Esperti del 22 gennaio 1998
Artisti digitali /5: Giacomo Verde
di Antonio Caronia
Tutte le installazioni interattive di cui abbiamo parlato nelle conversazioni
precedenti sono basate su tecnologie digitali, hanno bisogno di un software, insomma, e
quindi di un computer, per poter funzionare. I lavori interattivi di cui vi parlerò oggi
sono basati invece su tecnologie per così dire più "povere", in genere
analogiche; e questo dimostra, come dovremmo già sapere, che non sono sempre e tanto le
tecnologie che contano, quanto le idee.
All'interno
della scena interattiva italiana Giacomo Verde (è di lui che voglio parlare) è
sicuramente una delle figure più sfaccettate per il numero di attività e di campi di
interesse (dal 1976 a oggi è stato attore e regista teatrale, artista visuale, animatore
di gruppi di azione e di discussione, ha addirittura inventato una nuova forma espressiva,
il "teleracconto", che mescola teatro d'attore, micro-teatro di oggetti e
video), ma al tempo stesso è anche una delle figure più trasparenti e
"semplici", per così dire, quanto alle sue motivazioni. L'interattività, per
lui, è il corollario naturale del suo obbiettivo fondamentale, perseguito con tenacia e
quasi con ostinazione, e cioè restituire l'arte (o le arti, come ama dire lui) agli
spettatori, agli ascoltatori, ai consumatori, in modo che non siano più spettatori,
ascoltatori, consumatori, ma produttori. E per questo vuole investire della sua critica
pratica in primo luogo la televisione e l'oggetto che ce la porta in casa, il televisore.
Così
a Treviso, dove vive, ha messo insieme un gruppo, TeleTNT, che propone dei giochi con la
televisione per "telespettatori non teledipendenti", in primo luogo bambini, e
il più semplice e radicale di questi giochi è quello di fare a pezzi un televisore. Con
un altro gruppo, Quinta parete, propone una Minimal TV che è la televisione più
piccola del mondo, fatta con mezzi poverissimi ma molto divertente, via cavo, in occasione
di fiere, raduni, convegni. Perché, come dice Verde, "la tv non esiste: sono solo
figurine". Nelle sue videoinstallazioni interattive più "classiche", che
ha raccolto sotto il nome Opere d'arto, la presenza degli spettatori interferisce
di solito con un loop, un circuito chiuso, fra telecamera e monitor. Non a caso la
proposta interattiva più elaborata di Verde ha a che fare con il paradosso del viaggio da
fermi, è un simbolo ironico del nomadismo psichico.
In Reperto Antropo-logico Uno Nove Nove Sette il visitatore vede una sedia a
rotelle con computer portatile e asta portaflebo, circondata da tappetini con scritto
"benvenuto". Sullo schermo del portatile si legge "Torno Subito": la
sedia sembra quindi abitata da qualcuno. Ma se lo spettatore si siede, la sedia inizia a
girare, e lui può attivare il computer portatile per collegarsi in rete o guardare i
programmi. "Oggi l'arte che si rapporta con la tecnologia," scrive Verde,
"non può che invitare gli spettattori a fare-da-sé, a farsi opera e fare opere come
meglio credono. L'artista e le istituzioni dell'arte non possono fare altro che mettere a
disposizione «contesti» fatti di macchine, spazi e tempi". |
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