Esperti del 30 ottobre 1997
Calcolo Parallelo
di Antonio Leonardi
Ciao a tutti. Oggi parliamo di computer, anzi di super-computer. Parliamo di macchine
che sfruttano il cosiddetto "calcolo parallelo": un modo per costruire
calcolatori molto veloci e molto potenti con gli stessi microprocessori del computer che
avete a casa. L'idea è abbastanza semplice. Immaginate di portare la vostra auto in
officina per una revisione completa e rapida.
O c'è un meccanico super-veloce che fa
il lavoro da solo, oppure si può smontare la macchina e affidare il compito a tanti
meccanici "normali".
Uno si occupa del motore, uno della carrozzeria, uno delle gomme e così via. E alla
fine l'automobile viene rimontata. I computer paralleli lavorano proprio così: hanno
tanti cervelli "normali" che lavorano assieme per risolvere ciascuno una piccola
parte di un problema.
Ma perché c'è bisogno del calcolo parallelo? Certo, da quando i primi calcolatori a
scheda perforata sono entrati nei laboratori, i progressi sono stati enormi. Ma l'appetito
vien mangiando, e più i computer diventano potenti, più sono spinte le prestazioni che
gli scienziati richiedono. Il problema è che ci sono dei limiti insuperabili alle
capacità di un singolo processore. E stiamo ormai avvicinandoci a questi limiti. Non
solo.
Ormai ogni piccolo miglioramento delle prestazioni di un processore costa moltissimo e
richiede molto tempo di ricerca e sviluppo. E allora ecco l'idea del calcolo parallelo.
Oggi i calcolatori paralleli più potenti lavorano con 2048 processori e riescono a
svolgere fino a 100 miliardi di operazioni al secondo. Ma sono già allo studio quelli
della prossima generazione che sfonderanno la barriera dei 1000 miliardi di operazioni al
secondo.
L'idea del calcolo parallelo è tutta italiana.
Infatti il primo calcolatore parallelo è nato nel 1984 nei laboratori dell'Infn,
l'Istituto nazionale di fisica nucleare. A quel tempo i ricercatori dell'istituto dovevano
affrontare calcoli complicatissimi per le loro ricerche.
L'unico super-computer disponibile poteva essere "affittato" per un massimo
di 100 ore di lavoro. Troppo poco. E non c'erano abbastanza fondi per comprarne un altro.
Ma la necessità aguzza l'ingegno e i fisici, guidati da Giorgio Parisi, decisero di
costruire il loro calcolatore da soli, facendo lavorare simultaneamente i processori che
già avevano a disposizione. |