Dalla TV alla rete RAI Educational

Approfondimento del 4 dicembre 1997

La realtà amplificata

di Antonio Leonardi


The Boeing CompanyAlla Boeing di Seattle, la fabbrica dove si costruiscono i Jumbo Jet, c'è un gruppetto di operai che da qualche mese lavora in modo un po' particolare.

All'inizio del loro turno, oltre alla vecchia tuta, questi uomini indossano un casco con una microtelecamera, uno speciale visore e tutta una serie di circuiti elettronici; si agganciano alla cintura un mini-computer portatile; e addobbati come chi gioca con la realtà virtuale cominciano ad armeggiare attorno agli aeroplani.

Ma gli operai non stanno affatto giocando. Anzi, presto anche molti dei loro colleghi potrebbero indossare caschi simili. Infatti sono, diciamo così, le cavie di un esperimento che potrebbe permettere di risparmiare molto tempo, e molti dollari, nella costruzione di ogni aereo. Vediamo come.

La parola magica è augmented reality, cioè realtà amplificata. La realtà amplificata è una parente stretta della realtà virtuale. Ma in questo caso non si tratta di costruire con il computer un ambiente immaginario o di ricrearne uno diverso da quello in cui siamo.

Boeing Business JetSi tratta piuttosto di amplificare la realtà reale. O meglio, di amplificare i nostri mezzi di percepirla. Insomma, i nostri occhi, le nostre orecchie, le nostre mani e il nostro cervello, potrebbero essere aiutati da alcuni dispositivi elettronici a svolgere meglio il loro compito.

Ma torniamo alla Boeing. Ogni aereo è percorso da decine di chilometri di fili elettrici. Una ragnatela di cavi che corre in ogni angolo del velivolo e che ne costituisce il "sistema nervoso".

E ogni cavo deve essere connesso esattamente alla sua presa perché anche un piccolo errore potrebbe essere molto grave. Inoltre ciascun aereo è leggermente diverso dall'altro, a seconda delle esigenze del cliente.

Insomma, cablare un aereo è un lavoro certosino: migliaia di fili devono trovare le loro connessioni e gli operai sono costretti a interrompere il lavoro molto spesso per osservare gli schemi di costruzione. E' un lavoro lungo e costoso.

Ed ecco dove interviene la realtà amplificata. La telecamera sul casco inquadra dei punti di riferimento colorati dipinti sui pannelli da cablare e li trasmette via radio a un computer centrale.

The Boeing CompanyIn base ai punti di riferimento, il computer capisce in quale punto dell'aereo sta lavorando l'operaio e invia tutte le informazioni registrate nella sua memoria.

Gli schemi elettrici e le istruzioni dettagliate su come connettere le prese appaiono così sul visore del lavoratore, e sono continuamente aggiornati in base alla zona che egli sta osservando e inquadrando con la microcamera.

Per ora quello della Boeing è un esperimento limitato. Ma sembra che grazie alla realtà amplificata completare l'impianto elettrico di un Jumbo sia dal 20 al 50% più veloce. E quindi più economico.

Se il casco per la realtà amplificata è arrivato agli operai, in campo aeronautico i primi a usarlo sono stati però i piloti. Infatti sono stati sperimentati dispositivi che proiettano informazioni e parametri di volo direttamente sulla visiera del casco, senza che il pilota debba distrarsi per osservare gli strumenti.

Ma un giorno o l'altro, chiunque di noi potrebbe portarsi in giro un dispositivo simile a quello della Boeing. Ci stanno lavorando al Massachusetts Institute of Technology. A cosa dovrebbe servire? Vediamo un esempio.

Sales and ProductionA molti di noi capita di incontrare qualcuno il cui viso ci è noto. Ma, nonostante gli sforzi, non riusciamo a ricordare il suo nome o dove e quando ci siamo già visti.

A parte l'imbarazzo, la memoria annaspa per cercare il ricordo giusto. Con un piccolo aiuto dalla realtà amplificata la situazione sarebbe risolta.

A ogni incontro la telecamera e i microfoni del casco registrano il volto dell'interlocutore, la sua voce, gli argomenti della nostra conversazione e così via. Grazie al posizionamento satellitare Gps il sistema registra automaticamente anche data, ora e luogo dell'incontro.

Tutto finisce nella memoria del mini-computer che gestisce il dispositivo. A ogni incontro successivo, l'apparecchio restituisce le informazioni del suo archivio: con chi stiamo parlando, dove e quando lo abbiamo già incontrato, di cosa avevamo discusso e così via.

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Ma non è tutto. Se, per esempio, nella nostra chiacchierata si iniziasse a parlare dei Beatles, il sistema potrebbe trasmettere tutte le informazioni sul complesso: la loro storia, i loro dischi, i loro successi. Potrebbe insomma fornirci tutti gli elementi per sostenere una discussione brillante e approfondita. torna a inizio pagina