INTERVISTA:
Domanda 1
Lei ha parlato del rischio attuale di sdoppiamento della realtà, della confusione fra
reale e virtuale. Come si manifesta questa minaccia?
Risposta
E la minaccia della perdita di realtà, nel senso che limpatto delle nuove
tecnologie e della realtà virtuale potrebbero assumere unimportanza tale da farci
perdere i nostri punti di riferimento nello spazio reale. Proprio come succede con la
stereofonia: cè uno spazio attuale, lo spazio della presenza concreta e cè
uno spazio virtuale. Trovo che queste due dimensioni spaziali interagiscano luna con
laltra, e che lo spazio virtuale non sia semplicemente come una scena teatrale o
unimmagine fantastica, o un sogno. Si tratta di luoghi di azione e di interazione, e
per questo è essenziale che questi due spazi, quello attuale e quello virtuale,
funzionino come i bassi e gli acuti in stereofonia, per il fatto che esiste ununità
di percezione del reale. Sicché oggi, dinanzi allaffermazione delle nuove
tecnologie, il problema è che si rischia di perdere la realtà, di precipitare nel
disordine, di arrivare a uno sdoppiamento dellidentità del reale. Di ciò già si
vedono segnali anticipatori, quali la diffusione di certe malattie come il cosiddetto
I.A.D., Internet Addiction Disorder, stato confusionale da Internet-dipendenza. In
sostanza, le persone che usano troppo spesso le tecnologie virtuali perdono il senso del
reale, ossia si ritrovano in una condizione di incertezza in rapporto a ciò che esiste in
atto, e ciò che è virtuale. E uno stato di squilibrio, e la minaccia della perdita
della realtà è davvero una minaccia grave, tanto che questa estate in un ospedale di
Parigi alcuni psichiatri e psicanalisti si sono riuniti per lavorare insieme a questo tipo
di disturbo legato alle nuove tecnologie.
Domanda 2
Lei ha detto che viviamo in una dimensione di stereo-realtà. Ci può spiegare meglio
questo concetto?
Risposta
Si tratta di una prospettiva possibile ma alla quale non siamo ancora giunti. Al momento
sussiste però una situazione di squilibrio. Per millenni e in ogni paese del mondo la
storia si è costruita allinterno dello spazio attuale, che è quello della
geografia, della realtà materiale, e della prospettiva quattrocentesca. Attualmente
queste nuove tecnologie hanno acquisito una pregnanza, un potere di suggestione e di
condizionamento che sono destinate a modificare i rapporti sociali e politici. Lo si vede
nelle vicende che hanno riguardato recentemente Bill Clinton, la principessa Diana e tanti
altri personaggi. Perciò ritengo importante riuscire a mettere in equilibrio le due cose,
ossia lavorare per realizzare questa dimensione stereo in cui sarà possibile percepire
una realtà aumentata, cioè una realtà unificata in cui tutto sarà esito dei due spazi.
E noto che se vedo la sua immagine in rilievo è perché ho due occhi, se sento la
sua voce è perché ho due orecchi, e in tal modo si crea un effetto di campo, di rilievo
sonoro e uno di rilievo visivo, una stereofonia e una stereoscopia. Ora, qui non si tratta
soltanto di stereofonia e stereoscopia, ma del rapporto con la realtà: con la realtà
locale, che è lo spazio concreto in cui mi trovo, e quella globale, nella quale il tempo
reale mi consente di comunicare con il mondo intero, con città lontane. Dobbiamo mirare a
un equilibrio fra le due dimensioni!
Domanda 3
Viviamo insomma in una condizione "live", "in diretta": è così che
lei ha sempre concepito il tempo globale?
Risposta
Certamente. Le società antiche vivevano in un tempo locale, il tempo passato, presente e
futuro, il futuro della cronologia. Era il tempo locale della geografia, delle città, e
così via. Oggi cominciamo a vivere nel tempo mondiale, nel tempo globale, e questo non è
altro che il tempo "live", è listantaneità del feedback fra la
trasmissione e la ricezione che favorisce linterattività e linterazione. In
questo ambito resta da compiere unopera che può essere paragonata a quella del
Brunelleschi, dell Alberti, di Piero della Francesca, al fine di costruire una
prospettiva stereoscopica che non è più quella del Quattrocento, in quanto si fonda sul
tempo reale, sullo spazio-tempo reale nel quale lazione comincia ad avere luogo.
Prendiamo ad esempio lazione economica che si basa sullinterconnessione delle
borse mondiali: ne vediamo gli effetti nelle crisi che attualmente si rincorrono in giro
per il mondo, e che davvero non possono venire regolate perché neppure gli stessi agenti
di borsa sono in grado di controllare il feedback dei valori. Lo stesso dicasi per
lambito militare, con il chiaro esempio della crisi irachena; o ancora, in campo
sociale, con tutti i problemi dello stato nazionale che ha rimesso in questione la
cosiddetta mondializzazione; a livello di imprese e con la delocalizzazione della
produzione; e gli esempi potrebbero continuare.
Domanda 4
Ma se il tempo si riduce e riduce la vita, i problemi dello spazio diventano problemi
quotidiani, poiché siamo comunque obbligati a vivere unesistenza corporea. In che
modo allora è possibile gestire lo spazio in una dimensione temporale "live",
come lei lha definita? In sostanza, come si può coniugare e trovare un equilibrio
fra la necessità di vivere nel corpo e nella realtà, e questa nuova dimensione virtuale?
Risposta
I pittori e gli architetti del Rinascimento non hanno creato opere, bensì un rapporto con
la nuova realtà. La prospettiva è una nuova relazione con il reale: in altri termini,
personaggi come Alberti, e altri artisti italiani a Roma, prima di costruire edifici e
prima che Brunelleschi realizzasse i suoi capolavori, hanno tentato con la prospettiva di
ricostruire la realtà matematicamente, attraverso la geometria. Oggi occorre accingersi
alla medesima impresa, ma al livello di prospettiva stereoscopica, vale a dire di una
prospettiva che sia al contempo quella dello spazio reale, come nel Quattrocento, e
daltro canto quella del tempo reale, del "live". Bisogna fare in modo che
le due cose convergano per dar vita a una prospettiva stereoscopica, e in quel momento
potremo ritrovarci nella mondializzazione, così come nella realtà.
Il reale non è mai dato, ma viene sempre costruito. Cè a Parigi
una grande libreria che venne aperta negli anni Cinquanta o Sessanta da un uomo che di
professione faceva letnologo. Ora, per inaugurare la sua libreria, accanto alla
chiesa di Saint-Germain des Pres, - era il periodo degli esistenzialisti - questo signore
portò dallAmazzonia due Indios appena usciti dalla foresta profonda, cioè dallo
stadio neolitico della civiltà. Così, per celebrare linaugurazione e la
pubblicazione dei suoi libri di etnologia, fece venire questi capi-tribù, due ragazzotti
muscolosi. Quando li mise dinanzi alla prospettiva del boulevard Saint-Germain, con i suoi
palazzi verticali, quelli vomitarono, proprio in senso fisico, e quando li fece salire su
per quegli alti edifici i due furono presi da una vertigine spaventosa. Ciò accadde
perché si trattava di un reale che non conoscevano: per loro la realtà era il
sottobosco, lombra attraversata dai raggi di luce, i rumori, gli odori. Con il reale
essi avevano un rapporto che non aveva niente a che vedere con quello costruito dal
Rinascimento e dai "prospettivisti". A Parigi i due Indios ebbero reazioni
fisiche di vomito, apertamente, e fu necessario bendare loro gli occhi. Il senso della
realtà è dunque qualcosa che si apprende, che si eredita, e che poi si modifica, e così
via. Oggi siamo in una fase di modificazione della realtà, che viene accelerata per mezzo
delle tecnologie e al contempo incrementata. Bisognerà costruire quel tipo di realtà, e
gli architetti sono in ottime condizioni per farlo. Ma prima di costruire le case sarà
necessario che ricostruiscano il reale insieme ad altri specialisti, perché evidentemente
non è compito dei soli architetti.
Domanda 5
E lei pensa che sarà ancora la città la scena entro cui si realizzerà questa
commistione di reale e virtuale? Oppure sarà la volta di qualche altra entità?
Risposta
Ci saranno due città coesistenti: la città reale col suo centro, la sua periferia e i
tremendi problemi che conosciamo nel presente, e la città virtuale, a essa coesistente,
di cui abbiamo già un esempio nei sistemi di interconnessione, nelle le regie e nelle
reti tipo Cnn. Due città, dunque: una concreta, e una virtuale che esercita
unenorme influenza su quella reale.
Domanda 6
Lei pensa che la virtualità e tutte le nuove tecnologie possano contribuire a risolvere i
problemi sociali attuali della città reale, o cè una incompatibilità al riguardo,
come fossero due realtà parallele?
Risposta
E troppo presto per parlare di città virtuali. La città virtuale è un progetto,
la cui natura non è ancora politica ma economica e militare. Direi pertanto che è ancora
decisamente troppo presto, e che dobbiamo continuare a occuparci di architettura, poiché
la questione urbana è talmente complessa in relazione alla mondializzazione che non si
può dire nulla al riguardo. Si può dire piuttosto che la città-mondo, con la sua
iperdirezionalità che è dappertutto e in nessun luogo, e la città locale dovranno
anchesse coesistere nella stereorealtà, e non semplicemente nei calcoli delle borse
o nelle situazioni di telesorveglianza di polizia.
Se si intende progredire verso la visione politica di una simile
città, bisognerà lavorare parecchio agli incidenti, ai disordini, in altre parole, al
dramma della città contemporanea. Occorre tentare di comprendere ciò che sta per
accadere, e non saranno certo gli informatici a risolvere questi problemi.
Domanda 7
Vorrei chiederle di parlarci del mito della caverna di Platone, con il quale lei
stabilisce sempre un parallelo in relazione al mondo virtuale, e inoltre di darci
unidea dei rischi corsi da Prometeo, o meglio del mito di Prometeo come efficace
metafora delluomo tecnologico che crede di essere onnipotente grazie alluso
delle macchine.
Risposta
Non starò a descrivere di nuovo la caverna di Platone; piuttosto, potrei parlare della
regia video. Esiste un luogo di prefigurazione, - in verità ne esistono molti - ma ce
nè uno in cui si prefigura lo spazio "stereoreale", ed è la regia: la
regia dellimmagine, la regia del suono, qualunque sia il suo ambito, dalla
televisione alla telesorveglianza, perché qui si tratta di visione, non di trasmissioni
televisive. Lo stesso dicasi per le postazioni di controllo della guerra elettronica,
basti pensare alla sala comandi dellEnterprise, la portaerei che fungeva da torre di
controllo nellultima operazione dellaviazione statunitense: qui appare
evidente quanto questa regia sia responsabile del successo o del fallimento di
unoperazione militare. Questo significa che in quel luogo il mondo è tele-presente,
è presente attraverso chi siede alla consolle. Ma al contempo si può destinare un
qualsiasi luogo a questa funzione di snodo. In questo snodo convergono la città-mondo e
la città locale, e qui si procederà alla loro gestione. Io credo che una simile
gestione, riferita non più a flussi monetari ma a flussi di informazione, sia destinata a
diventare un fatto democratico, cosa che oggi non succede poiché il fenomeno è ancora
soltanto militare o di polizia o borsistico e non di natura democratica. Esiste perciò il
grave rischio di una tirannide della cibernetica e del controllo, ed è un rischio oggi
realmente esistente. Cito ad esempio la National Security Agency, lAgenzia per la
Sicurezza Nazionale, di cui non si sente mai parlare. Si parla di Cia, di Fbi, ma non
della Nsa, la quale invece tiene sotto controllo il mondo intero, fa uso di satelliti spia
e di video-sorveglianza. E una specie di occhio di Dio: siamo dunque ben lontani da
una concezione democratica della città virtuale.
Domanda 8
Lei ha parlato di una realtà composta di materia, massa, energia e informazione. Cosa
intende dire?
Risposta
La materia ha tre dimensioni, non nel senso di superficie o di volume, o meglio non solo
in questo senso. In fisica, le tre dimensioni della materia sono la massa, lenergia
e linformazione. Ora, gli architetti hanno plasmato la massa fin dalla notte dei
tempi, con le costruzioni megalitiche, le piramidi, e tutta la storia
dellarchitettura. Hanno applicato lidraulica e la balistica, e perciò nel
caso tanto del ponte del Gard quanto degli acquedotti romani e delle fortezze, hanno
lavorato con lenergia, ad esempio lenergia dellacqua con tutti i
problemi connessi alla capillarità e al deflusso, fino a Galileo, ai piani inclinati
eccetera. Allo stesso modo hanno impiegato la balistica, poi naturalmente
lelettricità, ad esempio per affrontare problemi di climatizzazione, e infine
lenergia come la si conosce oggi. Come ho detto, la terza dimensione dopo la massa e
lenergia è linformazione, che larchitettura non ha ancora realmente
adoperato. Se prendiamo una cattedrale, essa costituisce un mezzo di comunicazione di
massa. Nel Medioevo si trasmettevano informazioni attraverso le sue vetrate, le sculture,
i tappeti, i mosaici come quello di Ravenna. Ma si tratta di uninformazione fissa,
statica, perenne, che non si rinnova se non per opera del linguaggio e dei canti. Oggi,
invece, stiamo entrando in unepoca in cui linformazione è attiva e
interattiva, vale a dire che non si tratta soltanto di affreschi sui muri, di sculture
nelle nicchie o di vetrate, ma di un luogo di azione e di interazione. Perciò
larchitetto deve applicarsi a questa terza dimensione; resta sempre la massa, in
quanto ledificio ha una sua densità, resta lenergia in quanto esso è
climatizzato e illuminato artificialmente, ma ormai linformazione è interattiva,
non più passiva come quella degli affreschi e delle sculture. Io credo che tale discorso
non sia ancora stato recepito dagli architetti, ed è questo, che gli architetti intendono
quando dicono: "larchitettura ha molto in comune col cinema".
Domanda 9
Ci vuole spiegare il concetto di "media-building" di palazzo mediale a proposito
della necessità che gli edifici si trasformino in mass media?
Risposta
Larchitettura è fondamentalmente legata allidea di alloggio, ossia alla
funzione dellabitare. Ora, la funzione abitativa è stata soppiantata oggigiorno da
quella dellinformazione, come dimostrano i "media-building", numerosissimi
a Shanghai, la città dove se ne contano di più, e poi cè Time Square, una piazza
che si può già chiamare un "media-building". Sono luoghi dove la funzione
dellinformazione prevale su quella dellabitazione. Perché avviene questo?
Perché in questo modo la redditività è garantita. Ad esempio, il costo di un ufficio o
di un appartamento o la redditività di un edificio non hanno nulla a che vedere con i
costi della ritrasmissione di programmi televisivi. Il costo dellinformazione è
così alto che per mezzo di essa si può rendere redditizio un fabbricato molto più in
fretta che tramite labitazione. Siamo dunque di fronte a un nuovo profilo
dellarchitettura, ovvero quello dellaffissione. Larchitettura deve
alloggiare meno persone e funzioni che informazione, ma si tratta di uninformazione
di dimensioni urbane, non è più soltanto il piccolo schermo o il telefono portatile.
E uninformazione collettiva, e io credo che qui stia il germe di una
trasformazione dellarchitettura e della città, di cui si ha un esempio in un
"media-building" di cui nessuno parla e che è veramente stereoreale: lo stadio.
Lo Stade de France, dove si è giocata la finale dei mondiali di calcio, è un
"media-building" in cui i grandi schermi sono tanto importanti quanto le
gradinate, e la ritrasmissione televisiva dellazione che si svolge nello stadio
stesso è una fonte di finanziamento tanto quanto la vendita dei biglietti. Ecco dunque
una funzione di informazione che sta per sopravanzare quella di abitazione, e al limite
non ci sarà più pubblico nello stadio quando si arriverà a diffondere le immagini nel
mondo intero. Qui insomma si fanno i giochi, e così è il "media-building": un
edificio che alloggia preferibilmente informazione piuttosto che abitazione, di qualunque
tipo questa sia.
Domanda 10
Quali sono, secondo lei, le forze che alimenteranno laccelerazione della realtà nel
mondo di oggi?
Risposta
"Forza" è un termine molto importante. Direi che non si può parlare di
economia politica senza parlare di uneconomia politica della velocità. Esiste
uneconomia politica della ricchezza che è stata innovata dai fisiocratici,
nel senso che leconomia è stata messa in rapporto con il corpo e il benessere. Non
dimentichiamocelo, è sorprendente notare che sono stati i fisiocratici a
trasformare leconomia politica della ricchezza, come si intende oggi
leconomia. Ora, con laccelerazione delle tecnologie propria del ventesimo
secolo - ripensiamo a Marinetti, ai Futuristi - è evidente che cè bisogno di
uneconomia politica della velocità. Il nostro è il mondo dellaccelerazione
assoluta; le società antiche acceleravano in modo relativo, mettevano quattro cavalli al
posto di due, aggiungevano vele alle navi, e così via. A partire dallinvenzione
della macchina a vapore, dellaviazione, dei treni a grande velocità, degli aerei
supersonici, la realtà è stata accelerata. Non è solo la storia, ma la stessa realtà
storica ad aver subito unaccelerazione. Come mai? Perché si è passati dalla
velocità locale e relativa dei trasporti, a quella globale e assoluta delle trasmissioni,
ossia a un impiego della velocità della luce nellagire e nel percepire. E
perciò evidente che in futuro non si potrà dar vita a una politica mondiale, e lo
dimostrano già i "crack" delle borse che fanno il giro del pianeta. Non si è
capaci di gestire linterattività del mercato, e di qui derivano squilibri, effetti
di feedback che non si riesce a controllare, neanche nei mercati finanziari, per non
parlare di altre dimensioni. Per questo credo che il nostro mondo ormai al tramonto affidi
al ventunesimo secolo il problema di uneconomia politica della velocità.
Domanda 11
Una relazione assoluta può però divenire unimmobilità assoluta,
unincapacità assoluta di partecipare al dialogo estremo. Cosa ne pensa?
Risposta
Ecco, è evidente che la realizzazione della velocità assoluta significhi linerzia
assoluta, perché non abbiamo più bisogno di andare incontro alle cose, tutto arriva fino
a noi. E ciò che ho chiamato larrivo generalizzato: in passato larrivo
era relativizzato dalla durata dello spostamento, dai mezzi di trasporto; da una parte
cera Marco Polo, e dallaltra le due ore di volo del Concorde per raggiungere
New York. Oggi, invece, noi mettiamo in opera la velocità assoluta, la velocità limite,
e così non abbiamo più bisogno di spostarci, tutto ci arriva, larrivo è
generalizzato, non è più circoscritto dalla durata di un trasporto. E
generalizzato dal "live", dalla cosiddetta "diretta". Lidea
della fissità su scala mondiale è già oggi una delle minacce ecologiche. Comè
noto, ci sono due tipi di ecologie: luna si occupa delle sostanze, e laltra
delle distanze. Lecologia delle sostanze tratta linquinamento della fauna,
della flora, eccetera; lecologia delle distanze affronta il problema
dellinquinamento delle distanze ad opera di questa velocità assoluta che ci
risparmia lo spostamento, ma che ci paralizza e ci mette in una situazione di inerzia,
uninerzia definitiva. Temo per lavvenire il diffondersi di un sentimento di
reclusione nel mondo: non più in una prigione, come intendeva Michel Foucault quando
parlava di campi di reclusione, ma nel mondo stesso, ossia di un mondo talmente
accessibile, talmente déjà-vu, talmente già alla portata di tutti che i viaggi non
formeranno più la gioventù, e si avvertirà una sorta di claustrofobia dentro a questo
mondo. A cominciare da unaccelerazione, che potrebbe essere quella degli aerei
supersonici o quella delle telecomunicazioni "in diretta", temo lavvento
di un senso di claustrofobia globale, e come ho detto questa è una delle grandi questioni
ecologiche che riguardano le future generazioni. La terra è troppo piccola per la
velocità assoluta.
Domanda 12
Lei ha parlato di una guerra informatica già in atto. Potrebbe spiegarci in cosa essa
consiste e quali sono i principali protagonisti?
Risposta
Anzitutto, la guerra informatica, lInformation Warfare, è uno dei programmi
escogitati dal Pentagono per operare una rivoluzione negli affari militari. Non si tratta
più di guerra elettronica: lElectronic Warfare è la guerra del Vietnam, o la
guerra del Golfo, cioè limpiego di missili, armi sofisticatissime, satelliti. Oggi
abbiamo ormai a che fare con la guerra informatica, una guerra emergente in quanto non
esiste ancora, ma è in gestazione, ed è collegata al controllo globale
dellinformazione. Di qui il riferimento alla National Security Agency e alla sua
grande rete che sorveglia e ascolta tutto il mondo già da molto tempo. Siamo dunque
dinanzi a un fenomeno mai visto prima. Lo spionaggio è vecchio come la guerra: la guerra
è distruzione, attacco, difesa e soprattutto spionaggio, perché se si riesce a sapere
tutto del nemico, questi non ha alcuna possibilità di vincere. Come nel pugilato: se sai
in che momento esattamente il tuo avversario sferrerà il suo destro, puoi parare il
colpo. La guerra dellinformazione è un grave problema che si pone alla democrazia,
ed è una delle più grandi minacce che incombono sul mondo contemporaneo: è la minaccia
di un controllo orwelliano dellinformatica. Se ne hanno già esempi con gli archivi
intercomunicanti, e cè stata in passato una specie di preparazione, di prova
generale, con loperazione Cattedrale dellInterpol finalizzata allarresto
dei pedofili: in ventiquattrore, in tutto il mondo nel medesimo istante,
allora X, grazie a Internet e a certi programmi di delazione, sono stati effettuati
arresti in tutto il mondo, e si è creata una polizia cibernetica. Non voglio certo
difendere i pedofili, per me non cè niente di peggio, ma voglio dire: attenzione,
abbiamo innescato un sistema perverso di informazione, quello che utilizza tutte le
tecnologie, ivi comprese quelle della delazione, per agire allo stesso momento su scala
mondiale. E peggio della guerra del Golfo, perché questa ha un fronte, ha i Desert
storm, per non parlare dei missili. Desert storm è stata ancora una guerra elettronica, e
anche se la Cnn ha già cominciato a raccontarne vari aspetti attraverso la televisione,
si tratta sempre di informazioni incentrate sulleconomia, la salute, la memoria.
E insomma una guerra biblica. La guerra informatica, invece, è una guerra babelica,
una baraonda totale e una confusione mai vista prima. Le faccio un esempio: il problema
del Bug dellanno 2000 nei computer può valere come prefigurazione di una catastrofe
dellinformatica, ovvero di un crollo del sistema, di un cataclisma che si verifica
con le modalità della cibernetica. Tornerò fra poco su questo incidente. La storia del
Titanic può sembrare una burla: il grande transatlantico cola a picco proprio perché
galleggia. Ha tutta laria di essere unaberrazione, in quanto implica che
responsabile dellincidente sia lelemento stesso su cui il Titanic si
muove, e non la nave. La nave affonda, ma resta una nave: è il rapporto fra essa e
lacqua che determina il naufragio. Lo stesso dicasi per gli aerei: un aereo
precipita proprio perché vola. Ora, la cibernetica è lelemento
dellinformatica e dellinformazione via Internet, e dunque al suo interno
avremo incidenti cibernetici. Capisce? Credo, pertanto, che non si sia ancora ben compreso
in cosa possa consistere un incidente cibernetico, ma lo vedremo con il Bug, ed è
evidente che in quelloccasione si avrà un primo assaggio di ciò che potrà essere
la guerra dellinformatica, cioè una guerra cibernetica che riguarderà
linformatica, ma allo stesso tempo gli ascensori, i conti in banca, eccetera.
E un avvenimento senza precedenti. Io ho studiato a lungo la realtà della guerra, e
ho pubblicato numerosi saggi a proposito: è un evento senza punti di riferimento, e per
questo bisogna che lassù, a livello di governi democratici, si presti la dovuta
attenzione a questa enorme minaccia. Per concludere, le citerò una frase di Goebbles:
"Chi sa tutto non ha paura di niente, guardiamoci da chi vuole sapere tutto".
Domanda 13
Quali sono, a suo avviso, le implicazioni politiche di questa guerra informatica?
Risposta
In passato sono esistiti due tipi di guerra: la guerra di ostruzione, quella cioè in cui
dominavano le armi di impedimento in cui le mura di cinta erano più potenti delle frecce
e impedivano alla cavalleria di fare irruzione in città, e simile funzione svolgevano
altre armi di ostruzione come lo scudo, la testuggine, i bastioni cittadini che
circondavano tutti gli agglomerati urbani. Queste armi di ostruzione erano più potenti di
quelle di distruzione. Poi, un giorno, qualcuno ha inventato il cannone, che ha fatto
saltare in aria le armi di ostruzione, e si è passati dalla guerra di assedio, giacché
le armi di ostruzione non erano più sufficienti per resistere alle armi di distruzione
dellartiglieria. Questa supremazia delle armi di distruzione è perdurata fino alla
bomba atomica. Si sono costruiti proiettili sempre più grandi, bombe sempre più pesanti,
e infine si è inventata una bomba termonucleare talmente devastante da non potersene
servire. Sicché non ci si poteva fare la guerra, e per quarantanni ha dominato il
principio della dissuasione, vale a dire la non-guerra, né pace né guerra.
E in quel periodo che si è sviluppata linformatica. Visto
che non si poteva fare la guerra, si sono lanciati in orbita i satelliti. Perché? Perché
la dissuasione non è possibile senza informazione, è strettamente legata ad essa e alla
sua negazione. La dissuasione è un divieto di sapere, e al contempo uninformazione.
Il discorso era posto in questi termini: "io ti dico che ho una bomba, ti dimostro
che può esplodere, vedi Hiroshima e Nagasaki". Visto che queste armi non si possono
più impiegare, ebbene, si ricorre allarma dellinformazione e della
comunicazione, e cosa ne nascerà? Arpanet, vale a dire Internet: giacché esiste la bomba
atomica, si procede a inventare lembrione della bomba informatica, ossia di una
potenza dellinformazione che basti da sola a destabilizzare il nemico. Siamo perciò
davvero entrati nella terza età della guerra: dopo la supremazia delle armi di
ostruzione, ossia la guerra-assedio, la guerra statica con una cavalleria che non prende
mai il sopravvento, viene la guerra di movimento, stavolta basata sulla cavalleria e
lartiglieria, io stesso sono un artigliere, che dura fino alla bomba atomica; qui ci
si arresta perché si rischia di far esplodere lintero pianeta, e così si entra
nellera della guerra di comunicazione elettronica, con il warfare, i missili
telecomandati, i missili crociera, eccetera. E così prende il via, nellinformatica
o nel warfare, la tentazione di arrivare a un sapere totale di cui al momento la Nsa
rappresenta il luogo specifico. Lei avrà notato che non se ne parla mai, ma vada ad
esempio a vedere il film "Nemico Pubblico", che arriva alquanto in ritardo
rispetto alla realtà, oppure "Snake eye", altro film di Brian de Palma: sono
entrambi film popolari, ma molto istruttivi.
Domanda 14
Potrebbe descrivere in che modo si evolve attualmente il concetto della dimensione
spazio-temporale nelle situazioni della vita virtuale?
Risposta
E una domanda da un milione di dollari! E il problema della clonazione. Tutti
i sensi vengono trasferiti a dei ricettori. Oggi si può televedere con la televisione,
teleascoltare con la radio, con gli audiovisivi, e si può telesentire con il teletatto,
ossia il data-glove, il guanto elettronico, o il data-suit, labito elettronico, un
costume che consente di telesentire, non soltanto teletoccando, ma anche teleannusando
grazie a dei ricettori olfattivi che consentono di digitalizzare non soltanto la vista,
ludito, il tatto, ma anche lolfatto. Lultimo senso è quello del gusto,
e qui la cosa non funziona, perché non si può digitalizzare il Bordeaux e bere un
Bordeaux digitale. Siamo dunque di fronte a uno sdoppiamento dellesistenza al mondo,
cè una presenza concreta e una virtuale, e cè persino la telesessualità,
che è già praticata grazie a dei sensori sistemati appropriatamente. Da una parte,
insomma, abbiamo la realtà fisica, un uomo e una donna in carne e ossa, e poi, accanto a
loro, un avatar: un tempo si diceva un clone, ma ormai si parla di avatar per non
confonderlo con la biotecnologia. Lavatar è un essere virtuale che ci rappresenta,
è il nostro doppione, una copia elettromagnetica, la quale però può agire in maniera
terribile o ludica nelluna dimensione o nellaltra. Abbiamo dunque
effettivamente uno sdoppiamento del corpo: il corpo concreto, di carne e ossa, e il corpo
virtuale, lavatar, con la possibilità di teletrasferire questultimo da un
livello allaltro. Allo stesso modo, da una lato esiste la regia video per il suono e
limmagine, e dallaltro ci sono già portoni virtuali attraverso cui ricevere
lo spettro dellavatar del proprio visitatore. Qualcuno suona a casa vostra, voi
siete in una specie di sala di ingresso, sapete che è arrivato uno spettro,
lavatar, e sapete di chi si tratta, ad esempio è la vostra fidanzata; indossate
labito digitale e vi fate avanti col vostro videocasco, entrate nel portone e vedete
lavatar della vostra ragazza, potete abbracciarla, stringerle la mano, vederla,
parlarle, ascoltarla, sentire il suo profumo digitalizzato, anche se non potete assaggiare
il profumo, in quanto con il gusto la cosa non funziona. Quel che intendo dire è che
questo sdoppiamento fa sì che se prima si inventavano finestre virtuali, ossia i grandi
schermi televisivi e le finestre virtuali della telesorveglianza, oggi si inventano porte
virtuali per il telespostamento degli avatar e degli spettri elettromagnetici che
rappresentano i nostri doppioni, i nostri cloni elettromagnetici, in attesa dei cloni
genetici. Qui si genera una problematica ontologica enorme, che non voglio affrontare
perché è davvero una domanda da un miliardo di dollari.
Domanda 15
La rivoluzione informatica comincia a mostrare i suoi limiti in rapporto alle grandi
promesse iniziali?
Risposta
Sì, è certo che dal 1995 in poi siamo stati rimpinzati di propaganda pubblicitaria, per
il motivo che Bill Gates e altri, la Microsoft, la Sun Microsystems e poi altri ancora,
volendo lanciare prodotti come Windows su scala mondiale hanno avuto bisogno di una
colossale macchina di informazione pubblicitaria. Perciò ci hanno ingozzati di
pubblicità. Ora, però, credo che si cominci a uscire fuori da tutto questo. In effetti,
il processo a Bill Gates è un processo utile, direi quasi che somiglia al processo a
Galileo nel senso che la condanna era perversa, ma il processo in sé era un fatto molto
positivo. Ovviamente non so quale sarà lesito del processo a Bill Gates, ma mi
appare simile a quello di Galileo. E una fortuna che lo si sia celebrato, e che la
questione del monopolio mondiale si ponga adesso, a tre o quattro anni dal lancio
monopolistico di Windows e dei prodotti Microsoft. Perciò è vero che cominciamo a
svegliarci da questo intorpidimento pubblicitario da cervello globale. Non voglio parlare
di quelle brave persone che dicono "Ma è meraviglioso, non saremo più uomini e
donne, ma neuroni, e saremo interconnessi! E geniale, è la Parusia, è la
Gerusalemme celeste!" Io non sono per nulla daccordo. Ho sessantasette anni, ho
vissuto il totalitarismo e non posso concordare con questo punto di vista che per me è
abominevole, è da nazisti, da fascisti. In effetti, per tre anni cè stata, e parlo
ora della Francia, una fascistizzazione pubblicitaria di Internet e delle reti
informatiche, che ora comincia a scomparire a vantaggio dellaspetto caotico e,
direi, babelico di Internet. Si comincia finalmente a capire che ci sono cose gravi che
succedono su Internet, che la questione di una sua regolamentazione ormai si pone, anche
se forse in maniera diversa da come la si era immaginata allinizio. Cè dunque
davvero un risveglio dellopinione pubblica e della gente a questo riguardo, siamo
più disincantati e me ne rallegro molto: ben venga il processo a Bill Gates, che per me
è più importante, ma se ne parla assai meno, di quello a Bill Clinton di cui non
sappiamo che farcene, essendo evidentemente un affare truccato. Il processo a Bill Gates,
invece, è un vero processo politico al modo in cui lo fu il processo a Galileo.
Domanda 16
A suo avviso, luomo si trova ancora in una condizione di forza per poter controllare
lo sviluppo delle tecnologie?
Risposta
Vorrei riprendere una frase di Santa Hildegarda, grande musicista e poetessa, personaggio
unico nel panorama del Medio Evo meraviglioso, della quale fra laltro si sta
celebrando il novecentenario essendo nata nel 1098. Hildegarda era solita dire, in latino:
"Homo est clausura mirabilium dei", luomo è la chiusura delle meraviglie
di Dio. Attraverso di lei parlava la Francia che si opponeva alleugenismo, e questo
suo detto riconosceva come luomo non sia affatto il centro del mondo, ma ne
rappresenti piuttosto la fine: non cè un aldilà che trascenda luomo, e
lessere umano è il perfetto compimento di ciò che vive. Pertanto, quelli che oggi
vanno affermando "noi miglioreremo luomo! Lo cloneremo, lo ibrideremo, lo
mescoleremo con altre realtà", in certo modo pongono una questione: "è proprio
vero che luomo è la fine, ossia il compimento della dignità del vivere a
prescindere da ogni distinzione di razza oppure non è che un prodotto, come un topo di
laboratorio che si possa migliorare?". E su questo che si incentrava il
dibattito lanciato da Galton, con leugenetica anglosassone che poi ispirerà i campi
di concentramento. Oggi, dunque, occorre davvero difendere questa meraviglia che è
luomo, per sempre, contro la tecnologia, le biotecnologie, le ibridazioni, la
clonazione. Pensi che in questo momento negli Stati Uniti si lavora a una creatura ibrida,
per metà mucca e per metà uomo. Poi si parla di Auschwitz: ma Auschwitz continua ancora
oggi, e chi si ribella? Nessuno reagisce alla ibridazione degli esseri viventi, e lo
stesso dicasi per la clonazione. Esiste dunque una problematica che le nuove tecnologie
traspongono a loro volta sul piano delle tecnologie informatiche: da una parte abbiamo gli
avatar, gli spettri di cui si è parlato pocanzi, e la telesessualità, cioè il
preservativo universale in quanto tutto è elettronico e non si rischia niente. Ci si
chiede insomma: che cosa è luomo? Io, per parte mia, do la risposta di Santa
Hildegarda. Luomo è la fine del mondo, e non cè un aldilà, siamo noi che ci
miglioreremo, e non la scienza. Ad ogni modo, è una questione di enorme portata, e su
tali altezze filosofiche io non intendo soffermarmi. Riguardano ormai le nuove
generazioni. Io sono al termine della mia esistenza, ho 67 anni, e lascio ai giovani di
risolvere questi problemi. Ma non dimenticate che già cinquantanni fa certe persone
se li sono posti, quando in Germania si parlava di fare intrugli con gli esseri viventi.
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