Puntata del 12 febbraio 1997
Tecnologie dell'educazione
La trasmissione del sapere alle nuove generazioni
Introduzione
Buonasera e benvenuti a MediaMente.
In questa puntata parleremo delle tecnologie dell'educazione. La trasmissione del
sapere alle nuove generazioni rappresenta uno dei problemi fondamentali per una società.
In un certo senso, la formazione costituisce il processo di riproduzione della società,
come la procreazione garantisce il perpetuarsi di una specie.
Nel corso dei secoli dunque la varie civiltà e culture hanno sviluppato un serie di
istituzioni di figure sociali e di tecniche per rendere efficiente il processo della
formazione: la scuola, l'università, l'insegnate, il libro, gli esami.
Cosa succederà, o sta succedendo a queste istituzioni con la rivoluzione digitale?
Le opinioni le speranze e i timori in questo campo sono veramente molte.L'insegnante
verrà sostituito da un bel computer, magari multimediale? I libri di testo dai CD-ROM? E
la classe, verrà rimpiazzata da un collegamento via rete o dalla televisione?
E quale è la situazione in Italia, dove la scuola e l'Università sono state in crisi
perenne, dal 68 in poi? Abbiamo cercato di fare una piccola inchiesta per abbozzare alcune
risposte a queste domande.
Quello che è certo è che il modo di insegnare/imparare che oggi conosciamo, con tutto
quel che ne deriva, valutazione, mezzi di studio, tempi dello studio, subirà un grande
cambiamento. È questa l'opinione espressa dal nostro editorialista, il filosofo ed
epistemologo Giulio Giorello.
Editoriale Giulio Giorello
Il problema, come si può capire, è estremamente complesso e estremamente però
importante, perché, per citare il vecchio Nietzsche, stiamo attenti all'avvenire delle
nostre scuole. Avvenire molto incerto e non sempre direi, anche per le condizioni generali
dell'istruzione, non dico solo in Italia, ma anche nell'Europa, non sempre, certo, sereno.
Una cosa che forse si potrebbe dire è questa. Ancora adesso si parla di un insegnante o
di un esperto che deve dominare la propria materia. Ecco io credo che questo dominare non
esista - questa sia un'illusione - e che curiosamente è proprio lo sviluppo di
tecnologie, che possono essere utilizzate anche a fini di controllo e di dominio - lo
abbiamo più volte per segni vari e discussioni segnalato questo pericolo, quest' incubo,
l'abbiamo segnalato, è stato detto. Lo dicono forse, molto meglio di noi, appunto, alcuni
scrittori di, possiamo chiamarla ancora, "fantascienza".
Ecco questo tipo di dominio però può essere messo in crisi dagli strumenti del
dominio stesso. Gli strumenti servono per controllare, ma chi controlla gli strumenti? Il
solito discorso insomma. Credo che - non so, ma è una sensazione - gli insegnanti, i
professori devono rinunciare a dominare. Qui si tratta di muoversi rapidamente, con
magari, talvolta, utilizzando una metafora: "l'arte della fuga", più che un
pugno sul tavolo di chi comanda. Piuttosto è la capacità di sapersi togliere quand'è il
momento, quindi prudenza, una certa sana diffidenza e prudenza. Anche perché - non so se
vi ricordate quella storia dell'insegnante, credo che sia una storia di Walt Disney, in
cui Paperino insegnante, fa il dominatore e batte sempre i pugni sul tavolo, poi i
ragazzini gli mettono, dove batte il pugno, un chiodo -, ecco, non vorrei, che in molti
casi, che questa fosse la sorte di molti dominatori della cultura, che poi si trovano a
sbattere il pugno su un bel chiodo informatico, che non è così fisico, come il chiodo
d'acciaio, ma fa male, può fare anche male.
Insegnamento a distanza
Il rapporto tra tecnologie e educazione riguarda molti aspetti del processo formativo.
Senza dubbio quello che attira maggiormente l'attenzione, e su cui si stanno investendo
grandi risorse economiche e scientifiche, è l'insegnamento a distanza. L'uso delle reti
telematiche, insieme a quello di più tradizionali strumenti audiovisivi, infatti permette
di deterritorializzare l'insegnamento, spostandolo dal suo luogo d'elezione, l'aula, per
collocarlo nella casa dello studente, o in apposite sedi attrezzate. Naturalmente per una
serie di motivi culturali ma anche formativi, l'insegnamento a distanza si adatta alla
formazione superiore e professionale, piuttosto che alla scuola. In fondo il rapporto
sociale che si instaura in una classe scolastica è parte fondamentale del percorso di
crescita di un adolescente.
Open University
Ci sono diversi modelli di università a distanza, che differiscono per organizzazione
e per tipo di tecnologie utilizzate. Uno è quello del campus virtuale. Si tratta di una
Università vera e propria, dotata di una struttura, anche gestionale, autonoma, i cui
servizi vengono erogati solo a distanza, attraverso vari canali. Le esperienze in questo
settore sono ormai molte in tutto il mondo, ed alcune sono in funzione da anni.
Il maggiore esempio di Università
virtuale è senza dubbio la Open University inglese (http://www.open.ac.uk
),
fondata ben 27 anni fa. La Open University, della quale stiamo vedendo il sito Web,
fornisce corsi universitari a tutti i livelli, fino al dottorato di ricerca. Come un
normale Ateneo, i precorsi di studio sono divisi in Facoltà, che coprono tutti i settori
accademici, e corsi di specializzazione. Attualmente ha più di 200.000 iscritti, e non
soffre di alcuna carenza infrastrutturale. La gran parte del percorso di studi, infatti,
avviene mediante lezioni on-line e materiali didattici audiovisivi. Naturalmente non
mancano momenti di incontro reale, ad esempio per la valutazione, ma si tratta di una
parte marginale della vita universitaria.
Una struttura simile caratterizza l'americana City University, che con 14.000 iscritti
è una delle maggiori Università del Paese (http://www.cityu.edu
).
Naturalmente questi campus virtuali sono Università a tutti gli effetti: dunque è
necessario iscriversi, e pagare le relative quote. Ad esempio la City University costa da
un minimo di 70 a un massimo di 250 dollari per corso.
Corsi on-line
Accanto alle università virtuali vere proprie, sono nate una serie di esperienze, e
sperimentazioni parziali di formazione a distanza, che si integrano con le strutture
tradizionali. Molte Università, specialmente nel mondo anglosassone, hanno attivato dei
corsi on-line. La maggior parte di queste progetti si basa sulla rete Internet. Le
lezioni, o meglio le dispense, vengono erogate tramite Web. La posta elettronica, e le
liste di discussione invece permettono agli studenti di tenersi contatto tra loro e con i
docenti, e di fare vere e proprie discussioni collettive sui temi di studio. In alcuni
casi sono previste delle vere e proprie videoconferenze, attraverso i sistemi a basso
costo attualmente disponibili su Internet, come CUSEEME.
Ma quale è la situazione dell'educazione a distanza in Italia ? Il panorama non è
decisamente brillante. Ma non mancano alcune esperienze di frontiera vitali ed importanti.
Una dei progetti più interessanti, anche per il contesto in cui nasce, è quella
realizzato dal Professor Mario Ricciardi, dell'Università di Torino. Intorno alla sua
cattedra di Teoria dei Nuovi media, presso la Facoltà di Lettere, è nata una comunità
virtuale di studenti e laureandi. Abbiamo chiesto al Professor Mario Ricciardi di
raccontarci qualcosa di questo suo esperimento di didattica e poi in generale quali
potranno essere i vantaggi potranno derivare per l'insegnamento universitario dalle nuove
tecnologie.
"Ma, io qui vedrei due campi distinti, se tutto andrà bene si riuniranno, però
in prima battuta probabilmente sono distinti. Un campo è strategico, però richiede delle
scelte politiche di investimento essenziali ed è quello che deve avvalersi in qualche
misura delle nuove tecnologie della comunicazione, cioè in particolare, io penso alle
forme di Distance Education e di On Line Education. Allora, su questo punto bisogna essere
molto chiari, credo che il discorso riguardi l'insieme della comunità universitaria e
delle sue scelte fondamentali; ad esempio negli ultimi incontri il Ministro
dell'Università Luigi Berlinguer ha annunciato queste cifre, 185.000 studenti iscritti
all'Università di Roma, 135.000 di questi 185.000 non hanno dato neppure un esame negli
ultimi 5 anni. Allora se questi sono i dati, se queste sono le situazioni (compresa,
secondo me, la tragedia dell'edilizia universitaria; io insegno a "Scienze della
Comunicazione" da anni nei cinema, quindi la mia comunicazione è la peggiore
possibile) io credo che al di là di tutte le resistenze che ci possono essere la
questione dell'insegnamento a distanza nelle sue varie forme (in rete, non in rete,
integrata, via satellite, televisiva, ecc.) vada posta assolutamente.
L'altro terreno,
invece, più facilmente percorribile, è quello più specifico. Nel caso nostro il punto
di partenza è stato molto semplice ed è nato dalla difficoltà di non avere un rapporto
decente e dignitoso tra docente e studente. In secondo luogo è stato il tentativo di
superare quella che, tutto sommato, è la posizione media, alcuni in modo spiritoso,
dicono, più avanzata, che emerge dai vari consigli di facoltà, e cioè quella di
considerare lo studente un'appendice dolorosa, ma necessaria. Allora, a quel punto, la
scelta di Baudhaus
cioè di questa comunità virtuale di tesisti si è rivelata di bassissimo costo perché
gli studenti hanno avuto, com'è giusto, l'accesso ad Internet, hanno avuto indirizzi di
posta elettronica, hanno costruito un Web con investimenti zero lire, cioè lo hanno fatto
tutto loro, hanno avuto semplicemente un'ospitalità gratuita, ma come tutti sanno lo
spazio sarebbe un costo irrisorio, ed hanno incominciato a costruirsi il loro rapporto
didattico col docente, tra di loro, quindi si è scoperto che gli studenti possono anche
comunicare reciprocamente, possono comunicare nel tempo, quindi trasferire le loro
esperienze anche a coloro che verranno dopo evitando quella che è una vera e propria
forma di segregazione culturale, ed infine mettendosi sul mercato. Hanno fatto i loro
profili, i loro curricula e gli imprenditori e le aziende che erano interessate potevano
vedere rapidamente e facilmente i loro curricula su Internet e quindi eventualmente
intervenire. A me sembra che questo tipo di esperienze siano, credo, facilmente
realizzabili all'interno di un'università normale."
Domanda:
"Molti studiosi sono concordi nell'affermare che, dal punto di vista cognitivo,
queste tecnologie modificheranno i processi di apprendimento. Nella sua esperienza ha
notato già un cambiamento nella qualità e nelle modalità dell'apprendimento nei suoi
allievi?"
Risposta di Mario Ricciardi:
"Dunque, per quanto riguarda i testi letterari l'esperienza che ho fatto io mi
induce a queste considerazioni; la prima è che, in linea di massima, gli studenti che
hanno utilizzato analizzatori di testi o comunque strumenti informatici sul trattamento
dei testi, hanno imparato a leggere di più i testi e non di meno. Secondo, in linea
generale, gli studenti, che potremmo dire, di capacità medie, di intelligenze medie, con
curricula medi, hanno dato i risultati migliori, rispetto alle aspettative, utilizzando le
nuove tecnologie. Sono due dati, mi sembra, abbastanza interessanti."
Domanda:
"Dicevamo che l'esperienza di Baudhaus, coordinata dal Professor Ricciardi, è
interessante anche perché nasce nell'ambito di una Facoltà di Lettere, il tempio degli
Studi Umanistici. Insomma, la formazione umanistica, proprio in virtù delle innovazioni
introdotte dalle nuove tecnologie e dai nuovi media, potrà trovare una nuova forma di
valorizzazione, anche nel contatto col mercato del lavoro, come ci ha fatto notare ancora
Ricciardi."
Risposta di Mario Ricciardi:
"Questa è proprio una questione centrale; uno dei pregiudizi che oggi non
conviene mantenere per lo meno per la parte delle scienze umane, è quello della
separazione così drastica tra vocazione alla ricerca, allo studio e mondo del mercato,
dell'imprenditorialità, delle professioni. Tanto è un paradosso che gli umanisti oggi si
dimentichino che gli umanisti veri, cioè quelli del XV-XVI secolo, erano molto spesso dei
grandi imprenditori, non solo culturali, ma erano dei grandi tipografi, erano dei grandi
tecnologi, erano dei grandi scienziati. Ecco, io credo che uno dei grandi vantaggi che
possono derivare, nella situazione italiana, dall'introduzione delle nuove tecnologie
possa essere questa. Noi avremo sempre più bisogno di tecnici, ma avremo bisogno anche di
figure intermedie, figure intermedie in cui coesistano una certa competenza, alta il più
possibile, tecnologica, ma un'altrettanta alta competenza di tipo umanistico."
Il consorzio Nettuno
L'esperienza di comunità virtuale di Torino nasce in una sede ufficiale, ma in fondo
è collaterale alla attività istituzionale della Facoltà. In generale, la diffusione
dell'educazione a distanza nel nostro paese non è paragonabile a quella di paesi come gli
Stati Uniti o la Gran Bretagna. L'unica istituzione ufficiale che si occupa di questo
settore è il Consorzio "Nettuno", che tuttavia ha una organizzazione diversa da
quella dei virtual campus. Infatti è un ente costituito una serie di Università e di
partner privati e pubblici, che il compito di organizzare corsi di diploma universitari a
distanza, utilizzando reti radiotelevisive, telematiche e materiali didattici
multimediali. Abbiamo chiesto alla attuale direttrice del Consorzio, Maria Garito, di
spiegarci come funziona questa struttura.
- Intervista a Maria Garito
Dunque, il Consorzio "Nettuno", come Lei ha già detto, è un consorzio di
più università. Sono ben venticinque le università consorziate attualmente, più
aziende, come la CONFINDUSTRIA, la R.A.I., l'I.R.I. e la TELECOM Italia. Come funziona?
Dal punto di vista didattico esiste una commissione a livello nazionale, dove sono
rappresentate tutte le Università consorziate, che decidono quelli che devono essere i
"currricula" formativi di questi diplomi. Diplomi che vengono erogati sono
quelli delle facoltà di Ingegneria - sono sei attualmente: "Informatica",
"Telecomunicazioni", "Meccanica", "Elettronica",
"Elettrotecnica", "Logistica delle produzioni" e il prossimo anno ci
sarà anche "Economia" e "Beni culturali". Quindi questa Commissione
Nazionale decide il curriculum e sceglie anche quelli che devono essere i professori, a
livello nazionale, che devono tenere il corso per televisione. Quindi la didattica è
organizzata in questo modo: da una parte ci sono le lezioni che vanno in onda in
televisione, la notte, su R.A.I. UNO e R.A.I. DUE e sono le lezioni classiche che uno
studente di solito ha se frequenta l'università tradizionale, dall'altra parte però c'è
un'assistenza allo studente, che avviene in modo diverso, cioè ci sono dei tutor per ogni
materia, che stanno all'interno dell'università tradizionale, che sono dentro,
all'interno di questa università tradizionale, si sono creati dei poli tecnologici, che
sono centri, dove esistono le diverse tecnologie.
Allora lo studente può fare le esercitazioni faccia a faccia con i docenti o con i
"tutor" nelle università tradizionali, seguire le lezioni per televisione,
oppure avere tutto il materiale dell'esercitazione, a casa, attraverso le reti Internet, o
avere momenti di interazione con il professore, attraverso le reti telematiche, Internet
oppure anche il telefono. Negli ultimi mesi, abbiamo anche attivato le linee telematiche
delle ISDN. con cui gli studenti interagiscono vedendosi anche in faccia. Soprattutto
questo serve per le attività didattiche, il coordinamento didattico di professori delle
università dislocati sul territorio. Per quanto riguarda gli esami, gli studenti, dopo
che hanno seguito i corsi, siccome loro si devono iscrivere in una delle università
consorziate, nell'università in cui si sono iscritti essi vanno a sostenere gli esami sul
corso seguito a distanza. Il titolo è uguale a quello degli studenti faccia a faccia.
Domanda:
"Bisogna dire che l'attività del Consorzio Nettuno, per molti anni non sono state
all'altezza delle possibilità offerte dalle tecnologie telematiche. Soprattutto le
lezioni trasmesse dalla televisione, non offrono ai poveri studenti a distanza molti
motivi di coinvolgimento, ma probabilmente anche le lezioni vere nelle aule affollate
delle nostre università non debbono offrire grandi motivi di divertimento. Il salto di
qualità nella distance education, infatti, è stato dato dalla diffusione delle
tecnologie multimediali interattive e delle reti. La professoressa Garito, oltre a
dirigere il Consorzio Nettuno, è anche docente di 'Tecnologie dell'istruzione e
dell'apprendimento' nella facoltà di Psicologia dell'Università di Roma 'La Sapienza'.
Le abbiamo chiesto di un parere sugli sviluppi che saranno indotti dall'introduzione della
telematica nella didattica."
Risposta di Maria Garito:
"Guardi porterà veramente una rivoluzione, ma quello di più importante, che
porterà la telematica, ma anche più pericoloso, è che metterà in discussione il ruolo
dell'attuale modello scolastico, dell'attuale università, e soprattutto il ruolo del
docente, del professore. Prima nelle scuole, nelle università il professore era il
detentore del sapere, colui che doveva comunicare il sapere agli allievi. Oggi questo è
rimesso in discussione dalla telematica. Un mio studente la notte interagisce con
Internet. il giorno dopo mi porta i risultati delle ricerche dell'argomento che ha
affrontato il giorno prima a lezione. Quindi io stessa ricevo da loro informazioni che non
avevo preso prima, quindi sono stimolata da loro a riaggiornarmi, da una parte - e quindi
è un pericolo di perdita di ruoli di un professore, se non sa interagire con questo nuovo
mondo della telematica, di Internet, delle reti, che trasmettono appunto nuove conoscenze
e nuovi saperi -, ma dall'altra parte, l'altro pericolo grave, che porta nella scuola e
nell'università, è che c'è un mondo giovanile, un mondo dei giovani, degli studenti,
che sanno già come interagire con queste reti, ma lo fanno in maniera casuale, senza una
preparazione adeguata.
Io dico sempre: il grande pericolo è che si possono perdere nell'iperspazio. Se i
professori non insegnano come interagire con le reti, come muoversi in questo grande
magazzino, grande accumulo di informazioni, che viene da tutte le parti del mondo, il
pericolo è che non si sa come questi acquisiscono conoscenze e quindi non si controllano
più. Allora la cosa importante è questa presa di coscienza del mondo accademico e del
mondo politico, ma degli insegnanti, perché loro diventano coloro che aiutano gli
studenti a gestire questo loro movimento in queste reti e quindi riescono a fargli muovere
con intelligenza, a fargli prendere atto che, per sviluppare conoscenze, è necessario
muoversi nelle reti in un certo modo e non in un altro. Cosa devo dirle? Cioè io dico che
l'università penso che ne stia prendendo atto. Sono molti ormai i professori che hanno
cominciato già a utilizzare Internet per dare le informazioni sul loro corso oppure per
creare dei "link", dei "collegamenti" con facoltà o corsi e
discipline di altre università del mondo.
Quindi si sta già pensando a quello che può essere il pericolo, se un mondo
scientifico e universitario non è protagonista di questo cambiamento. Io credo che, fra
uno o due anni, tutti quanti saremo, più o meno in grado, di capire qual è il nostro
nuovo ruolo di docenti e come dobbiamo aiutare i giovani a muoversi in questo nuovo
mondo." |
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I supporti del sapere Un aspetto del mondo della formazione che
subirà una notevole rivoluzione grazie alle tecnologie informatiche è naturalmente
quello dei supporti del sapere, i libri di testo, insomma. Abbiamo parlato molto spesso
del futuro del libro e dei nuovi supporti digitali del sapere. Ma se c'è un settore in
cui potranno avere realmente una funzione positiva, oltre a quello dell'intrattenimento,
è proprio il settore didattico-educativo. I supporti digitali, la multimedialità, la
realtà virtuale si dimostrano dei formidabili mezzi per la trasmissione di conoscenza.
Infatti la com-presenza di molteplici media e linguaggi aumenta notevolmente la capacità
di comunicare dei contenuti complessi. In molti casi una singola immagine o una animazione
riescono a comunicare dei concetti più e meglio che intere pagine di spiegazioni verbali.
Il cd sulla matematica
Un esempio molto interessante di multimedia educativo è il corso "Fare
Matematica" realizzato dalla BCM, che viene distribuito in edicola.. Si tratta di un
corso rivolto a studenti che vanno dalle medie superiori ai primi anni universitari. Fare
Matematica cerca di dare una visione della matematica e della geometria contestualizzata
nella vita quotidiana, con riferimenti a letteratura, scienza e arte, come nella pagine di
"Arte e geometria che state vedendo". Questo prodotto e' una riuscita
testimonianza di come la produzione si stia ormai rivolgendo verso uno sforzo di
approfondimento dei contenuti che superi la facile spettacolarizzazione e permetta
all'utente di interagire in maniera intelligente.
Ad esempio è possibile individuare le figure geometriche che caratterizzano la
struttura iconografica della "Trinita" del Masaccio, conservata a S.ta Maria
Novella a Firenze. Dopo aver fatto l'esercizio è possibile confrontare i risultati
raggiunti con l'analisi effettuata dagli autori del corso multimediale.
L'attuale Ministro dell'Educazione, Giovanni Berlinguer, ha resplicitamente inserito
trai capitoli della riforma della scuola l'introduzionmi di sistemi multimediali di
insegnamento. Roberto Maragliano, docente di Tecnologia dell'Istruzione alla terza
Università di Roma, è uno dei massimi esperti di applicazioni didattiche dei sistemi
multimediali, e dirige un centro di ricerca. Gli abbiamo chiesto se e come i nuovi
supporti digitali potranno contribuire ad innovare la formazione scolastica.
Risposta di Roberto Maragliano:
Provocatoriamente posso affermare che offrono l'occasione affinché la scuola possa
ridefinire il suo impianto culturale, la sua forma di insegnamento, le sue modalità di
interazione. La multimedialità non è semplicemente un nuovo supporto entro il quale far
veicolare i vecchi contenuti di conoscenza. E' qualche cosa di più, è qualche cosa di
radicalmente diverso: è la revisione di questi contenuti, la revisione di questi
impianti; è la mobilitazione di energie e di creatività in direzioni assolutamente nuove
per la scuola. Ne risulta allora l'esigenza, per una scuola che effettivamente voglia
prendere sul serio la multimedialità, di ripensare la propria identità, ridefinendo i
propri ambiti di sapere e il proprio rapporto con i giovani.
I nuovi media e la educazione dei bambini
Insomma, le possibilità offerte dai nuovi media anche per l'educazione di prima
fascia, sono molto interessanti. Naturalmente questi nuovi supporti determinano delle
trasformazioni nelle forme di acquisizione del sapere. Abbiamo chiesto ancora al professor
Maragliano, come cambia il processo di apprendimento mediata dalle tecnologie.
Risposta di Roberto Maragliano:
Cambia in direzioni che ancora non conosciamo, ma che sono comunque reali, che sono
certamente molto importanti e che attendono ancora una adeguata valutazione. Cambia il
rapporto diretto che si stabilisce con la fonte di conoscenza: c'è un incremento di
fisiologia e di psicologia nell'apprendimento multimediale, cioè partecipa tutto il
corpo. Il corpo stesso, e non solo l'intelligenza e la mente, diventa un soggetto di
apprendimento. C'è un elemento manuale, caratteristico della interattività, che non va
per nulla trascurato; c'è una dimensione di immersione, con tutto ciò che questo
comporta al livello di proiezioni, processi di identificazione, che aprono all'universo e
dell'affettività dell'apprendimento, secondo modalità decisamente nuove.
Domanda:
"Alcuni dei profeti della rivoluzione informatica ed elettronica parlano del
bambino di fronte al computer addirittura come insegnante rispetto all'adulto, perché le
sue strutture mentali lo rendono naturalmente più capace di apprendere il funzionamento
del medium elettronico. E' vero tutto questo e cosa comporta per l'insegnante e per il
bambino?"
Risposta di Roberto Maragliano:
E' assolutamente vero. Il bambino, oggi in particolare, è un essere naturalmente
multimediale, cioè che si serve di tutti gli elementi, di tutti gli strumenti, per
entrare in rapporto con il mondo e con se stesso. Non è ancora un adulto, vincolato dal
controllo tipico della comunicazione scritta. E' appunto un essere in formazione, che
accoglie tutti gli elementi utili a lui per porsi in rapporto con il mondo. Ecco, questa
ottica bambina, questo essere multimediali in modo naturale è una caratteristica che non
bisogna assolutamente reprimere o trascurare; al contrario, è un qualcosa che va
assolutamente coltivato e, a mio avviso, deve diventare anche una caratteristica del nuovo
docente. Cioè il nuovo docente, per mantenere la sua identità di adulto che forma, deve
comunque diventare bambino, cioè deve comunque trovare il modo di entrare in sintonia con
questo essere multimediale, diventando anch'egli un essere multimediale. Solo facendosi
bambino, e quindi entrando in comunicazione con quel bambino storico, può mantenere e
sviluppare la sua identità di adulto che forma.
Conclusioni
Bene... MediaMente finisce qui. Eh sì, non avete capito male! Con la puntata di
stasera siamo arrivati alla fine di questo ciclo di MediaMente. E per questo abbiamo
scelto di parlarvi, in questo ultimo appuntamento di come le tecnologie stanno modificando
l'educazione. In fondo anche noi abbiamo cercato di fare educazione, educazione alle
tecnologie, educazione con le tecnologie. Siamo convinti che per affrontare le sfide del
futuro è necessario capire come la rivoluzione digitale sta trasformando la vita, il
lavoro, lo studio, il divertimento. Speriamo di essere riusciti in questo progetto
pedagogico. Ma speriamo anche di essere riusciti a coniugare l'educazione al mondo del
digitale, al divertimento di una trasmissione televisiva un po' fuori dagli schemi. Ma non
temete.
MediaMente chiude una fase, ma si appresta ad aprirne un'altra: a partire dall'inizio
di marzo infatti ritorneremo con un programma tutto nuovo, pieno di sorprese, che andrà
in onda tutti i giorni in diretta alle 13:40. Dunque appuntamento a presto. Naturalmente
potrete continuare a trovare nel nostro sito, http://www.mediamente.rai.it,
i ricchissimi materiali di due anni di lavoro. A proposito, il nostro sito è stato
giudicato da la Repubblica
uno dei dieci migliori in Italia: un bella soddisfazione!
Buonasera a tutti e arrivederci a presto. |
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