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Approfondimento del 23 gennaio 1998

Giocattoli che pensano

a cura della redazione di www.galileonet.it esci da MediaMente


LEGOLa tecnologia progredisce sempre più in fretta. Soprattutto l'informatica e la microelettronica. Oggi troviamo sul mercato prodotti che fino a ieri erano addirittura impensabili. La maggior parte di noi assiste a questo progresso in modo passivo: acquista i nuovi prodotti e impara a usarli.

Ma pochi hanno idea di come funzionano. La tecnologia è diventata una specie di scatola nera. Non sappiamo cosa c'è dentro e soprattutto di solito non ci interessa. Purtroppo è una tendenza che spegne la nostra curiosità naturale.

Sarebbe bello recuperare una certa familiarità con le nuove tecnologie: non solo saperle usare, ma anche capire come funzionano. Però bisogna iniziare presto spiegandole prima di tutto ai bambini. Ma l'elettronica e l'informatica non saranno argomenti troppo complicati per loro?

InventionsForse. Ma c'è un sistema infallibile per imparare velocemente anche i concetti più difficili: imparare giocando. La Lego, l'industria che produce questi mattoncini di plastica per fare le costruzioni, ha annunciato che nei prossimi due anni aprirà dei "learning center", dei centri per l'apprendimento, in Europa e negli Stati Uniti.

In questi centri, che saranno una via di mezzo tra un museo della scienza e un parco di divertimenti, i bambini potranno giocare con una nuova generazione di mattoncini programmabili.

Si tratta di mattoncini intelligenti, che contengono dei microprocessori. I bambini, con l'aiuto di animatori esperti, potranno usarli per costruire dei robot che poi programmeranno attraverso un computer. Così avranno la possibilità di familiarizzare con le nuove tecnologie in modo attivo. Alle mie spalle vedete il sito della Lego in cui viene illustrato il progetto dei learning center. Il primo centro per l'apprendimento è stato inaugurato il 7 novembre scorso, all'interno del Museo della Scienza e dell'Industria di Chicago.

MSI Presents LEGO MindstormsRicordate la macchinina che qualche mese fa vagava tra le colline di Marte? Al museo di Chicago i bambini possono programmare i movimenti di una piccola rover, simile a quella che la NASA ha usato nella missione sul Pianeta Rosso.

Possono controllare una riproduzione in miniatura della macchina attraverso una telecamera e un computer e farla spostare su un modellino di suolo marziano. Ma dietro ai mattoncini intelligenti non c'è solo una grossa industria di giocattoli. Infatti sono stati realizzati in collaborazione con uno dei centri di ricerca più prestigiosi del mondo, nientemeno che il Massachusetts Institute of Technology di Boston.

Fin dal 1984 al MIT stanno pensando come collegare i famosi mattoncini a un computer. I primi modelli messi a punto dai ricercatori di Boston si collegavano attraverso dei cavetti, che erano però molto scomodi da usare. Ora invece hanno inserito dei processori, dei piccoli computer, direttamente all'interno dei mattoncini, che così sono diventati programmabili. Riescono a comunicare tra loro e anche con un normale personal computer.

Massachusetts Institute of TechnologyAl MIT li chiamano "giocattoli per pensare". Da sempre i bambini usano il gioco per esplorare il mondo e imparare come funzionano le cose.

Ora questi nuovi giocattoli stanno rivoluzionando il modo di usare l'informatica per l'apprendimento. Se finora il computer da tavolo è stato uno strumento per veicolare le informazioni, ora i bambini possono costruire da soli i propri strumenti e imparare a farli funzionare. Il mattoncino tecnologico del MIT si chiama Cricket.

Eccolo qua alle mie spalle. Riceve le istruzioni da un normale computer da tavolo attraverso un segnale a luce infrarossa, lo stesso sistema usato nel telecomando del vostro televisore. Si usa un'interfaccia fatta apposta che si collega alla presa del modem del computer. Poi bisogna puntare una sorta di telecomando verso il mattoncino. Dopo che è stato acceso, Cricket, o meglio il suo processore, interpreta le istruzioni ricevute.

RCXCi sono mattoncini diversi ciascuno con una sua funzione. Alcuni sono piccoli motori, altri sono sensori ottici che reagiscono alla luce. Altri ancora reagiscono al suono, oppure alla pressione. Quando vengono montati si scambiano tra loro le informazioni raccolte. Così il bambino può sbizzarrirsi e costruire macchine di qualunque tipo. L'unico limite è la sua fantasia.

Per programmare i mattoncini si usa il Cricket Logo. È un linguaggio di programmazione molto intuitivo, facile da usare. Ma soprattutto è trasparente. Cioè il bambino si rende conto del significato di ogni istruzione che imposta e capisce quale successione è necessaria per far compiere una determinata operazione al robot. Dunque, scrive il programma con il Cricket Logo sul computer e poi invia le istruzioni attraverso il telecomando a infrarossi. Il robottino le riceve e le esegue.

Ma cosa costruiscono i bambini con questi nuovi gioiellini? I ricercatori del MIT li hanno fatti sperimentare ai bambini delle scuole elementari di Boston. E i piccoli hanno dimostrato una fantasia davvero fervida. Una bambina, per esempio, ha costruito un sensore a pressione, l'ha montato su una piccola mangiatoia per uccelli in giardino e l'ha collegato a una macchina fotografica. Ogni volta che un uccellino si posa sulla mangiatoia, fa scattare il sensore ed ecco una bella istantanea della bestiola che si nutre.

Lego Technic CybermasterUn giovanissimo inventore di quinta elementare ha usato le costruzioni per risolvere un problema che lo affligge tutte le mattine. Quando la sua sveglia sul comodino squilla puntuale, lui la sente suonare, ma invece di alzarsi, la spegne e continua a dormire. È un problema comune a molti. Allora il bambino ha deciso di costruire una sveglia a cui non si può davvero resistere.

Per ora ha cominciato con un modellino, ma l'idea è decisamente efficace. Ecco che cosa ha fatto: ha costruito un letto in miniatura con un pupazzetto Lego sdraiato sopra e ci ha collegato la sveglia. Ma il letto nasconde anche un trucco: quando la sveglia suona il materasso rovescia il pupazzetto che, diciamo così, atterra su un nastro trasportatore che lo porta direttamente fuori dalla camera.

Non c'è niente da dire: è proprio una sveglia irresistibile.Gli insegnanti hanno chiesto al bambino se ha intenzione di brevettare la sua sveglia e costruire un modello a grandezza naturale del letto. Per ora pare di no. Preferisce spegnere la sveglia e continuare a dormire. Come ha sempre fatto.

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