Esperti del 12 dicembre 1997
Il Cyborg: 5. Il corpo disseminato
di Antonio Caronia
Al termine di questa passeggiata fra le mutazioni indotte dalla tecnologia, ci resta da
parlare di un fenomeno che a prima vista non ha nulla a che fare con il classico cyborg
elettromeccanico o genetico, perché riguarda un processo di smaterializzazione, di
virtualizzazione del corpo.
Quando entra in una rete, non
solo una rete telematica, ma anche la più usuale e familiare rete telefonica vocale, o la
rete televisiva, il nostro corpo, o un suo equivalente, si trasporta in qualche modo da
un'altra parte, si dissemina per questa rete. Con il telefono vocale ciò accade solo alla
nostra voce, la prima e la più immateriale delle nostre protesi tecniche, quella che ci
consente di comunicare; con la televisione è l'immagine più o meno fedele di noi che
viaggia nell'etere e appare simultaneamente su milioni di schermi; in Internet si
disseminano i nostri pensieri sotto forma di parole, o i simulacri che cominciano a
rappresentarci in certi siti, i cosiddetti "avatar" di cui qui
a MediaMente abbiamo già parlato.
Ma questi sono appunto simulacri immateriali, non corporei. Le
reti si confermerebbero quindi un luogo (o un non luogo) di immaterialità, di
virtualità. Ma il nostro corpo, per quanto immobile, per quanto fisso, è pur sempre
coinvolto: sono nostre le dita che battono sulla tastiera o cliccano il mouse, sono nostri
gli occhi che scorrono il monitor, sono nostri i neuroni che ordinano e danno senso agli
input sensoriali. Che non si possa fare a meno del corpo, anche in rete, ce lo ricorda
l'artista australiano Stelarc.
Stelarc,
che sostiene una posizione molto radicale, quella dell'obsolescenza del corpo naturale,
fino al punto di proporre di svuotarlo dei suoi organi naturali per sostituirli con nuovi
e più avanzati organi artificiali, realizza nelle sue performance un collegamento fra
corpo e tecnologia che fa uso della tecnica fondamentale delle reti: la trasmissione di
segnali elettrici lungo una linea (un cavo, un satellite). Il "terzo braccio"
robotizzato che Stelarc aggiunge ai suoi arti naturali nelle sue performance può essere
comandato dai movimenti dei muscoli del suo corpo, ma anche da un agente remoto via
computer. In Fractal Flesh per esempio (uno dei suoi ultimi lavori), Stelarc
collega il suo corpo, non solo il terzo braccio, al computer, e via Internet riceve i
comandi digitati sulla tastiera da operatori situati in altri luoghi. |
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