Dalla TV alla rete RAI Educational

Approfondimento del 5 marzo 1997

Diritti d'autore


Diritti d'autore, pirateria informatica, libertà di espressione - un complesso intreccio di problemi, che costituiscono una delle questioni nodali del mondo digitale. Proveremo oggi ad esplorarne alcuni aspetti.

Forse sapete che proprio in questi giorni è uscito Office '97, il nuovo software Microsoft, con la nuova versione di Word, di Excel, di Access - alcuni dei programmi più usati negli uffici e sulle scrivanie di molti di noi.

"Costa un pò caro, come tradizione... ma sapete, con le mie conoscenze... insomma, ne ho rimediato una versione pirata: eccola qui. [mostra il CD-ROM]. Come vedete nessuna etichetta, prezzo stracciato... ma se lo inserisco nel lettore... ecco [Carlo inserisce il CD nel drive]... adesso lanciamo il programma di setup... e tra qualche minuto avrò Office 97 installato sul mio computer."

Beh, non fatelo, naturalmente. Come sapete, la pirateria software è un reato, un reato per il quale la legge italiana sulla protezione del software impone pene piuttosto severe - fino a sei milioni di multa e fino a tre anni di carcere. Eppure la pirateria software resta piuttosto diffusa; questo che ho in mano è un programma pirata più sofisticato: ha una copertina che sembra originale, il CD ha un'etichetta che sembra originale... ma l'abbiamo pagato 5 dollari, a Hong Kong.

Ma perché la pirateria di software è così diffusa? Quali sono a questo riguardo le caratteristiche particolari e specifiche del digitale?

Ebbene, l'idea di base è che nel mondo del digitale l'informazione, ridotta a lunghe catene di 0 e di 1, conta molto più del supporto. Un dato che Johnny Mnemonic, nel film omonimo, impara a sue spese : in un microchip nel suo cervello vengono infatti scaricate informazioni su un farmaco che sono preziose dal punto di vista commerciale. E, purtroppo per lui, queste informazioni sono considerate dai 'cattivi' di turno molto più preziose del suo contenitore.

Bisogna poi considerare che questa informazione digitale ha tre importanti caratteristiche : primo, è facile da copiare, proprio perché è logicamente indipendente dal suo supporto; secondo, dal punto di vista informativo la copia è esattamente equivalente all'originale; terzo, è anche molto facile modificare questa copia, trasformarla in qualcosa di diverso - o di apparentemente diverso.

Vediamo con un esempio proprio quest'ultimo aspetto. Siamo all'interno di un programma di grafica, Paintshop, al quale abbiamo fornito in pasto un'opera d'arte digitale. Beh, in questo caso naturalmente si tratta di una copia digitale di un'opera d'arte dreale. Ma potrebbe anche essere qualcosa di nato nel mondo digitale, ad esempio un'immagine creata per la rete.

Ora, sappiamo che, nella memoria del computer, a questa immagine corrisponde una lunghissima catena di 0 ed 1 che, puntino per puntino, ne codifica forma e colori.

Il nostro programma di grafica ci permette di modificare l'aspetto dell'immagine. Con questo controllo, ad esempio, se ne modifica la luminosità dell'immagine, così.

Se io imposto una modifica lievissima, ad esempio un aumento dell'uno per cento, il cambiamento dell'immagine è praticamente impercettibile. Ma in realtà ogni piccolo puntino, o pixel dell'immagine è stato cambiato. Al momento di salvare il file, la catena di 0 e 1 che descrive, puntino per puntino, come è fatta l'immagine, sarà probabilmente molto cambiata.

Se l'identità e la protezione legale dei diritti dell'autore dell'immagine fossero basati solo sulla informazione digitale, dunque, potrei immettere anch'io in rete il mio capolavoro, e rivendicarne la paternità.

In certi casi, quindi - e particolarmente in tutti i casi in cui sono coinvolte immagini o suoni - sarà allora necessario ricorrere a criteri più tradizionali - ma anche molto, molto più soggettivi - per cercare di capire se e dove ci sono casi di plagio. Proprio nella musica, ad esempio, il trattamento digitale dei suoni rende abbastanza facile modificare, fondere, cambiare timbrica a motivi musicali. E diventa a volte molto difficile distinguere i confini fra ispirazione originale, citazione, plagio.

D'altro canto, un altro aspetto dell'informazione digitale è la sua capacità di circolare liberamente. E c'è chi sostiene che la protezione troppo tenace del diritto d'autore, magari in forme ormai superate, possa finire per ostacolare proprio questa circolazione. Sentiamo ad esempio cosa ipotizza al riguardo Philippe Queau.

In un contesto in cui il mondo della cultura si è posto per tutto il '900 il problema della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte, e dell'arte come riproduzione iterata, i problemi posti dalla codifica digitale dell'informazione hanno naturalmente una valenza non solo giuridica e politico-sociale, ma anche direttamente culturale.

E non è un caso che proprio nel mondo delle reti abbiano trovato il loro campo d'azione privilegiato movimenti che si ispirano talvolta alle avanguardie storiche del novecento, ma che assumono spesso volti nuovi e originali. E' il caso ad es. dei plagiaristi, dei ricombinisti, e delle varie forme che assumono concetti quali quelli di creazione collettiva e di autore collettivo.

Fino ad arrivare, nel caso di Luther Blissett, alla negazione stessa del concetto di autore.

In effetti, quello di Luther Blissett è un nome collettivo - un nome programmaticamente collettivo.

Chiunque di noi può decidere, in qualunque momento e per il tempo che desidera, di essere Luther Blissett. Chiunque di noi può scrivere, creare, produrre una performance artistica, immettere una pagina in rete, usando il nome di Luther Blissett.

Luther Blissett non è un individuo ma un in - dividuo, una identità collettiva, nella quale si perde ogni determinazione, ogni forma fissa, tutto diventa fluido e plurale.

Mentre vediamo alcuni dei numerosissimi siti Internet 'opera' di Luther Blissett - o dedicati alla sua figura - riflettiamo su alcuni aspetti di questa identità collettiva.

Luther Blissett, infatti, è anche la rinuncia programmatica, radicale e definitiva, all'idea stessa di diritto d'autore, di proprietà intellettuale. Non è un caso che Luther Blissett faccia spesso riferimento, nei suoi scritti, alle posizioni dell'internazionale situazionista. Un movimento nato dalla critica totale di quella che il suo massimo teorico, Guy Debord, chiamava la società dello spettacolo.

Il rifiuto dell'identità, del carattere fisso e individuante che ogni identità porta con sé, è un tratto comune a diverse esperienze intellettuali del Novecento. Basti ad esempio pensare in campo letterario a Fernando Pessoa, che aveva creato tutta una serie di personalità e di pseudonimi distinti, 'eteronimi' dotati ciascuno del proprio stile, spesso impegnati a polemizzare l'uno con l'altro. O al famoso verso di Walt Withman: Mi contraddico? Ebbene sì, allora mi contraddico. Posso farlo. Contengo moltitudini.

Nel caso di Pessoa, è il singolo a moltiplicarsi. Nel caso di Luther Blissett, è la collettività che esprime liberamente il suo 'contenere moltitudini'. Luther Blissett è il luogo in cui queste moltitudini si incontrano.

E, come dice Luther Blissett:

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"A chi ascolta le parole profetiche di questa trasmissione, dichiaro: se qualcuno farà delle aggiunte ad esse, no problem. E se qualcuno sottrarrà qualcosa ad esse, no problem."

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