Navigazione del 8 maggio 1997
Privacy
Oggi entra
in vigore la nuova legge per la tutela della privacy che comprende (come recita
l'intestazione) le norme sulla "tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al
trattamento dei dati personali".
Lo scopo della nuova legge, che uniforma l'Italia a normative già elaborate in altri
paesi europei, è quello di consentire ai cittadini di controllare la diffusione, l'uso e
la correttezza delle informazioni che li riguardano. Questo è il nuovo sito del ministero
di grazia e giustizia, nell'archivio qui contenuto dovrà essere inserita anche questa
legge.
Ogni giorno muovendoci nel mondo noi lasciamo una piccola traccia di ciò che siamo, di
ciò che facciamo, di ciò che ci piace e di ciò che disprezziamo. Una parte di noi è
all'anagrafe, un'altra al ministero delle finanze qualcosa di noi lo sa la nostra banca,
molto altro l'agenzia che controlla la nostra carta di credito, anche le aziende della
luce e dell'acqua sanno qualcosa di noi e naturalmente la telecom che, a richiesta, ci
manda una bolletta differenziata con tutti i numeri di telefono chiamati nell'ultimo mese.
E ancora il medico, la USL, l'assicurazione, la polizia. Ciascuno possiede un frammento di
noi. Chi siamo, quanto guadagnamo, cosa consumiamo, come stiamo e cosa facciamo.
Fino a ieri chiunque poteva
raccogliere notizie personali, elaborarle per tipologie e poi rivenderle. Esiste infatti
un vero e proprio mercato delle informazioni ed è il mercato attraverso il quale si
delineano le stategie di marketing, si individuano gusti e preferenze delle persone, si
individuano le linee di tendenza dell'economia.
La legge da oggi prevede che ognuno degli enti, delle associazioni, degli organismi,
delle aziende che vogliono raccogliere e utilizzare quelle informazioni dovrà chiedere il
permesso all'interessato e notificarlo ad un garante.
Sulla legge non mancano le notazioni critiche. Ci occupiamo specificamente di una delle
voci più allarmate: quella di Toni de Marchi che su L'Unità di ieri scrive un articolo
dal titolo
"E da domani Internet in Italia potrebbe diventare
fuorilegge".
Perchè le nuove disposizioni in materia di privacy renderebbero Internet fuorilegge?
Per due ragioni che vediamo di analizzare insieme.
La prima è l'esistenza dei cosidetti Cookies. I Cookies (biscotti) sono dei file che
conservano parte delle informazioni sulle nostre navigazioni. Più dettagliatamente può
accadere che accedendo a un sito questo ci dia la possibilità di personalizzare il nostro
accesso in modo tale che tornandovi in un secondo tempo troveremo sempre una pagina
conforme ai nostri gusti. Oppure di collegarci ad esso essendo immediatamente
riconosciuti.
Questo succede ad esempio iscrivendosi a Hotwired. Una volta iscritti un cookie
indicherà al server di hotwired, il computer a cui vi collegate, che voi siete un socio e
quale socio siete. Il server vi invierà allora una pagina particolare con delle opzioni
riservate ai soli soci.
Stessa cosa succede per alcuni motori di ricerca, questo è Hotbot, che spesso offrono
dei cookie in cui potete specificare le vostre preferenze di ricerca: dove cercare, come
ottenere i risultati, come visualizzarli. Ad esempio noi abbiamo predisposto questo
computer a ricevere i risultati di ricerca in forma stringata e 50 per volta. Il che
significa che in questo computer c'è un cookie; ogni volta che ci colleghiamo a hotbot il
server di hotbot lo legge controllando le nostre preferenze e ci fornisce i risultati nel
formato che abbiamo richiesto.
Perchè allora si dice che l'uso dei cookie sia un'invasione della privacy? Perchè
spesso questi biscottini vengono inviati e richiesti senza che l'utente se ne renda conto
e da siti ai quali l'utente non si è mai collegato prima. Sembra infatti che gestori di
siti web si siano accordati con alcune aziende di marketing per fornire servizi
pubblicitari ad personam seguendone i gusti specificati nei cookies.
Da un punto di vista radicale dunque i cookies ledono almeno due principi della
privacy, l'anonimato nella navigazione di siti web e, in un certo senso, l'inviolabilità
dell'hard disk. Questo li renderebbe fuorilegge per le norme appena approvate in Italia.
In realtà disabilitare i cookie e scegliere quando riceverne uno e quando no è
abbastanza semplice. L'utente ha dunque sempre la possibilità (nel caso dei cookies) di
controllare l'informazione che lo riguarda semplicemente disabilitando la funzione che
rende automatico il processo.
Per farlo su Navigator basta scegliere dal menu opzioni "Network preference"
e tra le sotto scelte "protocols" quindi cliccare sulla casella che dice
accepting a cookie, questo farà aprire una finestrella ogni volta che qualcuno cercherà
di inviarvi un cookie.
Per Internet Explorer selezionate Visualizza, nella tendina scegliete opzioni e nella
finestra il bottone avanzate. In questa nuova finestra selezionate la voce: avvisa prima
di accettare cookies.
La seconda questione che mette in
dubbio la legalità di Internet per De Marchi è l'uso dei motori di ricerca. L'articolo
26 della legge prevede che il trasferimento di dati personali all'estero debba essere
notificato e non prima che siano trascorsi 15 giorni.
Quindi per un motore di ricerca sarebbe impossibile fare ricerche su siti italiani in
meno di 15 giorni. Qui De Marchi sbaglia un pò il tiro tanto per cominciare perchè i
motori di ricerca non effettuano la loro ricerca su internet bensì su un archivio
custodito presso la loro sede archivio che prograssivamente aggiornano. In secondo luogo
perchè le pagine web sono tutto salvo "dati personali". |