Approfondimento del 27 gennaio 1998
La voce del Cretaceo
Come erano fatti i dinosauri, i rettili giganteschi che
popolavano la terra prima della comparsa dell'uomo? Fino a qualche anno fa i paleontologi
raccoglievano informazioni dai fossili e si facevano aiutare da disegnatori e scultori per
ricostruire il loro aspetto e il loro portamento. Ma adesso con i computer si può fare
qualcosa di più: partendo dalla struttura dello scheletro di un animale, si possono
simulare i suoi movimenti, il suo modo di camminare, o addirittura il suo verso.
Impressionante, vero?
Nel film Jurassic Park che molti di voi
avranno visto, gli scienziati recuperavano piccole quantità di sangue di dinosauro,
rimaste imprigionate per milioni di anni nei blocchi di ambra, e usavano il DNA del sangue
per clonare e ricostruire l'intero animale. Naturalmente, questa è solo finzione
cinematografica. Però, la tecnologia può davvero riportare in vita i grandi rettili
della preistoria, anche se non in carne e ossa.
Tom Williamson, un paleontologo del Museo di Storia Naturale del New Mexico, e Carl
Diegert, un esperto di informatica dei National Sandia Laboratories, hanno ricostruito al
computer il verso del Parasaurolophus, un dinosauro vissuto nel tardo Cretaceo,
ben 75 milioni di anni fa. Se raggiungete su Internet il sito del museo, che vedete alle
mie spalle, potrete ascoltare un suono che l'orecchio umano non aveva mai ascoltato prima.
Eccolo qua (file audio in formato Wav, dimensione: 2.691
Kb).
Il Parasaurolophus era un dinosauro vegetariano, una specie di grossa mucca, che
abitava nelle zone paludose e brucava le piante acquatiche. Sulla testa aveva una cosa
molto particolare: una cresta che partiva dal naso, passava sul cranio e sporgeva indietro
come un lungo corno. Quando i paleontologi hanno trovato i primi fossili di
Parasaurolophus, si sono chiesti a che cosa potesse servire questa strana struttura ossea.
Esaminando alcuni crani, hanno scoperto che la cresta era vuota all'interno e ospitava un
complicato labirinto di camere d'aria. Per questo, alcuni scienziati hanno pensato che il
corno fosse una specie di radiatore. Cioè che servisse ad assorbire calore quando
l'animale stava al sole. Infatti i dinosauri avevano continuamente bisogno di scaldarsi
perché erano animali a sangue freddo.
Altri esperti, invece, osservando la cresta, hanno pensato che potesse servire ad
emettere suoni, come una sorta di trombone. Infatti, il corno è collegato al naso e,
soffiandoci dentro, doveva emettere un suono molto basso, come quello che producono gli
elefanti attraverso la proboscide. Negli elefanti, più la proboscide è lunga e più il
suono ha una bassa frequenza. Il corno del Parasaurolophus è lungo poco più di un metro,
ma le gallerie e le camere d'aria all'interno allungano di molto il percorso dell'aria.
I paleontologi hanno anche pensato che probabilmente ogni animale aveva una cresta
leggermente diversa, più grande a seconda del sesso e dell'età. E quindi ogni esemplare
emetteva un suono diverso. Aveva una specie di voce che lo faceva riconoscere dagli altri
suoi simili. Questo suggerisce che il Parasaurolophus avesse qualche forma di struttura
sociale, cioè vivesse in branco.
Finora, però, non c'erano prove a sostenere l'ipotesi
che il corno servisse a produrre suoni. Nel 1995, alcuni ricercatori del Museo di Storia
Naturale hanno trovato un teschio di Parasaurolophus in un terreno sabbioso a Farmington,
nel New Mexico. In quella zona, 75 milioni di anni fa c'era il mare e sulle rive del mare
pascolavano questi pacifici dinosauri erbivori. La carcassa di uno di loro deve essere
rimasta imprigionata nel fango, e si è conservata perfettamente.
Dal momento che la cresta era intatta, il paleontologo Tom Williamson ha proposto a
Carl Diegert, un esperto di informatica dei Sandia National Laboratories, di aiutarlo a
studiare il reperto. Hanno portato il fossile in un ospedale, al St. Joseph Medical Center
di Albuquerque, e lo hanno sottoposto alla tomografia assiale computerizzata. Cioè hanno
fatto una serie di 350 radiografie di altrettante sezioni del teschio a distanza di tre
millimetri l'una dall'altra. |
|