Approfondimento del 30 ottobre 1997
Sophia Antipolis
di Antonio Leonardi
Il famoso Villaggio Globale oltre che essere un termine sicuramente abusato, è anche
la denominazione di una società connessa ed operante secondo dei continui interscambi non
solo tecnologici, ma anche culturali e sociali.
In
altre parole il Villaggio Globale dovrebbe essere un luogo dove non solo una grande
tecnologia mette in contatto gli uomini, ma contribuisce anche a creare una società in
cui tutte le componenti si fondono armonicamente in un unico elemento.
Abbiamo detto "dovrebbe essere" perché in realtà il villaggio globale non
esiste a livello planetario; forse ci arriveremo in un prossimo futuro, per il momento
possiamo solo sperimentare tanti piccoli villaggi locali, dove una elevata
interconnessione fra le persone e le componenti sociali ci può fornire un banco di prova
per quello che , speriamo, vivremo tutti nelle grandi città e fra le nazioni.
Una di queste città laboratorio è Sophia Antipolis, la primi tecnopoli d'Europa che
sorge a pochi chilometri da Nizza, in Francia. Contrariamente a quello che si potrebbe
pensare, cittadine sperimentali come questa nulla hanno a che fare con i tetri paesaggi
alla Blade Runner, assomigliano invece molto di più ai classici paesi di provincia, dove
i ritmi hanno una dimensione più umana;
in
più qui è la tecnologia che contribuisce ad unificare la comunità ed a conglobare tutte
le sue attività. Su una superficie pari ad un quarto di Parigi, sedicimila persone, in
genere altamente qualificate, lavorano da 25 anni in un "parco tecnologico" che
racchiude i settori dell'informatica, delle telecomunicazioni multimediali, della scienza
e della ricerca.
Lo scopo di Antipolis è quello di far collaborare ricercatori che provengono da
settori diversi, i fisici lavorano con i matematici, i chimici ed i biologi, perché uno
degli obiettivi della città è quello di razionalizzare e semplificare: l'interesse della
ricerca è volto qui a trovare piccole soluzioni ai differenti problemi alfine di trovare
un comune modus operandi che consenta di armonizzare gli sforzi della ricerca.
Questa tecnopoli è quindi altamente ingegnerizzata e cablata: nata nell'era
pre-internet ha fatto della interconnessione interna i suoi punti di forza;
questo centro pilota per le autostrade dell'informazione ha realizzato una
grande potenza in termine di rete, creando un modello facilmente esportabile anche ad
altre realtà circostanti e magari al resto del pianeta.
Antipolis non è una sterile applicazione informatica fine a sé stessa: le reti
vengono anche usate per propagandare e svolgere attività culturali altrimenti non
realizzabili con i mezzi tradizionali. Il coro di Valbonne Sophia-Antipolis, ad esempio,
esisterebbe tranquillamente anche in una città normale senza molte differenze.
Quello che lo rende unico è come viene gestito l'insegnamento: grazie ad un sistema di
videoconferenza è infatti possibile svolgere le lezioni sia con l'insegnante tradizionale
che con un tutor esterno, come in questo caso, che spiega i passi salienti e dimostra dal
vivo con la sua voce come eseguire una partitura, pur non essendo fisicamente presente.
Come
abbiamo visto grazie alle informazioni diffuse da sistemi multimediali si può assistere
ad un corso di canto in diretta tra Dallas e Sophia Antipolis. Ma tutto ciò non
assomiglia a qualche cosa di già visto, magari proprio la cara vecchia televisione?
Abbiamo proprio chiesto che differenza c'è con la televisione a...
Questa è una simulazione di un parto, si può vedere la rappresentazione del bacino
della donna sul punto di partorire. Si tratta di vedere se la testa può passare
attraverso il bacino o se è necessario fare un cesareo: nella applicazione reale che si
sta sperimentando ad Antipolis un chirurgo potrà fare una operazione molto complicata,
fermarsi e consultare uno specialista ovunque nel pianeta.
Potrà inviargli una immagine tridimensionale ed estremamente dettagliata e chiedere un
consulto, le immagini virtuali possono essere ruotate e modificate per provare prima su
computer quello che avverrà sul corpo umano durante l'operazione.
C'è spazio naturalmente anche per il divertimento, con la TV interattiva ed il video
on demand: ad Antipolis scegliere quale film della saga di Star Trek vedere, o quale
registrazione di un concerto rock ascoltare, è semplice come usare un telecomando.
Film,
cataloghi e reportage sono letteralmente a portata di mano, così come la possibilità di
comprare un biglietto aereo o di fare acquisti.
E anche le applicazioni per la sicurezza ambientale e la protezione civile trovano
spazio: grazie alle immagini da satellite è possibile costruire modelli per la previsione
degli incendi ed il loro controllo; il sistema integrato attiva i vigili del fuoco e
provvede a fare una stima della propagazione del fuoco, calcolando i danni che potrà
produrre e suggerendo agli uomini a terra quali barriere taglia-fuoco avranno più
efficacia.
Antipolis non resta un progetto isolato: una impresa di mosaici che si trovava nei
pressi della tecnopoli si è rivolta ai ricercatori per trovare una via d'uscita ad una
crisi che rischiava di farla chiudere. Sperimentando nuove tecniche e modernizzando il
processo produttivo, l'impresa ha ampliato e diversificato la sua produzione, diventando
di nuovo attiva e concorrenziale.
Una dimostrazione pratica di come la tecnologia non è rimasta a
contemplare sé stessa, ma anzi è stata richiesta da una entità esterna alla tecnopoli
come mezzo per salvare una attività industriale, e quindi posti di lavoro.
Allora, questo che abbiamo voluto mostrare non è tanto un viaggio nel futuro, quanto
una speranza per il presente. Nessuno pensa che le città in cui vivremo domani avranno le
automobili volanti ed il cibo generato sinteticamente come plastica: |