Puntata del 1 gennaio 1997
Scritture
Letterature e nuovi media
Introduzione
Buonasera e benvenuti a MediaMente. La poesia che avete sentito in apertura si chiama
Tape Mark. Ne è autore - come vedremo, non da solo - Nanni Balestrini, uno degli
esponenti di spicco del 'gruppo '63', il gruppo di poeti e intellettuali che negli anni
'60 ha rappresentato la principale avanguardia letteraria italiana. Cosa c'entra con
MediaMente? Ebbene, Nanni Balestrini è stato fra i primi a realizzare poesie al computer,
e Tape Mark è proprio una di quelle poesie.
Per scriverla, Balestrini ha utilizzato tre diversi frammenti di testo: un passo del
Diario di Hiroshima di Michihito Hachiya, un passo del Mistero dell'ascensore di Paul
Goldwin, e un passo del Tao te King di Lao Tse. Ognuno di questi testi è stato scomposto
in elementi 'marcati', associati cioè a un codice di testa e un codice di coda che ne
indicavano la funzione sintattica. Il computer, un IBM 7070, ha combinato fra loro questi
elementi in maniera casuale, tenendo però conto della funzione sintattica di ciascuno ed
evitando le ripetizioni all'interno di una stessa strofa.
Tape Mark è stata scritta - o forse si potrebbe dire 'prodotta' - nel lontano 1961.
Allora, i computer erano grosse macchine ingombranti che usavano schede perforate; nel
caso di Tape Mark, ne sono state usate 322, per un totale di 1200 istruzioni di macchina.
Da allora il rapporto fra letteratura e computer, e più in generale fra letteratura e
nuovi media, è naturalmente cambiato in molti modi. Cosa è rimasto di quelle prime
sperimentazioni? E quali sono, in questo campo, le nuove frontiere? Questo è il tema
della puntata di oggi - e chi meglio di Nanni Balestrini poteva fornirci l'editoriale
introduttivo?
Editoriale di Nanni di Balestrini
Ruolo della combinatoria
I primi tentativi di 'poesia al computer', come quelli di Balestrini, si basavano
soprattutto sull'idea di far generare al computer combinazioni casuali di testo, partendo
da un insieme di elementi di partenza. Si trattava dunque di un procedimento
prevalentemente combinatorio.
Procedimenti combinatori di questo tipo non erano del resto esplorati solo in ambito
poetico. Per fare solo qualche esempio (ma se ne potrebbero fare moltissimi altri), John
Cage sperimentava composizioni musicali generate in maniera combinatoria e casuale, e
Merce Cunningham applicava gli stessi principi alla danza. Uno dei primi trattati dedicati
allo studio matematico delle combinazioni è stata la Dissertatio de arte combinatoria
scritta da Leibniz nel 1666; trecento anni dopo, la combinatoria era usata per produrre
arte.
Parte un pezzetto (breve) con il vecchio filmato di Balestrini che legge Tape Mark, poi
KK, in una finestra Carlo, nell'altra contributi su Cage, Cunninghan, e immagine di
Leibniz.
Dalla combinatoria materiale alla combinatoria strutturale
L'idea che delle semplici combinazioni di frammenti di testo potessero produrre un
risultato artistico non è altro che un'espressione più radicale di un'altra idea di
fondo: quella che in ambito letterario e poetico abbia un ruolo centrale l'elemento
formale, il libero gioco delle strutture linguistiche, fonetiche, narrative - in altre
parole, la costruzione fatta di suoni, parole, narrazione.
Ecco allora che giochi letterari in qualche misura combinatori - anche se a livello di
strutture narrative piuttosto che di semplici frammenti di testo - tornano assai spesso
nella letteratura contemporanea. Un esempio di particolare rilievo è rappresentato dagli
scrittori dell'Oulipo. Il nome Oulipo abbrevia Ouvroir de littérature potentielle,
laboratorio di letteratura potenziale, ed è tutto un programma. Tra i suoi esponenti, gli
scrittori francesi George Perec e Raymond Queneau, e il nostro Italo Calvino. Abbiamo
fatto anche noi il nostro bravo gioco combinatorio - e abbiamo messo insieme tre passi,
uno di Queneau, uno di Calvino, uno di Perec, che danno bene l'idea di alcune fra le
tecniche narrative usate da questi autori.
Letture
"Immaginò quello che poteva capitarle: un vagabondo che la
violenterebbe, un ladro che la ammazzerebbe, un cane che la morderebbe, un toro che la
schiaccerebbe, due vagabondi che la violenterebbero, tre ladri che la ammazzerebbero,
quattro cani che la morderebbero, cinque tori che la schiaccerebbero; sette vagabondi che
la morderebbero, otto ladri che la schiaccerebbero, nove cani che la ammazzerebbero, dieci
tori che la violenterebbero. Un grosso bruco che le cascherebbe sul collo."
(da "La Gramigna": Raymond Queneau, Romanzi, ediz. Einaudi -
Gallimard, p. 63)
"A quel punto, sulla tavola ormai sparecchiata, colui che pareva
essere il castellano posò un mazzo di carte da gioco. (...) Prendemmo a spargere le carte
sul tavolo, scoperte, come per imparare a riconoscerle, e dare loro il giusto valore nei
giochi, o il vero significato nella lettura del destino.
(...) Uno dei commensali tirò a sé le carte sparse, lasciando sgombra
una larga parte del tavolo; ma non le radunò in mazzo né le mescolò; prese una carta, e
la posò davanti a sé. Tutti notammo la somiglianza tra il suo viso e quello della
figura, e ci parve di capire che con quella carta egli voleva dire 'io' e che s'accingeva
a raccontare la sua storia."
(da "Il castello dei destini incrociati", di Italo Calvino,
ediz. Oscar Mondadori, pp. 7-8)
"Se ne potrà dedurre quella che è probabilmente la verità ultima
del puzzle. Malgrado le apparenze, non si tratta di un gioco solitario: ogni gesto che
compie l'attore del puzzle, il suo autore lo ha compiuto prima di lui; ogni pezzo che
prende e riprende, esamina, accarezza, ogni combinazione che prova e prova ancora, ogni
suo brancolare, intuire, sperare, tutti i suoi scoramenti, sono già stati decisi,
calcolati, studiati dall'altro."
(da "La vita istruzioni per l'uso" di Georges Perec, ediz. BUR
Rizzoli, p. 9)
Sia nel passo che abbiamo letto de "La gramigna" di Queneau (come del resto
in "Esercizi di stile" o nel saggio, dal titolo significativo: "Meccano, o:
l'analisi matriciale del linguaggio"), sia nel "Castello dei destini
incrociati" di Calvino (come in "Se una notte d'inverno un viaggiatore"),
sia in Perec, la letteratura è gioco di combinazione e costruzione: costruzione di
percorsi, di intrecci, preparazione del puzzle che il lettore deve risolvere.
Cosa c'entra tutto questo con i computer? Facciamocelo spiegare da Franco Berardi,
Bifo.
Di ipertesti qui a MediaMente abbiamo parlato spesso - ma questa sera abbiamo una
occasione rara: possiamo parlarne con George Landow, che di queste forme di testualità è
probabilmente il massimo teorico. Gli abbiamo chiesto per prima cosa una definizione di
ipertesto.
Tutto World Wide Web, abbiamo detto più volte, è un unico, grande ipertesto. Ma al
suo interno troviamo naturalmente singoli nuclei informativi, singoli siti - e anche
singoli ipertesti narrativi. Questa sera vorremmo proporvi un rapido itinerario
all'interno di un ipertesto in rete davvero curioso, sospeso fra autobiografia, una punta
di esibizionismo, ma anche, ci pare, una sperimentazione per certi versi senz'altro
'letteraria'.
Si tratta del sito personale di Justin Hall (http://www.links.net/vita ).
Le home page, le pagine personali realizzate da singoli utenti di Internet con notizie,
informazioni, immagini che riguardano la loro vita e la loro attività, sono un fenomeno
piuttosto diffuso in rete; Justin ha però trasformato la propria home page in una vera e
propria opera d'arte. Frammenti di vita - le discussioni col fratello, la vita della
madre, il difficile rapporto col padre, alcolizzato e poi morto suicida - corrispondono a
singoli frammenti ipertestuali, nei quali trova posto di tutto: dal necrologio del padre
pubblicato dal Chicago tribune alle immagini e al racconto dell'incontro e del rapporto
con Chandra, con la quale Justin ha vissuto per un certo periodo, e di cui analizza
divertito particolari minimi - ad esempio il modo di giocare a Monopoli. Al testo si
affiancano poesie, disegni, immagini di oggetti curiosi - Justin fa ad esempio firmare ad
Oliver North, il colonnello divenuto in America simbolo di una certa destra conservatrice
e militarista, un aggeggio di legno usato per preparare spinelli; finisce in prigione per
oltraggio a pubblico ufficiale e incitamento alla rivolta, e mette in rete la sua scheda
segnaletica e un dettagliato racconto sulle persone incontrate in carcere.
Il risultato complessivo è davvero notevole. Suggerisce - forse - che la vita stessa
può essere considerata in qualche misura come un ipertesto.
Riflettiamo su alcune caratteristiche della navigazione in un ipertesto come quello
appena visitato. La prima cosa che colpisce è, apparentemente, la grande libertà
lasciata al lettore. Non bisogna scordare, però, che si tratta di una libertà per così
dire 'guidata', costretta all'interno dello 'spazio di possibilità' aperto e predisposto
dall'autore dell'ipertesto. Ricordate cosa diceva Perec del puzzle? Ogni gesto che compie
l'attore del puzzle (nel nostro caso, il lettore dell'ipertesto) il suo autore l'ha
compiuto prima di lui; ogni pezzo che prende e riprende, esamina, accarezza, ogni
combinazione che prova, tutto è già stato deciso, calcolato, studiato dall'alto. Nel
caso dell'ipertesto - o almeno dell'ipertesto tradizionale - questa situazione corrisponde
al cosiddetto 'potere di link' dell'autore: chi costruisce l'ipertesto decide lui quali
porzioni del testo rendere attive, come collegare fra di loro le varie unità di
informazione, quali rimandi prevedere di volta in volta. Ogni lettore sceglie il suo
percorso - ma è l'autore che ha disegnato le strade.
La seconda cosa da sottolineare è che su World Wide Web gli ipertesti sono ormai
diventati dei veri e propri ipermedia. Come abbiamo visto, le immagini (ed eventualmente
suoni e brani video) entrano a pieno titolo nel gioco informativo - spesso anche quando
l'ipertesto ha caratteristiche spiccatamente letterarie o poetiche.
"Nadia"di André Breton
Del resto l'associazione fra testo e immagini anche all'interno di un'opera letteraria
non è certo una novità. Vorremmo ricordare in particolare un esempio che ci sembra per
certi versi assai vicino alla curiosa autobiografia ipermediale in rete visitata poc'anzi.
È un libro di André Breton, il padre del surrealismo. Si chiama "Nadia", ed è
insieme autobiografia, romanzo, raccolta di divagazioni, accompagnata da immagini che
illustrano oggetti, luoghi, persone. Il romanzo 'parla' sia attraverso la narrazione
scritta, sia attraverso le immagini.
Obietterete che non c'è niente di originale nell'unire testo e immagini. È vero. Ma
l'elemento interessante è che in questo caso, come nel caso delle pagine World Wide Web
viste poc'anzi, abbiamo a che fare per così dire con immagini-individuo, immagini
dell'esatto oggetto, o dell'esatta persona, di cui si parla. Siamo abituati a trovare
immagini di questo tipo in un reportage di viaggi o in un trattato scientifico. Ma in un
lavoro narrativo o poetico ci colpiscono, perché ci sembra naturale pensare che in quel
caso gli oggetti e i personaggi di cui parla l'autore siano comunque creati (o ri-creati)
da lui, non abbiano realtà oggettiva. In questo caso, non è così - e proprio per questo
le immagini non sono mere 'illustrazioni' del testo, ma divengono parte della narrazione.
Le possibilità ipermediali di Internet - questo mezzo apparentemente del tutto
smaterializzato e incorporeo - possono quindi permettere in alcuni casi di tornare alle
sperimentazioni dei surrealisti, di riscoprire, all'interno della narrazione, l'oggetto.
Ma c'è un altro problema, un problema di fondo, che riguarda l'ipertesto letterario. E
il problema è questo: ipertestualità e narrazione non sono forse termini incompatibili?
La narrazione - ogni vera narrazione - non ha comunque bisogno di essere lineare, di avere
un inizio, uno svolgimento, una fine? Insomma: si può raccontare - in maniera non
lineare?
Altri brani dell'intervista a George Landow
Landow, come avete visto, è abbastanza cauto sulle effettive possibilità di una
letteratura ipertestuale. Miguel Angel Garcia, autore di un ipertesto narrativo del quale
abbiamo già avuto occasione di parlare qui a MediaMente, Border Line, ha invece una
posizione abbastanza decisa: la letteratura ipertestuale è possibile - a patto che la
materia narrativa stessa, ciò che voglio raccontare, abbia una struttura ipertestuale.
Naturalmente, le possibilità aperte dagli ipertesti non riguardano solo la letteratura
del futuro: ad esempio, un ipertesto si presta abbastanza bene a unire un testo lineare
con note, commenti, illustrazioni, apparato critico. Ecco quindi che, su CD-ROM e in rete,
appaiono versioni ipertestuali di molti classici; e, come vedremo, alcune di esse hanno
caratteristiche particolarmente interessanti.
Decameron Web
Il professor Massimo Riva, docente di letteratura italiana alla Brown University, ha
creato con i suoi studenti un ipertesto collaborativo e interattivo su Boccaccio: il Decameron Web . Vi
si trovano dati sulla vita di Boccaccio, su numerosi aspetti del testo e del contesto
sociale dell'epoca - ad esempio sulla peste - oltre naturalmente al testo del Decameron,
in Italiano e in Inglese e in versione ipertestuale.
Boccaccio è presente in rete anche attraverso il lavoro di edizione critica dello
Zibaldone Laurenziano intrapreso da Raul Mordenti all'Università di Roma (http://rmcisadu.cisadu.uniroma1.it/boccaccio
):
il progetto è quello di inserire in rete il testo sia dell'edizione critica che di quella
diplomatica, oltre alle immagini del manoscritto.
Particolarmente impegnativa è l'edizione elettronica dell'Eneide di Virgilio avviata
dalla University of Pennsilvania (http://ccat.sas.upenn.edu/~joef/vergil/edition.html
):
il testo è presente nelle trascrizioni di cinque diversi manoscritti, e il lettore può
costruirsi da solo la propria edizione critica. Ogni parola di ogni manoscritto è attiva,
e rimanda a un immenso apparato di note, a sua volta organizzato in maniera ipertestuale.
Quanto ai CD ROM, quelli di argomento letterario, più o meno ipertestuali e più o
meno curati, sono moltissimi. Quello che state vedendo è un recente esempio tedesco
dedicato a Kafka, che contiene gran parte dell'opera del grande scrittore praghese.
E già che siamo in tema di letteratura, merita una citazione anche il recentissimo CD
ROM dedicato al premio Strega, forse il massimo premio letterario italiano: immagini,
informazioni, schede critiche di cinquant'anni di storia letteraria del nostro paese.
Scrittura collaborativa
Prima di concludere questa puntata, c'è un altro aspetto che merita di essere
esplorato - quello della scrittura collaborativa. Ci sono due fattori che stanno
determinando nell'ultimo periodo un vero e proprio boom della scrittura collaborativa in
rete.
Da un lato, le reti telematiche - e in primo luogo Internet - si prestano naturalmente
assai bene a mettere in comunicazione - e in collaborazione - persone lontane, che magari
non si conoscono neanche.
Dall'altro, la struttura dell'ipertesto è particolarmente adatta a permettere questa
collaborazione. Una struttura narrativa lineare può naturalmente essere il frutto di una
collaborazione, ma gli autori devono in tal caso condividere molto: avere uno stile
abbastanza uniforme, essere d'accordo sugli sviluppi della trama, condurre, per così
dire, un unico gioco.
Nel caso dell'ipertesto, invece, la collaborazione è assai più facile: dato che il
testo stesso è articolato in unità autonome, il fatto che porzioni di testo diverse
possano essere opera di autori diversi risulta assai più naturale. L'ipertesto, insomma,
si presta bene a una divisione del lavoro narrativo.
Ma andiamo a vedere insieme qualche esempio di ipertesti collaborativi in rete; la
maggior parte sono 'aperti', e volendo potrete contribuirvi direttamente. Ricordate, a
questo proposito, che gli indirizzi Internet di tutti i siti visitati nel corso della
trasmissione si possono trovare sulle pagine del nostro sito Web.
Navigazione
Addventure (http://www.addventure.com ):
ovvero una avventura additiva, alla quale si partecipa non solo giocando, ma creando
l'ambiente e le situazioni del gioco. Allen Firstenberg, l'ideatore di Addventure, la
descrive come per metà gioco, per metà narrazione collaborativa.
Esempi interessanti di scrittura collaborativa riguardano anche la poesia: li troviamo
partendo dal poetry web ,
un sito interamente dedicato alla poesia in rete. Ecco ad esempio il poema Medical notes
of an illegal doctor - note mediche di un
dottore illegale : la versione originale è scritta da Alexis Kirke, ma il lettore
che si collega via Internet può, attraverso questo modulo, cambiare il testo,
aggiungendone, cancellandone, sostituendone delle sezioni.
In Italia, il Caffè Poetel (http://www.agora.stm.it/poetel )
offre spazio (virtuale) per incontri telematici di poesia, nel corso dei quali i
partecipanti producono 'in tempo reale' poesie individuali e collettive, come questa.
Infine, il MOO
hotel creato presso la Brown university è stato uno dei primi esempi di letteratura
collaborativa in rete; un progetto ormai immenso, che comprende anche il Waxweb (http://bug.village.virginia.edu ),
un esperimento di cinema collaborativo.
L'ipertesto collaborativo di MediaMente
A questo punto, è arrivato il momento per fare
anche noi qualche esperimento. Vi avevamo promesso che quest'anno avremmo cercato di usare
Internet in modo un po' diverso, e di coinvolgervi più direttamente. Vogliamo proporvi,
allora, di partecipare con noi alla creazione di un ipertesto collaborativo in rete. Le
regole sono semplicissime: andate sul nostro sito Web (http://www.mediamente.rai.it),
seguite il link "Ipertesto
collaborativo", e troverete l'ipertesto costruito dagli altri partecipanti,
insieme a un modulo per inserire in rete una vostra porzione di testo. Dovrete indicarci
dove inserirla (cioè, a quale porzione del testo già esistente collegarla), e
naturalmente scrivere il vostro contributo (letterario o no, poetico o no - vi lasciamo
campo libero). Le istruzioni dettagliate sono comunque in rete.
E, dato che abbiamo con noi Nanni Balestrini, abbiamo voluto chiedere a lui la prima
porzione di testo, che sarà un po' la 'madre' di tutto il nostro ipertesto collaborativo. |
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