Esperti del 14 novembre 1997
Nomadi-stanziali: 2. Passato e presente
di Antonio Caronia
La nostra
mente sa fare fughe meravigliose, sa inventare mondi inesistenti e forse anche
impossibili, sa concepire situazioni assurde. Ma questa possibilità di sganciarsi dalle
condizioni dell'esistenza quotidiana ha dei limiti precisi, che sono i limiti dell'origine
fisica, corporea del nostro pensiero.
Per descrivere i mondi astratti e immaginari della nostra fantasia, o l'organizzazione
logica dei nostri pensieri, noi siamo costretti a fare riferimento a situazioni più
immediate, e quasi sempre trasportiamo in questi mondi più astratti la nostra esperienza
percettiva dell'ambiente che ci circonda.
Quando inventiamo una nuova rete di relazioni immateriali mediate dalla potenza di
calcolo e dalla versatilità del computer, non troviamo altra parola per descriverla che
la parola "spazio", e ci mettiamo davanti il prefisso "ciber-" per
indicarne la novità. Quando vogliamo indicare la situazione di mobilità, di libertà, di
incertezza che regna nella comunicazione telematica, diciamo che siamo "nomadi".
Ma qui viene fuori un altro paradosso, uno dei tanti del mondo della rete. Possibile che
non riusciamo a fare a meno del passato?
Possibile che per descrivere una situazione che ci appare così nuova, così inedita,
dobbiamo riesumare una parola che indica una condizione delle origini della storia, una
condizione superata dagli sviluppi successivi (l'agricoltura, l'industria)? Questo
paradosso si presenta di frequente in questi anni - anni di sviluppo, di maturazione, di
superamento (dicono alcuni) della modernità - soprattutto nelle culture giovanili. |
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Musica
techno-trance, tatuaggi e piercing, cultura "tribale", sono fenomeni largamente
diffusi nel mondo giovanile oggi, in una strana ma affascinante mescolanza di tecnologia
d'avanguardia e di immagini e pratiche che potremmo definire arcaiche.La postmodernità
(o la supermodernità, se preferite) sembra avere una particolare predilezione per il
recupero dell'antico, del superato, del premoderno. Non vorrà dire forse, questo, che la
rivoluzione agricola e quella industriale hanno tagliato via troppo frettolosamente una
dimensione "nomade" che è connaturata all'esperienza umana, di cui l'uomo non
può fare a meno? |
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