Approfondimento del 12 marzo 1997
Microprocessori
Il cuore del computer è costituito da un minuscolo chip, il microprocessore. Ma cos'è
davvero un microprocessore, come funziona, cosa significano le strane sigle che ne
identificano i diversi modelli?
E così, dovete comprare un computer. Ma, come accade a molti, siete disorientati
davanti alla miriade di sigle, numeri, caratteristiche tecniche diverse che, in un
linguaggio un po' da iniziati, vi propone il negoziante, o che trovate negli annunci delle
riviste specializzate.
Cosa significano quelle sigle? Come fare a scegliere un computer con le caratteristiche
adatte per gli scopi per i quali voi volete usarlo?
Un po' per volta, a partire da oggi, vogliamo esaminare insieme il significato di
alcune di quelle sigle e di quei numeri. Vogliamo insomma cercare di capire "cosa
c'è dentro la scatola".
Beh, dentro la scatola c'è in realtà un'altra scatola. Già, perché il corpo del
computer vero e proprio, quello che in inglese si chiama case, non è altro che una
scatola metallica, come questa. Proviamo ad aprirla.
Bene, la cosa più importante che c'è dentro la "scatola" metallica del
nostro computer è la piastra madre, questa complicata raccolta di componenti elettroniche
di tutti i tipi.
La piastra madre ospita, ed integra fra loro, alcune componenti essenziali per il
funzionamento del computer: innanzitutto il microprocessore centrale, questo qui, e poi la
memoria, poi le "porte" attraverso cui fare entrare e fare uscire i dati, poi
gli alloggiamenti per schede di espansione... Insomma, la piastra madre è un po'
l'equivalente di un grosso complesso industriale, con le sue fabbriche, i suoi depositi, i
terminali ferroviari per far arrivare le materie prime e far uscire i prodotti lavorati.
CPU - Central Processing Unit
Se la piastra madre corrisponde a un complesso industriale, la fabbrica vera e propria,
è la CPU - ovvero Central Processing Unit, unità di processore centrale.
Una grossa fabbrica, la CPU, in cui la materia prima e il prodotto finito sono sempre
numeri, per l'esattezza zero e uno. E la fabbrica lavora a tempo pieno e a ciclo continuo
per trasformare gli uno in zero, gli zero in uno, modificando incessantemente i dati,
"processandoli", come si dice in gergo.
Per effettuare questo lavoro, il processore centrale dispone di piccoli "depositi
locali" di dati, e della capacità di eseguire su di essi una serie di operazioni di
base, aritmetiche e logiche. Sa ad esempio sommare dei dati, sa confrontare due dati e
dire se sono uguali, sa spostare i dati da un deposito all'altro, e così via. I dati,
ricordiamolo sempre, sono le nostre catene di zero e uno, informazione digitalizzata.
La CPU è il cuore del computer, è la vera città dell'informazione, in cui tutto è
al servizio dell'informazione che circola e che viene elaborata.
La velocità della CPU dipende da diversi fattori: fra gli altri, dalla cosiddetta
"frequenza di clock". Di cosa si tratta? Sostanzialmente, della velocità con
cui cammina l'orologio interno della fabbrica. Se in uno dei nostri secondi la fabbrica
svolge un turno lavorativo, produrrà una certa quantità di lavoro. Se ne svolge dieci,
ne produrrà molto di più.
I numerini che accompagnano spesso il nome del processore - e che indicano appunto la
sua "frequenza di clock" - ci informano quindi sulla sua velocità. Il
processore al momento più diffuso è il Pentium della Intel. Ebbene, un Pentium 100 sarà
un po' più lento di un Pentium 133, abbastanza più lento di un Pentium 166, parecchio
più lento di un Pentium 200.
Nel corso del tempo, la frequenza di clock dei processori è andata continuamente
aumentando: pensate che i processori dei primi Personal Computer IBM avevano una frequenza
di clock di poco superiore a 4, mentre un 'normalè computer dei nostri giorni può essere
tranquillamente "clockato" a 200 Megaherz.
Naturalmente, il fatto che la CPU lavori così velocemente porta anche dei problemi -
ad esempio, le CPU di oggi sviluppano molto calore. In alcuni casi, la temperatura della
CPU supera i 100 gradi: ci si potrebbe cuocere sopra un uovo al tegamino. Ed ecco che
diventa essenziale "raffreddare" le CPU, ad esempio con delle piccole ventole.
Altrimenti? Altrimenti ci possono essere più facilmente dei guasti o dei
malfunzionamenti del computer.
Bug
In inglese, per indicare i malfunzionamenti del computer si usa spesso il termine
"bug". In realtà, un "bug" è in genere un errore di progettazione,
che può essere sia in una componente fisica, come un processore, sia in un programma (e
in questo caso corrisponderà a un errore di programmazione). Voi sapete che in inglese
"bug" significa insetto, piccola cimice... noi ne abbiamo scoperta una al
lavoro.
Beh, la nostra CPU in questo caso ha fatto una brutta fine - e l'ha fatta fare
all'intero pianeta. Naturalmente i bug non sono davvero dei piccoli animaletti dentro il
computer. Sono, come abbiamo già detto, errori di progettazione o di programmazione.
Ma torniamo al nostro processore centrale. Cerchiamo di riflettere un momento sul
significato che ha avuto il fatto di concentrare in un oggetto così piccolo - e
relativamente economico - delle capacità di calcolo e di elaborazione dei dati così
notevoli. In passato, l'elaborazione dei dati era un lavoro estremamente complesso, che
coinvolgeva moltissime persone e aveva tempi assai lunghi.
Oggi, la potenza di calcolo delle CPU permette di costruire Computer a basso costo
capaci di svolgere assai rapidamente elaborazioni di dati estremamente complesse.
RISC - Reduced Instruction Set Chip
Abbiamo parlato della "frequenza di clock" come uno degli indici della
velocità di un processore. Naturalmente la potenza effettiva di un processore non dipende
solo dalla sua frequenza di clock. Dipende anche dal numero, e dal tipo, di istruzioni che
il processore è in grado di eseguire.
Ci sono, a questo proposito, due "scuole" diverse: i processori che sanno
eseguire molte poche istruzioni, ma molto velocemente, e i processori che sanno invece
eseguire (un po' più lentamente) molte istruzioni diverse. Nella prima categoria
rientrano i processori di RISC, che funzionano con un "Reduced Instruction Set",
un insieme di istruzioni ridotto. Saranno poi i programmatori a dover costruire, mettendo
insieme come mattoni le poche istruzioni di base, programmi capaci di effettuare
operazioni complesse.
Intel MMX
La seconda categoria è quella dei processori capaci di eseguire direttamente, senza
bisogno di programmazione esterna, molte istruzioni diverse. A questa categoria
appartengono i processori MMX, recentemente introdotti dalla Intel.
MMX è un'altra delle sigle delle quali tutti parlano. Ma cosa vuol dire? E che
differenza c'è, ad esempio, fra un Pentium 200 normale e un Pentium 200 MMX?
La sigla MMX può essere pensata come l'abbreviazione di "MultiMedia
eXtensions". Un processore Pentium MMX è dunque capace di eseguire tutte le
istruzioni di un Pentium normale, e in più alcune istruzioni nuove. E le istruzioni nuove
riguardano soprattutto il campo della multimedialità: la gestione grafica di oggetti
tridimensionali, di video, di suoni.
Naturalmente, perché il processore MMX mostri vantaggi reali su un processore
tradizionale occorre che i programmi usati siano di tipo multimediale, e che utilizzino le
nuove istruzioni; che, insomma, siano stati scritti "apposta" per il processore
MMX, o, come si dice in gergo, che siano stati ottimizzati per questo processore. |