Navigazione del 22 gennaio 1998
Edgar Reitz
di Tommaso Russo
La moderna cinematografia
hollywoodiana segue la tradizione di comprimere in due ore una grande quantità di eventi,
a ritmo serratissimo.
La sperimentazione in campo cinematografico, invece, insegue soluzioni
temporali sempre diverse.
Cinque anni fa, questa tendenza ha spinto il regista tedesco Edgar Reitz, a creare un
film della durata di 22 ore, in 14 episodi: Heimat 2. Si trattava del seguito di un primo
iper(!)metraggio, Heimat (cioè "La patria"), che era dedicato
alla storia della Germania.
Naturalmente il film, nelle sale, è uscito in 14 puntate distinte, anche se qualche
appassionato, tra cui Enrico Ghezzi, è riuscito a vederlo quasi tutto di fila al festival
di Venezia. Quello che vedete alle mie spalle è, appunto, Edgar Reitz.
E questi sono alcuni dei personaggi della storia di Heimat,
un'epopea della Germania, dalla prima guerra mondiale fino, ad oggi, che ripropone
l'ossessione del popolo tedesco per le proprie radici e per lo shock degli anni del
nazismo.
Per ognuno dei personaggi, in questo documentatissimo sito, ritroviamo la biografia
dell'attore che lo ha impersonato. In effetti, Heimat, che è andato in onda, in Germania,
attraverso la televisione, è rapidamente diventato popolarissimo ed i suoi attori si sono
trasformati in protagonisti di una telenovela, con al centro le sorti della Germania.
E questo è, invece, il sito del centro sperimentale di cinematografia, L'istituto
europeo di cinematografia di Karlsruhe, di cui Reitz è diventato, nel frattempo,
direttore. Insieme ai suoi allievi stanno eleaborando un progetto che si intitola:
"Un laboratorio per il cinema di domani".Nella presentazione, Reitz sostiene che la
progressiva insostituibilità delle tecnologie digitali per la creazione dei film deve
essere sfruttata in maniera da non appiattirsi sul modello americano.
E questa è, invece, un'intervista a Reitz dove racconta come è nata l'idea di
costruire un film che ripercorresse tutta la storia della Germania. Reitz racconta come la
sua riflessione cinematografica è nata, negli anni '60, girando film che sembravano
documentari e che si ispiravano alla "Nouvelle Vague" francese.
Per concludere, Reitz sottolinea che la televisione, prima, ed i nuovi media come
Internet, poi, per lui sono stati strumenti da sfruttare per rompere con la tradizione:
soprattutto perchè propongono una nuova e sempre più vasta platea da raggiungere.
E annuncia, infine, il seguito di Heimat 2, che uscirà tra poco: naturalmente sarà un
film sugli avvenimenti degli ultimi mesi in Germania ed in Europa. |
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