Approfondimento del 8 aprile 1997
La Biblioteca Vaticana diventa digitale
Molti di voi sapranno che il patrimonio culturale dell'antichità classica è giunto a
noi grazie all'opera fondamentale dei monaci medievali.
Rinchiusi nelle possenti abbazie che i vari ordini possedevano, la maggior parte in
Italia, per secoli e secoli, oscuri copisti, riuscirono a salvare migliaia di manoscritti,
copiandoli manualmente uno per uno, con pazienza e con costanza incredibili.
Una opera di salvaguardia culturale di questa dimensione non ha avuto uguali nella
storia dell'umanità.
Oggi a distanza di molti secoli, l'introduzione dei supporti digitali, in un certo
senso, ci chiama ad una operazione simile. La migrazione del patrimonio culturale del
passato, nel mondo dei bit.
E probabilmente non è un caso che sia stata proprio l'erede ideale di quelle grandi
biblioteche ecclesiastiche delle abbazie medievali, la Biblioteca Vaticana, ad avere
avviato un progetto di questo tipo.
Infatti, con la collaborazione della IBM, la Biblioteca Vaticana ha iniziato a
trasferire su supporto digitale le immagini di alcuni degli inestimabili manoscritti di
cui è in possesso.
La Biblioteca Vaticana possiede il più vasto e importante patrimonio di manoscritti
del mondo, ed è una delle massime istituzioni culturali del mondo.
Nei suoi archivi sono contenuti più di cinquantamila manoscritti e incunaboli, i primi
esemplari di libri a stampa, che al manoscritto assomigliavano moltissimo. Tra questi ci
sono degli esemplari unici dei capolavori della cultura antica, medievale ed umanistica.
Migliaia di studiosi, rigorosamente selezionati, provenienti da tutto il mondo, si
recano nelle sue sale per poter consultare questo inestimabile giacimento culturale.
Proprio in questo tempio della cultura umanistica è stato concepito uno dei più
avanzati esempi di applicazione delle nuove tecnologie digitali e telematiche al mondo
delle biblioteche: la realizzazione di una versione elettronica della Vaticana.
Il progetto, come abbiamo detto, è stato realizzato grazie alla collaborazione tra la
biblioteca e la IBM, che ha messo a disposizione le sue tecnologie di punta per la
archiviazione digitale delle immagini.
Infatti i manoscritti sono stati archiviati sottoforma di immagini digitali ad
altissima risoluzione, che permettono agli studiosi di consultare e studiare remotamente
la fonte primaria, come se fossero realmente nei locali della biblioteca.
Per fare questo senza rischiare di danneggiare le delicatissime pagine dei manoscritti,
sono stati utilizzati degli speciali e costosissimi scanner, che state vedendo in queste
immagini, in grado di scandirne la superficie dall'alto.
La prima fase del progetto ha portato alla realizzazione di un archivio di ben 55 mila
immagini, corrispondenti a 50 manoscritti completi, ed alcuni fogli di altri esemplari.
L'archivio è stato messo a disposizione via Internet ad un ristretto numero di
studiosi di alcune università americane, che ne stanno valutando la potenzialità,
utilizzandolo per le loro ricerche. |