INTERVISTA:
Domanda 1
Parlando di reti civiche possiamo notare due tendenze di sviluppo compresenti in ogni
città. Da una parte lunderground e dallaltra loverground. Quali sono le
differenze tra queste due dimensioni?
Risposta
Sul termine di rete civica c'è ancora una certa confusione. Il termine viene usato in
maniera diversa per far riferimento sia alle reti nate come reti di comunità locali, e
quindi, a quanto viene chiamato underground, sia alle reti nate come reti della città
come vetrina con cui la città si presenta al mondo e a reti create come servizi promossi
dagli enti locali ai cittadini che rientrano invece nella dimensione overground. Tutti
questi aspetti si spera che confluiranno in futuro nella città digitale. Una città in
cui il livello di cablatura, il livello di partecipazione dei cittadini o, meglio ancora,
il livello di connessione del cittadino alla Rete è diventato abbastanza ampio da
consentire di integrare tutti questi servizi. In Italia questo tipo di esperienze sono
nate quattro anni fa come imitazione delle esperienze americane, delle freenet
basate sul concetto di comunità, ma si sono presto evolute in maniera molto diversa da
quello che è il modello americano. Anche perché il concetto di comunità in Italia è
molto diverso dal concetto che cè negli Stati Uniti. Le esperienze più rilevanti
sono quella di Bologna, che è oggi sicuramente la rete civica che accomuna nel modo
migliore gli aspetti comunitari, cioè la capacità del cittadino di partecipare a
discussioni anche con i suoi amministratori, e gli aspetti dei servizi come, ad esempio,
la sperimentazione sulla firma digitale. Altre reti civiche hanno scelto strade diverse.
È il caso di Milano, dove è più forte laspetto comunitario, oppure di Modena o
Torino dove è più forte l'aspetto del servizio dato al cittadino. Io penso e mi auguro
che tutte queste esperienze diverse vadano progressivamente integrandosi nel tempo.
Domanda 2
Cominciamo allora proprio da una definizione di rete civica.
Risposta
Rete civica è un termine su cui si discute molto. Quasi tutti i convegni sull'argomento
passano gran parte del loro tempo a dibattere su quale sia il vero significato da dare al
termine rete civica. Noi della Città Invisibile preferiamo assegnare questo termine alle
esperienze in cui la comunità sia posta al centro dell'attenzione, quindi in cui ci siano
spazi dove i cittadini possano partecipare attivamente e interagire con gli
amministratori, ottenere servizi dagli enti locali. In Italia questo concetto è spesso
associato all'iniziativa di un comune o di un altro ente locale che decide di fornire
servizi tramite Internet anche senza la partecipazione attiva del cittadino. Questo è una
definizione ovviamente limitata di rete civica. Una seconda accezione riguarda invece la
creazione di spazi per le comunità locali. Un'iniziativa di questo genere è presente, ad
esempio, a Milano o a Desenzano, dove sono stati creati dei gruppi di discussione o altri
spazi analoghi di dibattito telematico per i cittadini. Inizialmente gli spazi sono stati
gestiti direttamente dal promotore, per esempio a Milano dalluniversità. In seguito
gli amministratori degli enti locali e i funzionari hanno iniziato a utilizzare questi
spazi e quindi a rendere la comunità locale organizzata in Rete rendendola capace di
modificare la realtà locale tramite i propri amministratori. Quando questo è avvenuto i
risultati sono stati sempre molto soddisfacenti, la comunità è cresciuta, la rete civica
si è dimostrata utile. Quando a Desenzano o a Milano, il cittadino vede che, scrivendo in
Rete su disservizi nel proprio quartiere, il giorno dopo arriva una squadra di operai del
comune e mette apposto quanto era stato segnalato, allora si rende conto che la Rete è
uno strumento utile. L'interesse per lo strumento cresce e cresce allo stesso modo la sua
utilità.
Domanda 3
Come saranno le reti civiche nel futuro?
Risposta
La tecnologia va avanti così rapidamente che fare previsioni per il futuro è sempre
molto azzardato. Io credo che in futuro ci sarà una maggiore integrazione tra quello che
è oggi la telematica, e in particolare Internet, e altri strumenti, una integrazione che
già sta muovendo alcuni passi significativi. Penso in particolare all'integrazione con la
televisione. Oggi fornire informazioni di rete civica tramite Internet vuol dire
raggiungere una percentuale ancora piuttosto bassa di cittadini. Fornire informazioni
tramite la televisione e il televideo, invece, significa entrare in tutte le case. Ora
Internet sarà sicuramente in grado, in futuro, di usare anche il mezzo televisivo come
mezzo di informazione. Uninformazione però che non sia passiva come quella
televisiva tradizionale ma che consenta una maggiore interazione tra il cittadino e chi
produce linformazione. Nel momento in cui, tramite la televisione e altre
apparecchiature che si stanno sperimentando, Internet verrà portata in tutte le case,
allora la rete civica avrà tutta una serie di potenzialità da esplorare, in termini di
interazione tra i cittadini e gli amministratori e quindi di teledemocrazia, in termini di
sviluppo del commercio elettronico e quindi dell'artigianato e del commercio locale, in
termini di telelavoro e quant'altro. Tutti scenari che oggi possiamo vedere realizzati
solo in piccolissima parte in Italia e anche all'estero.
Domanda 4
Quali sono gli ostacoli principali al pieno sviluppo di una rete civica?
Risposta
Gli ostacoli sono fondamentalmente di due tipi. Il primo è la bassa alfabetizzazione
degli italiani, in particolare, all'uso di questi strumenti. Una serie di ricerche
mostrano che la diffusione dei personal computer nelle famiglie italiane è più bassa
della media europea, anche se sta crescendo molto rapidamente. Anche l'utilizzo delle
tecnologie telematiche è più basso della media europea e, nel complesso, l'Europa è
ancora molto indietro rispetto agli Stati Uniti. Quindi un primo ostacolo alla diffusione
delle reti civiche è la scarsa conoscenza dello strumento da parte dei cittadini. Su
questo problema proprio le reti civiche possono costituire anche una soluzione. Le reti
civiche oggi in Italia infatti si stanno tutte orientando verso l'apertura di sportelli
gratuiti per il cittadino, sportelli in cui il cittadino è assistito all'ingresso in
Rete. Questo risolve il problema economico del doversi procurare unattrezzatura che
può essere costosa, il problema della connessione, cioè del pagare le bollette per
raggiungere la Rete e usare i servizi, e il problema dell'alfabetizzazione, cioè
dellimparare a usare semplici strumenti di navigazione o di utilizzo di servizi.
Lostacolo attualmente più significativo oggi è quello della tariffazione, e cioè
il fatto che per accedere a una rete civica o per accedere a Internet in generale, io
devo, oltre a procurarmi gli strumenti hardware, utilizzare un cavo telefonico e pagare di
solito la cosiddetta tariffa urbana a tempo. Se guardiamo l'esperienza degli Stati Uniti,
la tariffa urbana a tempo non esiste, o perlomeno non esiste nella gran parte del paese.
Chiamare Internet negli Stati Uniti costa soltanto uno scatto, costa soltanto un canone
fisso mensile o bimestrale, e quindi non c'è alcun vincolo all'utilizzo di questo
strumento dovuto al costo. In Italia questo costo sembra invece molto oneroso, sia
rispetto agli Stati Uniti, sia rispetto ad altri paesi come la Gran Bretagna.
Probabilmente esso costituisce oggi il freno maggiore alla diffusione di Internet e, di
conseguenza, anche delle reti civiche.
Domanda 5
Per garantire lo sviluppo delle reti civiche quale dovrebbe essere il tipo di interazione
tra realtà locali ed istituzioni centrali?
Risposta
Su questo tema la risposta è complessa. Le reti civiche italiane sono una realtà molto
variegata. Ogni città ha scelto un suo modello, ogni città sta seguendo un suo percorso
e non credo che sia utile che un ente centrale imponga dei vincoli rigidi a questi
processi innovativi piuttosto fecondi che sono in atto. Sicuramente un ente centrale, come
può essere lAIPA o come può essere anche qualche altro ente nato appositamente,
può dare un supporto sia dal punto di vista tecnologico, e cioè quello di diffondere o
favorire lo sviluppo della Rete nel senso della tecnologia di Rete, ma soprattutto dal
punto di vista della diffusione delle conoscenze. Se in una certa città, poniamo Torino,
si realizza un servizio innovativo di cartografia intelligente, come effettivamente è
stato realizzato, è importante avere un ente di riferimento che diffonda l'esperienza
fatta a Torino agli altri comuni. Questa diffusione di saperi può aiutare tutte le città
del Paese a crescere in maniera sincrona e, in particolare, può aiutare le città che
sono un po' più indietro, quali il Mezzogiorno e le altre aree depresse, a colmare il
divario esistente. Proprio questo può essere di fatto il ruolo di un ente centrale. Oggi
noi sappiamo che l'Italia ha delle forti differenze territoriali. La telematica, e le reti
civiche in particolare, possono essere uno strumento formidabile per colmare questo
divario. Se nelle città del sud viene offerta ai cittadini l'opportunità di crearsi
nuove figure professionali e di accedere all'informazione, al cosiddetto villaggio globale
, attraverso la formazione e laccesso alle tecnologie di Rete, ebbene questi
cittadini possono trovare nuove opportunità di lavoro e integrarsi pienamente nella
società che si sta creando. Se, invece, le regioni e le città più arretrate sono
lasciate a loro stesse, la tecnologia diventerà un ulteriore strumento di divisione,
fenomeno che in parte già oggi sta avvenendo in Italia. Dove gli enti locali sono
efficienti ed innovativi, come a Bologna, per fare un esempio, la città ne trae un
vantaggio, dove invece gli enti locali arrancano sommersi da mille problemi, non si riesce
a tenere il passo con l'innovazione e, di conseguenza, si perdono ulteriori occasioni di
lavoro e aggiornamento.
Domanda 6
Parliamo invece proprio della Città Invisibile. Come è nata, perché è stato scelto
questo nome, quali sono i suoi obiettivi, come si finanzia e chi ne fa parte?
Risposta
La Città Invisibile è unassociazione di volontari nata 4 anni fa su Internet. Un
gruppo di italiani che si incontravano in uno dei newsgroup in lingua italiana della Rete,
dopo aver sperimentato discussioni su innumerevoli argomenti, che vanno dalla politica
alle ricette e quant'altro e trovandosi in sintonia su vari argomenti, hanno pensato di
provare a mettere giù un progetto per organizzare qualcosa nella Rete che potesse essere
utile anche al di fuori della Rete stessa. Da questa idea embrionale è nata la Città
Invisibile che è unassociazione che si autofinanzia completamente con le quote
associative e che si occupa prevalentemente di Rete, della diffusione della Rete e di
tutti gli aspetti ad essa connessi, dal telelavoro alla teleformazione, alle reti civiche,
ad un utilizzo della Rete nella realtà. La Città Invisibile si è fatta anche promotrice
di tutta una serie di iniziative, in particolare legate al mondo del volontariato o di
supporto a iniziative fatte da terzi. Ad esempio abbiamo supportato la Cooperativa verso
la Banca Etica e in generale supportiamo le iniziative di commercio equo e solidale.
Domanda 7
Cosa intende la Città Invisibile per rete civica di seconda generazione?
Risposta
Abbiamo iniziato a occuparci di reti civiche praticamente quando sono nate.
Contestualmente alla loro nascita molti Cittadini Invisibili, il cui nome è ispirato al
libro Le città invisibili di Calvino, sono stati protagonisti della nascita
di reti civiche e sono ancora oggi responsabili di reti civiche in varie città italiane.
Riflettendo sulle prime esperienze di rete civica italiana, in particolare sull'esperienza
bolognese di Iperbole e su altre esperienze che si iniziarono a delineare circa tre anni
fa, abbiamo cercato di proporre un modello che rispecchiasse il funzionamento della nostra
associazione. In particolare, abbiamo voluto trasmettere il concetto di comunità
strutturata. Spesso infatti un gruppo di discussione all'interno di una rete civica non ha
uno scopo preciso. Se si apre una discussione su un certo argomento, ad esempio la cultura
e i musei, tutti possono intervenire ma in molti casi il risultato non ha ricadute al di
fuori di quello che è l'ambiente virtuale. L'esperienza di Città Invisibile ha mostrato
invece che la telematica può essere utilizzata per organizzare il lavoro di una comunità
in funzione di un certo obiettivo. Una rete civica può essere quindi uno spazio di
socializzazione dei cittadini ma può anche provare a strutturarsi per ottenere degli
obiettivi. Per questo intendiamo, ad esempio, creare delle procedure per contattare il
responsabile degli enti locali su determinate questioni, oppure creare delle procedure per
controllare che le richieste che vengono dai cittadini della rete civica vengano
soddisfatte. Darsi un obiettivo vuol dire predisporre una dichiarazione dei cittadini su
una modifica a un certo piano urbanistico che è in discussione al consiglio comunale,
organizzare la discussione e informare i cittadini, dare una scadenza per produrre un
documento e portare questo documento al confronto con i referenti istituzionali
tradizionali. Da questo punto di vista il lavoro da fare è molto lungo; è un lavoro
fondamentalmente di formazione e insieme di informazione.
Domanda 8
La Città Invisibile ha appena fatto un censimento sulle reti civiche in Italia. Ce ne
può parlare?
Risposta
All'inizio dell'estate del 98 abbiamo effettuato un censimento di tutte le
iniziative civiche su Internet in Italia. Per farlo siamo partiti da tutti gli indici di
realtà urbane già presenti in Rete e abbiamo poi completato questi indici con una nostra
ricerca fatta in maniera abbastanza sistematica, provincia per provincia, per tutta
l'Italia. Abbiamo evidenziato tutti quelli che erano siti in un qualche modo legati al
territorio, escludendo quei siti che invece, anche se legati al territorio, davano
informazioni di tipo generale. Come ad esempio i siti sulle città del vino, che sono
numerosissimi in Italia, e che però hanno scarso significato dal punto di vista della
rete civica. Il risultato è stato piuttosto interessante se lo confrontiamo con altra
indagine fatta dalla RUR, in collaborazione con il Censis e lAssifom per l'anno
precedente, perché ha mostrato una crescita rapidissima delle iniziative di rete civica
in Italia. Noi abbiamo censito per il 98 circa 1500 siti in Italia che, a vario
titolo, si occupano di realtà urbane. Di questi siti, ovviamente, la stragrande
maggioranza ha soltanto un aspetto di vetrina virtuale della città, presenta l'aspetto
turistico, l'aspetto legato alla ricettività del turista sotto vari profili, museale,
ambientale, e quant'altro. Molto spesso sono siti che sono stati messi in piedi da una
piccola impresa come proprio mezzo promozionale per sviluppare poi altri servizi di tipo
urbano, servizi che non sono stati poi realizzati. La gran parte di questi siti è vecchia
e datata e non è aggiornata né presumibilmente lo sarà mai. La parte invece più
interessante e più innovativa è quella legata ai comuni, cioè all'ente comune che è
entrato in Rete. Abbiamo riscontrato che la crescita dei comuni in Rete in un anno è
stata rapidissima e che questa crescita ha interessato non soltanto le regioni del
Centro-Nord, come ci si sarebbe aspettato, ma anche moltissime città del Mezzogiorno. In
questi siti comunali iniziano a moltiplicarsi anche i servizi offerti al cittadino e le
iniziative per le comunità locali. Infatti il nostro obiettivo adesso è iniziare una
seconda parte dellanalisi che sarà dedicata prevalentemente a questo tipo di
iniziative per verificare e monitorare quali sono i servizi che vengono offerti in Italia
tramite Internet dagli enti locali, da quali tipi di enti locali, qual è la qualità di
questi servizi, quali sono le esperienze più interessanti che possono essere poi
propagate a tutti i siti in Rete.
Domanda 9
Qual è invece la situazione nelle altre città europee?
Risposta
Il paragone a livello europeo non è semplice poiché le reti civiche assommano le
caratteristiche proprie del tipo di comunità locale e le comunità locali italiane hanno
una loro storia molto lunga che le ha plasmate e le ha rese sicuramente diverse da
comunità locali che possiamo trovare in altri paesi europei. C'è poi l'aspetto
istituzionale. L'ente comune, l'ente provincia, l'ente regione, hanno spesso ruoli
importanti nello sviluppo delle reti civiche e questi ruoli non sono necessariamente
presenti anche negli altri paesi europei. Le reti civiche in Europa hanno tra loro
caratteristiche estremamente diverse, legate principalmente al territorio. Amsterdam ha
sperimentato una delle prime e più ricche esperienze di città digitali. In Inghilterra
molto spesso c'è una dispersione sul territorio in contrapposizione al grande centro di
Londra che ha un bacino dutenza di milioni di persone. Ci sono poi esperienze come
quelle spagnole che sono piuttosto variegate e in cui non mi sembra che ci sia, come c'è
in Italia, una tendenza accentratrice. Il termine accentratrice, dal mio punto
di vista, ha un aspetto positivo e non negativo. In Italia è utile che ci sia un sito di
rete civica che cerchi di informare i cittadini, raccogliere e diffondere le iniziative
fatte dalle imprese e dare spazio alle comunità locali. Mi pare di poter dire che in
altre parti dEuropa invece le iniziative si assommano in modo caotico. Ad esempio
nel caso di Barcellona sono presenti su Internet vari siti dedicati a questa città e lo
stesso vale per altre città europee. Non c'è un modello unico di rete civica. E questo,
a maggior ragione, è vero per l'Europa. Le esperienze sono così diversificate che è
difficile trovare fattori comuni.
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