Approfondimento del 10 novembre 1997
L'anonimato su Internet
Qualcuno ci osserva dall'altra parte della rete, quando navighiamo su Internet.
Ogni volta che raggiungiamo un sito, senza saperlo lasciamo una sorta di biglietto da
visita con i nostri dati: da quale Paese siamo collegati, il nome del nostro provider,
persino che tipo di computer stiamo usando, quale browser e qual è l'ultima pagina che
abbiamo visitato.
C'è di più: con l'aiuto di semplici programmi, i gestori del sito possono ottenere il
nostro indirizzo di posta elettronica e un elenco delle pagine che abbiamo visitato
dall'inizio del collegamento fino a quel momento. A volte queste informazioni vengono
registrate. Agenzie pubblicitarie con pochi scrupoli, i cosiddetti "spammer", se
ne servono per conoscere gli interessi del pubblico e poi bombardare le caselle di posta
elettronica con pubblicità mirata.
Lo stesso accade quando inviamo un messaggio ad un'area di discussione pubblica.
Chiunque può leggere il nostro indirizzo nell'intestazione. Gli spammer usano programmi
che si spostano nella rete alla ricerca di liste di messaggi. Estraggono automaticamente
gli indirizzi dalle intestazioni e il gioco è fatto.
Che cosa possiamo fare per evitare tutto ciò? Perché essere nel mirino degli spammer
è una violazione della nostra privacy che può causare danni concreti. Se non ne siete
convinti, pensate a come reagireste ricevendo ogni giorno decine di telefonate
indesiderate. Allo stesso modo, scaricare un gran numero di messaggi dalla casella di
posta elettronica è una seccatura che costa tempo e denaro.
Una prima regola per difendersi: quando si invia un messaggio ad un'area destinata alla
lettura pubblica, è bene sostituire l'indirizzo del mittente con uno di fantasia. Questo
dovrebbe bastare ad ingannare un programma. Chi vuole una risposta potrà sempre inserire
il vero indirizzo nel testo del messaggio.
Ci sono, comunque,
sistemi anche più efficaci per proteggere il proprio anonimato elettronico. Sono i
remailer, offerti da alcuni siti, come questo che vedete (http://www.myemail.net/anonymous.html ). L'utente invia
il suo messaggio alla casella elettronica del sito specificando nella prima riga del testo
l'indirizzo del destinatario. Il remailer cancella dal messaggio qualunque informazione
che possa far risalire al mittente e lo invia a destinazione.
Ma, come abbiamo visto, anche solo navigando da un sito all'altro lasciamo dietro di
noi tracce che ci identificano. Per muoversi in piena riservatezza si può allora
ricorrere ad un anonimizzatore. In rete ce ne sono diversi, ad esempio quello che state
vedendo (http://www.anonymizer.com ).
Basta compilare un modulo con l'indirizzo della pagina web che
ci interessa e il programma provvederà a prelevare il contenuto per noi. Così nessuno
sarà in grado di seguire i nostri spostamenti sulla rete o di ottenere informazioni su di
noi.
Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia. Infatti, non sempre chi usa i remailer è
animato dalle migliori intenzioni. C'è chi spedisce insulti e minacce e chi si serve
dell'indirizzo anonimo per scambiare software pirata o materiale fuorilegge.
Per scoraggiare i malintenzionati, in alcuni casi le autorità hanno imposto ai gestori
dei siti di rivelare la vera identità del responsabile di un reato. È accaduto ad uno
dei più famosi remailer, ospitato da un sito finlandese. Qualcuno l'aveva usato per
diffondere in rete del materiale protetto da copyright e il giudice è intervenuto. Per
evitare altri episodi sgradevoli, il gestore ha deciso di chiudere il remailer. |