Approfondimento del 1° maggio 1997
Il telelavoro
Il problema del lavoro è senza dubbio uno dei temi più importanti di questo scorcio
di secolo.
In tutto l'occidente i livelli occupazionali sembrano scendere con ritmi ed intensità
più o meno rapidi, da ormai dieci anni.
Alcuni economisti e sociologi imputano questo calo strutturale alla introduzione delle
tecnologie nei processi produttivi. Altri sostengono che proprio le tecnologie
dell'informazione e della comunicazione potranno essere fonte di nuova occupazione e di
una rinnovata crescita economica, e sicuramente di una migliore qualità della vita.
Molte aspettative positive sono riposte nelle nuove forme di organizzazione del lavoro
che sembrano profilarsi nella società dell'informazione. Tra queste quella che desta
maggiore attenzione è il cosiddetto telelavoro.
Cerchiamo di capire meglio cosa significa.
L'idea che sta alla base del telelavoro, è che invece di spostare il lavoratore verso
un luogo di lavoro centrale, dove egli presta la sua opera, è conveniente spostare
direttamente il lavoro, o il suo prodotto, e lasciare il lavoratore a casa sua, o dove
meglio crede.
Sotto molti punti di vista il telelavoro può essere visto come una generalizzazione
del lavoro a domicilio. Una generalizzazione permessa dalle tecnologie informatiche e
della telecomunicazione.
La rivoluzione tecnologica infatti ha reso centrale in ogni settore economico il
trattamento e la manipolazione delle informazioni, attività che possono facilmente essere
"spostate al di fuori dell'azienda".
Si calcola che attualmente la quota di lavoratori in Europa che tratta informazioni è
valutabile nell'ordine dl 50% della forza lavoro, quota che sale al 60% per gli Stati
Uniti. Inoltre circa l'80% dei nuovi posti di lavoro si colloca in questa fascia di
attività lavorative. Lo stesso mondo delle merci e dei prodotti sta migrando sempre più
nel territorio dell'immateriale: si vendono informazioni idee o sogni più che automobili
e lavatrici, e comunque rendono molto di più.
E dunque perché costringere la gente ad uscire di casa, infilarsi in macchina,
disperarsi per il parcheggio per poi mettersi seduti dietro ad una scrivania a fare ciò
che potrebbe essere fatto benissimo da casa?
Insomma, come va in giro a predicare Jack Nilles, che per primo pensò ad una simile
trasformazione del mondo del lavoro, telelavoro significa migliore qualità della vita,
minore stress e grandi vantaggi per tutti, oltre che riduzione dell'inquinamento legato al
traffico.
Il concetto fondamentale da tenere presente è che se si esamina il proprio lavoro
considerando cosa si fa realmente e quanto tempo si deve trascorrere fisicamente in un
certo posto, perché lì ci sono le persone o le macchine necessarie, in genere si vede
che è più il tempo in cui non fa differenza dove ci si trovi, e quella è la parte di
lavoro che si può eseguire con il telelavoro. I potenziali telelavoratori rappresentano
circa il 60 % della forza lavoro degli Stati Uniti e più o meno la stessa percentuale in
Europa, il che significa che il luogo in cui ci si trova quando si svolge il proprio
lavoro diventa sempre meno importante. E' per questo che con la maggiore potenza della
tecnologia informatica, dei computer e delle telecomunicazioni, l'idea di telelavoro si va
diffondendo; diventa meno costoso lavorare a case e certamente diminuisce il traffico, si
riduce l'inquinamento e si ottengono risultati ambientali positivi, inoltre vivendo e
lavorando nello stesso luogo si tende a curare di più la comunità locale.
Ma se è vero che il telelavoro porta molti benefici sul piano della produttività, e
potrà forse migliorare la qualità della vita, è altrettanto vero che la sua
applicazione su vasta scala può determinare una serie di problemi economici, sociali ed
anche politici.
Parte di questi problemi riguardano le infrastrutture: ad esempio i costi e la carenza
delle reti per le telecomunicazioni.
Ma ancora più complessi sono i problemi relativi alla tutela del salario, della salute
e del tempo del lavoratore.
Il telelavoratore è molto diverso dall'imprenditore, che, dalla piscina della sua
villa, lavora, manda le sue indicazioni, riceve tutte le comunicazioni che sono
necessarie, così come è diversa la condizione del libero professionista che, utilizzando
tutta la gamma, sempre più vasta, di tecnologie della comunicazione, riesce a organizzare
la sua attività lontano dallo studio professionale tradizionale. Per il lavoratore invece
è diverso, perché per il lavoratore singolo, quello che viene staccato dalla fabbrica
tradizionale e collocato nella sua abitazione, ci sono moltissimi problemi, che partono
dal fatto che perde il legame sociale con gli altri soggetti. Si dice che guadagnerà in
tempo, con la sua famiglia, coi vicini di casa, con la gente del quartiere, se questo tipo
di lavoro non sarà così costrittivo da obbligarlo, in realtà, tutta la giornata o gran
parte della giornata, a questo tipo di comunicazione.
Il futuro del lavoro in questo settore è legato anche a come le garanzie e i diritti
di queste varie figure professionali riusciranno a sopravvivere. La grande fabbrica era
anche il luogo della resistenza, della organizzazione politica, del collegamento tra i
lavoratori, che, proprio dall'essere collegati, per esempio, strappavano condizioni
migliori di contratto. Il sindacato può sopravvivere a questa segmentazione? Queste sono
tutte domande e problemi, che il telelavoro pone, perché cambia radicalmente la figura
del lavoratore.
È chiaro che gli strumenti di tutela del lavoro sviluppati nel corso di questo secolo,
e le relative strutture organizzative, come i sindacati o i consigli di azienda, verranno
inesorabilmente messe in crisi da una organizzazione del lavoro completamente
decentralizzata e difficilmente controllabile.
Alcune organizzazioni storiche dei lavoratori sembrano avere percepito la dimensione
del cambiamento in atto.
Ad esempio la CGIL Lombardia ha dato vita ad un progetto denominato MediaAzione. Oltre
alla presenza su Web, attraverso il sito che state vedendo, il progetto si pone
l'obiettivo di studiare nuove forme di coordinamento tra i responsabili sindacali delle
RSU e le sedi sindacali. In prospettiva il sistema potrebbe svolgere la funzione di
collegamento tra i lavoratori e le rappresentanze sindacali, riattivando un circolo
comunicativo interrotto dalle recenti trasformazioni avvenute nel mondo del lavoro.
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