Approfondimento del 27 marzo 1997
Intervista a Jovanotti
Massarini: Il tuo
nuovo album si intitola "Albero". Che metafora racchiude questo titolo?
Jovanotti: E' una metafora semplice, simbolo elementare dell'uomo; a
me piace molto dell'albero che, un po' come l'uomo, sia accumulatore di energia. L'albero
attraverso il sole, le radici e la pioggia accumula energia e la restituisce sotto forma
di frutti, di ossigeno; e così, io mi sento un pò un albero.
Massarini: Quali sono le tue radici?
Jovanotti: Sono la musica nera, la banda del mio paese, la famiglia e
l'America!
Massarini: E dove vanno i tuoi rami?
Jovanotti: Non so, non ho idea, vanno, comunque.
Massarini: Il tuo é un rap riflessivo, intimista, ma molto aperto sul
mondo, sulla globalizzazione. Come si conciliano in te questi temi?
Jovanotti: Credo sia dovuto al fatto che ho viaggiato molto, sono
stato per tre anni davvero in giro per il mondo. Allora, andando in giro per il mondo, ti
ritrovi ad essere un punto di vista mobile dove tutto ti scorre accanto, e l'unica cosa
fissa sei tu, con la tua interiorità e quindi sei portato di più ad interiorizzare le
cose, a cercare una soluzione interiore ai problemi che vedi, ai panorami che guardi.
Questo forse mi ha portato a fare un disco un po' più personale rispetto agli altri, un
po' meno urlato, meno pieno di slogan.
Massarini: Cosa pensi della globalizzazione? E in particolare di
quella che si realizza attraverso la comunicazione via Internet?
Jovanotti: Da una parte la vedo come un grandissimo pericolo e
dall'altra come una grandissima opportunità di escludere da tutto ciò una parte povera
della terra che non ha assolutamente accesso a questo. Il potere delle multinazionali
prevarica completamente ogni forma di Stato, ogni forma di gestione "piccola" di
politica. Dall'altra parte si tratta dell'opportunità di realizzare una comunicazione da
tanti a tanti e di creare delle comunità virtuali.
Massarini: Internet ha influito positivamente su tutto questo?
Jovanotti: Credo sia forse il mezzo per poter combattere la forma
negativa della globalizzazione, l'unico mezzo futuribile per combattere questa parte
alienante che fa paura.
Massarini: Come fa un ragazzo che faceva canzoni "sciocche",
in dieci anni a diventare una persona che esprime dei concetti interessanti e persino
poetici, ma soprattutto ad aprirsi così tanto, ad avere uno sguardo sul mondo molto più
maturo della maggior parte dei suoi colleghi cantautori italiani (io considero il Rap un
po' la forma cantautoriale degli anni '90)... Com'è successo? Quale é stata la tua
crescita?
Jovanotti: Non lo so, credo dipenda dalla curiosità che ho sempre
avuto, che è la mia caratteristica più forte ... tenere viva la curiosità per me vuol
dire andare avanti, non sedersi mai, cercare sempre di rinnovarsi. Forse la fortuna è
anche quella di non essere un musicista e quindi di aver bisogno di altri mezzi, proprio
dell'ultimo mezzo arrivato, per esprimermi. Perché se io fossi un musicista che riesce ad
esprimersi completamente attraverso una chitarra ed una voce, probabilmente non avrei
bisogno di fare tutto il resto. Invece ne ho bisogno, perché con la chitarra faccio
fatica: mi inciampo; mentre con la tastiera ed il computer vado in fretta.
Massarini: Con le parole come te la cavi?
Jovanotti: Vado meglio.
Massarini: A proposito, i testi li scrivi ancora con la vecchia biro
ed il taccuino, o con il computer, con il sistema di "taglia e cuci" come fanno
molti?
Jovanotti: In tutti e due i modi. Dipende da dove sono, però in
genere porto con me un portatile.
Massarini: Vuoi raccontarci come ti sei avvicinato alla
multimedialità?
Jovanotti: Mi ci sono avvicinato perché lavoro con gente che usa
molto il computer ed ho sempre usato molto il computer nella musica; uso moltissimo la
tecnologia e mi piace proprio. Nella musica il computer è fondamentale: in quest'ultimo
disco non c'è neanche un metro di nastro, è stato registrato completamente su una
memoria digitale e questo ti permette, nella musica, di fare degli esperimenti pazzeschi.
Pensa che abbiamo registrato i pezzi per quaranta minuti di seguito, poi abbiamo preso
tutto, abbiamo montato e tagliato. Sai che il computer ti rende visibile il suono: e
allora lo tagli, lo monti, trovi il miglior giro di basso e lo metti insieme al miglior
giro di batteria; e lo stesso vale per la voce: abbiamo addirittura corretto delle
stonature.E' stata proprio una soddisfazione...
Massarini: Certo ormai la manipolazione digitale può fare miracoli
... anche noi facciamo parte del nostro programma in questa maniera: facciamo un taglia e
cuci molto veloce, la mattina prima di andare in onda, e poi lavoriamo su Avid proprio per
preparare il programma della giornata. Ma parliamo ora del tuo primo CD-Rom:
"Ballerino", uscito circa due anni fa.
Jovanotti: Mi sembra un po' antico perché due anni per queste nuove
tecnologie sembrano due secoli. Però mi piace, mi sembra che sia stata un'ottima idea, e
"Tamburo" mi sembra sia la giusta prosecuzione ... poi siamo in Italia, ho visto
il nuovo CD-Rom di Peter Gabriel, ci hanno lavorato quattrocento persone e certamente la
qualità é diversa. Però, insomma, noi ce l'abbiamo messa veramente tutta, ed il fatto
che siamo riusciti a fare un CD-Rom che costa 29.900 lire contro le 100-120.000 lire,
ovvero quanto costano generalmente i CD-Rom, mi sembra già una grossa conquista.
Massarini: E veniamo a "Tamburo": il tuo ultimo CD-Rom.
Sembra proprio il sogno di un ragazzo che ha voglia di esprimersi, nel senso che è
davvero la creazione di un mondo, che è appunto quest'isola Tamburo, nella quale poi uno
colloca viali e luoghi intestandoli a tutte le persone care della propria cultura. E' un
CD-Rom in cui si respira quest'aria di libertà d'espressione, di entusiasmo nel
comunicare i propri contenuti. Ce ne vuoi parlare?
Jovanotti: Realizzare "Tamburo" è stata proprio una
soddisfazione: un gioco; sembrava di costruire con le costruzioni, con il
"Lego". E poi, sai, la possibilità di creare esattamente quello che vuoi, senza
limiti, è pazzesca: facciamo il Museo, come lo chiamiamo? Lorenzo il Magnifico; facciamo
la piscina ... è un gioco, un gioco incredibile, in cui abbiamo cercato di trasmettere
una componente culturale. Ma parlo di cultura con la c minuscola, una cultura della quale
non si deve avere timore e accessibile a tutti.
Massarini: All'interno della città, quali sono i posti che ti
piacciono di più?
Jovanotti: Ma, guarda, sono affezionato alla mia casa perché il fatto
di rivederla, quella vera, all'interno di "Tamburo", mi dà soddisfazione.
Massarini: E per citare delle parole del tuo ultimo album: "Cerco
la mia casa, ma la casa dov'è?"
Jovanotti: Esatto, è dentro Tamburo, quindi ... non è! E poi mi
piace molto il Museo perché questa possibilità di avere un Museo aggiornabile
continuamente in Internet è una bella cosa. Il Museo si costrusce anche rubacchiando
materiale qua e là, inserendo tutto quello che si vuole dentro il proprio museo virtule.
Il fatto che non ci sia ancora una legge per il diritto d'autore dentro Internet ti
permette di divertirti, di fare, che so, il Museo di Picasso o di Keith Harig senza
chiedere troppi permessi ... finché si potrà fare tutto ciò, questa anarchia di
Internet è una libidine!
Massarini: Però non è entrata ancora nel tuo lavoro la visionarietà
delle tematiche telematiche...
Jovanotti: Ti riferisci alla psichedelia telematica, immagino...
Massarini: Esatto ... non c'è ancora nelle tue canzoni ...
Jovanotti: Non c'è ancora perché forse non c'è ancora dentro di me,
però la sto prendendo in considerazione. Mi rendo conto della valenza di Internet come
allargamento della coscienza. Beh, forse questo è uno degli aspetti più interessanti di
Internet, però non l'ho ancora esplorato personlmente.
Massarini: Ti potrei definire un "artista multimediale";
come tale ti senti più cantante o più telematico?
Jovanotti: Non lo so, io non faccio molta differenza per me è un po'
la stessa cosa. L'atteggiamento è sempre lo stesso nei confronti dei mezzi, quindi non
cercherei una definizione.
Massarini: Un'ultima cosa, so che tu hai una e-mail molto ricca di
scambi con i fans. Questo, da una parte, permette una cosa che non era consentita agli
artisti di una volta: di avere uno scambio, non fisico, ma interattivo costante con il
proprio pubblico. Come la usi? Ti arriva qualcosa di strano?
Jovanotti: Adesso mi sta arrivando un sacco di e-mail, me ne arrivano
circa duecento al giorno, cerco di leggerli tutti ed anche di rispondere a tutti, anche
se, magari, solo con una frase, un saluto. Altri magari mi fanno delle domande e, allora,
cerco anche di rispondere alle domande. La uso, la uso molto perché mi interessa e
soprattutto perché mi serve in quanto non costruisce affatto un contatto virtuale, ma
davvero reale. Infatti in altri modi, come artista, non hai mai questa possibilità di
avere un contatto diretto con chi ti segue e chi ti ascolta, di capire magari quelle che
possono essere le critiche, i complimenti, le curiosità ... io lo trovo eccezionale
perché finché c'era la lettera, la lettera è un mezzo scomodo, preistorico, difficile;
ti devi mettere lì, chiuderla ... è un casino! Invece l'e-mail ha questa eccezionalità,
che vai lì e scrivi. Inoltre ti fa recuperare un rapporto con la parola scritta. Io non
ho mai scritto lettere in vita mia, invece con l'e-mail ho ritrovato il gusto di scriverle
e di dire ad un amico cose che di persona non gli direi mai, neanche al telefono.
Attraverso la lettera cambia proprio il linguaggio!
Massarini: Quindi si recupera, come dire, quella comunicazione
"calda" come era una volta la radio nei confronti della televisione ...
Jovanotti: Esatto, e poi devo dire che la sensazione che hai di
Internet nel mondo multimediale di adesso è un po' quella ... io ho iniziato con le radio
quando le radio erano quelle "libere veramente", quelle di Finardi, no? Ed oggi
c'è quello stesso tipo di feeling. Con Internet si sta vivendo quella situazione che si
viveva con le radio private all'inizio. Oggi le radio sono diventate delle grosse aziende
dove è difficile entrare, è difficile esprimersi e sperimentare. Internet ha sostituito
quel ruolo: oggi in Internet si può sperimentare, ci si può divertire, ci si può
esprimere, è eccezionale! |