Inviati del 3 dicembre 1997
Informazione residua
di Michele Alberico
Se si cerca di abbracciare la rete in uno sguardo sinottico c'è
da rimanere disorientati di fronte alla impressionante mole di informazione che la
ragnatela veicola ogni giorno. Dal punto di vista della rete, dei suoi protocolli, delle
sue regole, tutta l'informazione è equivalente, non esiste alcuna graduatoria, lo scoppio
della guerra del golfo non ha alcuna priorità sulla diffusione della ricetta della torta
di mirtilli di Nonna Papera. E il commento di un illustre commentatore ad un fatto di
cronaca ha la stessa rilevanza di quello di ogni altro utente.
La rete sembrerebbe quindi fornire una grande opportunità: quella di permettere a
tutte le voci di esprimersi avendo le medesime possibilità di essere ascoltate.
Ciononostante è sufficiente dare un'occhiata ai contatori delle pagine personali (le
home page) di molti utenti per rendersi conto che le cose non stanno in questi termini.
Perché, seppure è vero che l'informazione su Internet viene diffusa tutta allo stesso
modo, essa è ricercata e recepita in modo assai diverso. La prima difformità è imposta
dall'interesse umano. Per un computer i bit sono tutti uguali per un uomo no. Esistono,
nel mare dei dati, nuclei di informazioni più ricercate, ritenute più significative di
altre. Ora, come ci insegnano i luoghi comuni dell'economia, dove c'è maggiore domanda
tende a crescere anche l'offerta quindi anche su rete sarà più facile imbattersi in un
certo tipo di informazione piuttosto che in un altro. Tuttavia possiamo ritenere questa
difformità semplicemente l'espressione diretta della libertà dell'utente, il risultato
dell'introduzione dell'elemento umano in un contesto tecnologico.
Questo fattore di difformità legato all'interesse umano non sembra comunque mettere in
crisi l'idea di una rete collaborativa e democratica in cui tutte le voci abbiano la
stessa possibilità di essere ascoltate. Ciò che letteralmente demolisce questa visione
sono altri fattori imposti dalla scelta degli strumenti di ricerca, di diffusione e di
selezione dell'informazione.
Prendiamo come
esempio i cosiddetti motori di ricerca ad albero. Questo è Yahoo il sito in assoluto più
frequentato nella rete. Comparire su Yahoo significa un'enorme pubblicità per il vostro
sito (infatti spesso ci si entra a pagamento), ma che fine fa tutto ciò che ne resta
fuori? E quello che resta fuori anche dagli altri motori di ricerca? E ancora: questa mole
di informazione non pubblicizzata o poco pubblicizzata che potremmo chiamare informazione
residua non tende forse a coincidere con l'informazione minoritaria, l'informazione non
ufficiale, l'informazione del dissenso?
Un altro
elemento di difformità è costituito dalle tecnologie di push. Gli Information Push sono
dei programmi che girano per la rete al posto dell'utente. L'utente compila un modulo
indicando i propri interessi (politica, cinema, sport...) e il programma selezionerà per
lui le notizie sulla base dei gusti espressi. Il più noto è questo: Pointcast. Pointcast
fa una visita alla Reuters, alla Associated Press, ad altre agenzie di stampa e mette
insieme il vostro giornale su misura. L'idea è formidabile per chi necessita in tempi
brevi di un tipo di informazione, chiamiamola così, "decisamente ufficiale", ma
il sistema inevitabilmente lascia da parte tutte le altre fonti informative di cui la rete
dispone, cioè crea altra informazione residua.
I tempi in cui ogni sito web fondava la sua identità fornendo una lista di link a siti
di argomento affine sembrano sempre più lontani. Oggi la maggior parte dei link che
trovate su siti di dimensioni medio-grandi sono pubblicità pagate da altri siti che
necessitano traffico, cioè che hanno bisogno che molta gente si colleghi facendo girare i
contatori di presenze, per vendere traffico. E' l'auditel della rete. Maggiori sono i
collegamenti al vostro sito maggiore è il valore di ciò che presentate in quel sito. E'
molto semplice per chi ha denaro trovare il modo di far conoscere il proprio sito.
Ciononostante ci sono in campo iniziative che
sembrano poter frenare questa tendenza, tutte queste iniziative fondano il loro successo
sul profondo senso di comunità e di simpatia (nel senso del sentire e del pensare comune)
che si è sviluppato tra i cittadini della rete. La prima di queste iniziative la dobbiamo
a Brewster Kahle, l'inventore di Wais (un vecchio sistema di
ricerca in rete simile al gopher), e si chiama Alexa. Alexa è un'applicazione
che lavora in collaborazione con il browser, il navigatore del vostro computer. Analizza
ogni sito che visitate controllando chi lo possiede, quanti siti lo linkano, cioè hanno
un collegamento che indirizzi verso di lui, quanto è popolare. Ma la cosa più importante
è che Alexa suggerisce dove andare dopo, confrontando quelle informazioni con quelle
acquisite dalle navigazioni degli altri utenti di Alexa. Il programma insomma ha lo scopo
di condividere le esperienze di navigazione di utenti diversi, anche se nella lista dei
suggerimenti, su questo non facciamoci illusioni, ci finiscono anche quelli che hanno
pagato Alexa per essere menzionati.
Alexa però è una
soluzione di buon senso alla questione del residuare dell'informazione, e del soccombere
dell'informazione non-ufficiale ai dettami di quella ufficiale. Un'altra iniziativa che va
in questo senso e che vale la pena di segnalare è quella di LinkExchange. La
storia di questa piccola compagnia ha tutti gli ingredienti del buon vecchio sogno
americano trasposto su web. Gioventù, idealismo, una buona idea, lavoro duro e la
possibilità di fare carrettate di denaro.
Tutto è cominciato quando Sanjay Madan e Tony Hsieh,
due laureati in scienze dei computer ad Harvard che a tempo perso sviluppavano siti web
per conto di piccole imprese, nello sforzo di aiutare i loro clienti a sviluppare traffico
verso i loro siti hanno avuto un'idea semplice ma strepitosa. Creare un network, una rete
di utenti che pubblicizzassero a catena ciascuno i siti dell'altro. L'idea fece breccia
immediatamente e in paio di giorni dozzine di siti si unirono al network. Un po' più di
un anno dopo la loro compagnia (LinkExchange) è diventata il network più grande della
rete e conta circa 100.000 membri con una media di circa 800 nuovi membri al giorno.
Da quanto risulta da un'indagine condotta dalla I/PRO,
un'agenzia che elabora statistiche sul Web, questi 100.000 siti significano qualcosa come
4 milioni di visitatori al giorno. Immaginatevi le potenzialità di questa piccola impresa
che con un investimento ridicolo e un'enorme carica di entusiasmo ha incrinato il sistema
tradizionale di diffusione dell'informazione.
Come funziona LinkExchange? Semplice. Ogni membro è tenuto a esporre all'apertura
della propria pagina un banner, uno striscione rettangolare (questo), che contiene una
pubblicità a un altro sito. La metà dei banner diffusi sono preposti a promuovere siti
di altri membri, e della metà rimanente un quarto a pubblicizzare la LinkExchange stessa,
mentre l'ultimo quarto è uno spazio riservato alla pubblicità delle aziende. Finiamo qui
questa navigazione, sulla pagina di Mauro nella collezione completa di testi su Don
Giovanni che ha messo a disposizione di tutti. |
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