per esempio, ci si
toglie le scarpe prima di entrare nella casa di qualcuno, un rito che da noi non esiste.
Insomma, entrando in
contatto con una nuova cultura, può anche accadere di essere maleducati senza volerlo,
semplicemente perché non si conoscono alcune regole di comportamento diverse dalle
nostre.
Il cyberspazio non fa eccezione. Le reti digitali hanno creato una nuova cultura. E
dentro questa nuova cultura vi sono comportamenti educati e altri no. Dunque anche nel
mondo virtuale esiste una sorta di galateo, che ogni cybernauta dovrebbe seguire. Si
chiama netiquette, ed è la fusione delle due parole net (rete) ed etiquette (etichetta).
Quando entriamo nello cyberspazio dimentichiamo spesso molte delle
regole di comportamento che seguiamo nella vita reale. Per esempio, in una conversazione
diretta, o anche telefonica, di solito stiamo attenti a non insultare e offendere il
nostro interlocutore. Ma prestiamo la stessa attenzione anche quando scriviamo un
messaggio di posta elettronica?
Dietro al volante molte persone si trasformano: insultano gli altri guidatori (per non
parlare dei pedoni), diventano aggressivi, fanno gesti scurrili. Tutti atteggiamenti che
non si sognerebbero di avere a casa o al lavoro. Ma l'interposizione di una macchina
sembra renderli più accettabili. Una cosa molto simile può capitare a chi scrive un
messaggio di posta elettronica.
Dunque la regola d'oro della netiquette, il principio guida del
buon cybernauta è: ricordiamo che all'altro capo della linea c'è sempre un'altra
persona. In un incontro faccia a faccia, o durante una telefonata, basta la presenza
dell'interlocutore, o almeno la sua voce. Ma quando siamo davanti al nostro computer è
più difficile ricordare che non stiamo comunicando con un monitor, ma con una persona. E
possiamo usare solo le parole scritte: niente espressioni del volto, niente intonazioni
della voce. Motivo di più per meditare bene sui messaggi che inviamo.
Da questa regola generale derivano norme di comportamento digitale diverse e variabili
almeno quanto quelle della vita reale. Vediamo qualche esempio.
Messaggi troppo lunghi, magari accompagnati da immagini o suoni, rischiano di far
perdere tempo a chi li deve scaricare e leggere. E inoltre ingolfano la rete, già
abbastanza affollata, con byte e byte di dati forse inutili.
E inviare lo stesso messaggio a centinaia e centinaia di indirizzi? E' il cosiddetto
"spamming" e, salvo rare eccezioni, la netiquette lo considera una pessima
abitudine. Ancora peggio se si tratta di messaggi pubblicitari non richiesti.
Ma abbiamo detto che la netiquette varia a seconda del contesto
in cui ci troviamo. Per esempio, se partecipiamo a un gruppo di discussione su un serial
televisivo, pettegolezzi e chiacchiere sui personaggi sono del tutto normali. Le cose
invece cambiano se spediamo voci e notizie incontrollate in una mailing list di
giornalisti.
Il sito alle mie spalle, per esempio, è dedicato alla netiquette per chi usa Internet
e la posta elettronica per lavoro. Ma non mancano siti dello stesso tipo per chi vuole
frequentare ogni angolo della rete da vero milord. |