Dalla TV alla rete RAI Educational

Approfondimento del 1° aprile 1997

Simulazioni


L'aggettivo "virtuale" è, nel campo delle nuove tecnologie informatiche e telematiche, uno dei più usati, e anche uno dei più abusati. Oggi esploreremo uno dei suoi usi più comuni. Parliamo infatti spesso, anche noi qui a MediaMente, di realtà virtuale. Ma cos'è la realtà virtuale?

Il termine virtual reality è stato coniato all'inizio degli anni '80 dall'informatico statunitense Jaron Lanier, uno di pionieri di questo campo di studi.

Quello che Lanier e i suoi collaboratori avevano in mente era la costruzione di un'interfaccia, di una forma di contatto tra uomo e computer che fosse più immediata e al tempo stesso molto più potente di quelle oggi disponibili. Per "dialogare" col computer oggi usiamo in genere una tastiera e un, che fungono da strumenti di immissione di dati e comandi, e uno schermo video, il monitor, che funge da strumento di visualizzazione delle "risposte" del computer.

Ben presto, le case produttrici di software si sono accorte dell'importanza di "organizzare" in modo familiare i dati visualizzati: chiunque lavori con un computer conosce ormai questo tipo di interfaccia: lo schermo è organizzato secondo la metafora del tavolo da lavoro, su cui troviamo gli oggetti - documenti e programmi - che vogliamo utilizzare. In un certo senso, già questa schermata di computer è un esempio di realtà virtuale, uno spazio digitale in cui muovere un nostro alter-ego, rappresentato in questo caso dal puntatore del mouse.

Ma oggi le frontiere della realtà virtuale sono altrove: al posto della tastiera, i dati sono trasmessi al computer da guanti o tute sensibili ai movimenti. Al posto del monitor, la visualizzazione avviene attraverso un casco o degli occhiali-visore che danno una sensazione di immersione totale nell'ambiente visualizzato.

  • Data-glove head mounted display

La ricerca tuttavia non riguarda solo l'interfaccia, e cioè lo schermo del computer, i guanti o il visore a casco, ma anche la rappresentazione della realtà. Perché la realtà sia rappresentata in maniera appunto"realistica" occorre costruirne modelli il più possibile completi, il più possibile esatti. Ed ecco che c'è tutta una categoria di programmi nati con il compito di simulare la realtà: i programmi simulatori. Qui stiamo vedendo le immagini di uno dei più curiosi, addirittura un... simulatore di tagliabosco.

Non si tratta certo dell'unico tipo di simulatore esistente: abbiamo così a disposizione simulatori di volo, simulatori di guida, simulatori di imbarcazioni o di astronavi. Ma anche simulatori che ci mettono a disposizione modelli di atomi e molecole, o simulatori di reattori nucleari. E attenzione: la simulazione computerizzata non è affatto solo un gioco. Si tratta invece spesso di uno strumento prezioso per aiutare la formazione professionale (come nel caso dei simulatori di volo), e addirittura, come nel caso dei simulatori sui quali vengono replicati esperimenti scientifici, di strumenti di ricerca: simuliamo la realtà per capire come la realtà funziona.

In conclusione, allora, una riflessione: il termine "virtuale" nel caso della realtà virtuale e della simulazione è usato correttamente, perché indica che ciò con cui interagiamo non è direttamente la realtà esterna ma un suo modello, una sua rappresentazione.

Questo però non vuol dire che il modello o la rappresentazione siano costruzioni arbitrarie, un semplice prodotto della nostra fantasia. Al contrario, vogliamo che la nostra simulazione sia il più "reale" possibile.

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Ed ecco allora che i due termini "realtà" e "virtuale", che sembrano opposti, si uniscono invece in maniera del tutto sensata. torna a inizio pagina