Approfondimento del 7 novembre 1997
Televisione 3D
di Enrico Ferrari
Niente paura, il vostro televisore funziona perfettamente, ed il nostro servizio non ha
problemi di video: quelle che state vedendo sono le prime immagini, fornite dalla IRT di
Monaco di Baviera, di un servizio sperimentale che sembra fantascientifico: la televisione
tridimensionale.
Per la verità non è certo una cosa nuova sentir parlare di immagini 3D, e su questo
ci torneremo più avanti, ma la vera novità rispetto alle applicazioni del passato è che
gli studi in corso sono molto avanzati e soprattutto i risultati raggiunti sono
sorprendenti ed è già possibile pensare ad applicazioni pratiche del progetto.
Quelle che vedete qui sono
realmente immagini cosiddette "stereoscopiche", cioè tridimensionali, ma
purtroppo i normali televisori non sono compatibili con questa nuova tecnologia ed è
questo il motivo per cui non si vede l'effetto 3D ed anzi il video risulta molto
sfarfallante e fastidioso.
Ma la tecnica dell'olografia è utilizzabile solo per le immagini fisse. Per quelle in
movimento si è tentato varie volte di produrre film o trasmissioni televisive cosiddette
in 3D. Tutti ricordano i film che andavano visti utilizzando degli speciali occhialetti
colorati per metà di verde e per metà di rosso, l'effetto finale era purtroppo molto
deludente, e anzi l'impressione finale che se ne ricavava era quella di una gran
confusione.
In realtà questo approccio alla tecnica 3D è stato dannoso alla ricerca del settore,
perché ha dato cattiva fama alle tecniche di stereoscopia ritardandone lo sviluppo. Una
delle cause dei ritardi nello sviluppo del 3D è proprio dovuta a questi spettacoli, come
ci spiega l'Ing. Armando Chiari della Fondazione Ugo Bordoni, che si occupa di 3DTV, che
ci spiega il valore puramente storico di quegli esperimenti.
La Fondazione Ugo Bordoni opera nel campo della ricerca scientifica relativa alle
telecomunicazioni e nel contesto delle comunicazioni multimediali sta sviluppando una
serie di studi sulla televisione stereoscopica, nell'ambito del progetto COST230,
supportato dalla Comunità Europea.
Gli italiani sono in prima fila in questa sperimentazione e siamo andati a visitare il
laboratorio televisione dell'Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle tecnologie
dell'informazione, dove abbiamo visto come i ricercatori della Fondazione stiano
sviluppando i sistemi per la televisione tridimensionale secondo la tecnica della
stereoscopia, un concetto difficile che proveremo a spiegare in maniera semplice.
Tutto si basa sull'accoppiamento di due canali video, destinati all'occhio sinistro e
destro: le riprese vengono fatte grazie a due telecamere tradizionali sincronizzate, e
poste sullo stesso asse ravvicinate fra di loro. La vicinanza fra le telecamere, o meglio
fra i loro assi di ripresa, corrisponde alla distanza media degli occhi di una persona
adulta, circa 65 mm. I due dispositivi di ripresa "vedono" la stessa scena da
due punti distinti, anche se ravvicinati, e la seguono sempre come farebbero gli occhi
umani.
Se la ripresa stereoscopia è relativamente semplice, la riproduzione in 3D è invece
notevolmente più complicata. La tecnica più recente è chiamata "scansione
sequenziale", i due segnali video registrati vengono riprodotti non
contemporaneamente, bensì in modo da alternare una dopo l'altra le immagini sinistra e
destra, e l'effetto profondità viene dato grazie alla persistenza dell'immagine sulla
retina. Purtroppo perché il tutto venga visto correttamente dall'occhio umano servono
ancora altre apparecchiature, altrimenti riproducendo le immagini sui mezzi tradizionali
come il vostro televisore si ottengono solo delle immagini sfarfallanti.
Per la visualizzazione stereoscopica , le due immagini sinistra e destra vengono
presentate su un monitor particolare che ha la funzione di separarle e inviarle a ciascuno
dei due occhi.
All'inizio i due segnali video venivano
riprodotti su due monitor, accoppiati otticamente, in maniera poco pratica. Si è poi
ricorso ad un singolo monitor particolare, davanti al quale viene posto un cristallo
speciale che ha la capacità di polarizzarsi 100 volte al secondo.
All'osservatore arrivano così agli occhi due tipi di immagini "polarizzate",
una delle quali trasporta il canale video di destra mentre l'altra trasporta quello di
sinistra. In questa fase quindi i due canali vengono visualizzati contemporaneamente ma
separatamente, come se viaggiassero su due binari paralleli.
Per far sì che all'occhio sinistro arrivi solo il canale sinistro e al destro solo
quello destro, si usano degli occhiali polarizzati che separano per ogni occhio il canale
che gli compete: i binari sui quali le immagini viaggiavano parallelamente, prendono
ognuno la direzione di un occhio. Gli occhiali polarizzati, che non hanno nulla a che fare
con i famosi occhialetti rosso/blu, fanno sì che l'occhio sinistro veda quello che ha
ripreso la telecamera di sinistra, ed il destro la telecamera di destra.
Il kit contiene anche altri componenti, che sebbene risultino separati dal monitor, è
possibile ipotizzare che nel futuro possano essere forniti direttamente in un unico box
integrato. Tutto il sistema viene spiegato dall'Ing Chiari. Un kit del genere in commercio
non è ancora disponibile, ma lo sono le singole componenti. Se quindi non è possibile
pensare ad una commercializzazione prossima del sistema, già si può ipotizzare un costo
per l'utente finale molto basso, sicuramente compatibile con le apparecchiature televisive
domestiche. |