Approfondimento del 10 dicembre 1997
Giochi on line
di Enrico Ferrari
Dennis è uno studente di vent'anni. Quando torna a casa, alla fine delle lezioni, posa
i suoi libri e il suo cappellino da baseball. E indossa un'armatura anti-proiettile,
imbraccia il suo lancia bombe e anche uno scudo speciale che lo rende invisibile. Ora è Thresh.
E armato fino ai denti si avventura tra oscuri labirinti, passaggi segreti e pericolosi
trabocchetti alla caccia del suo eterno nemico: CrockMe. Sarà una lotta
senza quartiere e senza esclusione di colpi. Solo uno dei due sopravviverà alla partita.
Ma niente paura: anche se Dennis-Thresh dovesse malauguratamente avere la peggio,
l'indomani potrà tranquillamente tornare al college. Perché stiamo parlando di una
partita che si gioca via Internet. In un mondo popolato sì di mostri sanguinari, ma fatto
in realtà di bit.
Dennis è infatti uno dei membri di una comunità che sta diventando sempre più
numerosa sulla rete: quella dei giocatori. Nel 1996 erano circa un milione e mezzo. Ma
secondo alcuni esperti entro il 2001 il loro numero potrebbe esplodere fino addirittura a
23 milioni. E se pensate che i giochi in rete siano solo un passatempo per studenti, vi
sbagliate di grosso.
Ideare nuovi
giochi on-line significa anche inventare mondi e scenari virtuali sempre più raffinati e
attraenti. Significa esplorare e sfruttare fino al limite le possibilità della rete. E
soprattutto significa un business che entro cinque anni potrebbe arrivare a un miliardo e
seicento milioni di dollari. Con un mercato ancora praticamente vergine, perché se è
vero che i giocatori sono molti, è anche vero che essi rappresentano solo il 6% degli
utenti di Internet.
Insomma, il gioco e i giocatori virtuali potrebbero essere i pionieri di una
trasformazione della rete intera: dopo quella delle informazioni e dei servizi, il futuro
sarà forse della rete del divertimento. Nick Donatiello, presidente
della Odyssey, una società di ricerca di San Francisco, ha dichiarato:
"Il Pc è ancora visto come un oggetto fatto soprattutto per
produrre. Ora ha bisogno di una nuova identità come oggetto fatto per divertire. L'idea
che la rete farà concorrenza alla Tv fornendo i risultati sportivi o le quotazioni della
borsa è ridicola. Se non diventerà anche un mezzo per divertirsi non decollerà mai. E
divertimento significa gioco".
Naturalmente il primo problema è come trasformare tutto
questo in dollari sonanti. Finora la maggior parte dei giocatori on-line si è divertita
gratis. Ma molti provider stanno adottando il sistema della Tv via cavo: dal pay-per-view
al pay-per-play. Si tratta di un sistema di tariffe articolato a seconda del tipo di gioco
e della fascia oraria di utilizzo. Per esempio sulla sua Internet Gaming Zone la
Microsoft permette ai suoi abbonati di giocare gratuitamente a backgammon, ma farà pagare
giochi più intriganti come Fighter Ace o Asheron's Call.
Ma l'idea più rivoluzionaria arriva, guarda caso, da uno dei leader mondiali dei
videogiochi, la SegaSoft. Ed è un'idea che potrebbe fare molta strada in tutto il
commercio elettronico. Si tratta dei LEDO che sta per Limited-Edition Digital Object. Non
si paga tanto per giocare, quanto per acquistare, con soldi veri, gli strumenti virtuali
che servono. Armi, scudi, informazioni sui passaggi segreti, trucchi e così via sono in
vendita tra i 50 centesimi e i 15 dollari. Ogni giocatore può comprare un LEDO e usarlo
direttamente o rivenderlo o scambiarlo con altri giocatori. Tutto viene gestito da
Transactor, un programma che registra tutte le transazioni.
Il commercio telematico non è il solo a sentire gli effetti di queste innovazioni.
L'industria del gioco deve infatti risolvere anche problemi tecnologici legati alla
velocità della rete. E anche qui è all'avanguardia.
Torniamo per un momento a Dennis-Thresh. Proprio quando dopo una lunga caccia
il rivale CrockMe è finalmente a tiro, lo schermo del computer si blocca. Per alcuni
interminabili secondi l'immagine è congelata e Thresh è in balia del suo nemico. E' il
problema della latenza, il vero tallone d'Achille dei giochi. Perché se il ritardo non
preoccupa chi gioca a scacchi o a scarabeo, per chi è impegnato in un duello all'ultimo
sangue le cose cambiano. E non sono molti i giocatori disposti a pagare per poi vedersi,
diciamo così, congelati sul più bello. |