INTERVISTA:
Domanda 1
Lei ha parlato, a proposito delle nuove tecnologie della comunicazione, di trauma della
nascita.
Risposta
Sì, perché le comunicazioni hanno cominciato a usare la velocità limite. Tutte le
società antiche avevano sviluppato delle velocità relative. Anche la rivoluzione dei
trasporti nel XIX secolo è evidentemente legata alla velocità relativa del treno,
dell'aereo, e, in seguito, dei mezzi di trasporto supersonici. La rivoluzione delle
trasmissioni, delle telecomunicazioni, usa, generalmente parlando, la velocità assoluta,
cioè la velocità delle onde elettromagnetiche. Era già avvenuto con la radio e con il
telefono, ma ormai avviene anche con la tele-audizione, con la televisione e con la
tele-azione o interattività. Ora l'interattività è, in un certo senso, la nascita di un
mondo unificato, di un mondo unico. Unito da che cosa? Dal tempo reale, dall'immediatezza,
dall'ubiquità, dall'istantaneità. Viviamo dunque un tempo ineguagliabile, un tempo
mondiale, che non trova equivalenti nel passato, se non nel tempo astronomico. Tutta la
storia delle società si fa nei tempi locali, di un paese, di una regione. La storia di
domani, la storia che oggi comincia, si fa in un tempo unico, il tempo mondiale, il tempo
dell'immediatezza, quello che si chiama "live", "tempo reale". Questo
comporta un trauma, a mio avviso. Il tempo reale, il tempo mondiale ha il sopravvento
sullo spazio reale, sullo spazio tempo locale, sullo spazio-tempo della storia.
Domanda 2
Fino ad oggi gli uomini hanno creato strumenti come protesi degli organi umani. Oggi
stiamo creando strumenti che sono protesi del cervello: i calcolatori, le reti
telematiche. Che cosa significa?
Risposta
Significa che si prepara la terza rivoluzione. Le tre grandi rivoluzioni tecnologiche
sono: la rivoluzione dei trasporti con la rivoluzione industriale che l'ha determinata;
poi la rivoluzione delle trasmissioni, di cui ho già detto, cioè la rivoluzione della
comunicazione immediata, delle tele-tecnologie, eccetera; si prepara adesso, con le nuove
tecnologie, la rivoluzione dei trapianti, cioè la possibilità per le micro-tecnologie di
investire il corpo dell'uomo e non più soltanto, come al tempo della locomotiva, di
sistemare il territorio con ferrovie, autostrade, aeroporti, canali, acquedotti. Allora la
tecnica si era impiantata sul corpo della terra, aveva trasformato la città. Adesso con
la miniaturizzazione delle tecnologie, con quelle che si chiamano micro-macchine o
micro-tecnologie, l'innesto di stimolatori della vita, della memoria, della percezione è
ormai possibile. Si assiste a un processo di fagocitazione della tecnica. La tecnica si
introduce nel vivente: è in un certo modo realizzato il sogno futurista di Marinetti:
l'uomo si alimenta di tecnica, non soltanto di chimica, come chimica degli alimenti, ma di
tecnica delle micro-macchine. Marvin Minsky propone degli stimolatori della memoria, una
memoria supplementare, che si potrebbe innestare sul corpo e che ha, come modello, un
oggetto già esistente, che è lo stimolatore cardiaco. Recentemente due gemelle hanno
subito, all'età di due mesi, l'innesto di uno stimolatore cardiaco. In altri termini, a
partire dal secondo mese, queste due bambine vivono a un ritmo tecnico, con un ritmo
cardiaco tecnicamente predeterminato. Vediamo qui l'immagine dell'uomo di domani: la
fusione-confusione del meccanico e del vivente. L'uomo macchina è effettivamente
possibile.
Domanda 3
Ma quali sono le conseguenze della separazione, della frattura nella percezione, nel
contatto, nello sguardo tra gli uomini e il contatto virtuale nelle reti telematiche?
Risposta
E' l'apparizione di una nuova ottica e di una nuova prospettiva. Ricordo che ci sono due
prospettive e due ottiche all'opera nella storia: la prima ottica è quella dell'occhiale
di Galileo, è l'ottica geometrica, l'ottica dei raggi del sole, e questa ottica ha dato
luogo a una prospettiva dello spazio reale, attraverso gli studi di prospettiva del
Quattrocento. Ma quella di cui ci serviamo oggi è un'ottica ondulatoria, non più
l'ottica della materia, delle lenti, l'ottica dello spazio reale, del vetro, legata alla
trasparenza dell'aria, dell'acqua, ma l'ottica del tempo reale, cioè l'ottica delle onde.
In un certo senso la televisione appartiene a un'ottica ondulatoria. Ciò vuol dire che la
tele-sorveglianza può sostituire l'apertura di una finestra. Invece di vedere attraverso
il vetro di una finestra, in questo caso vedo attraverso uno schermo l'immagine restituita
dalla telecamera. E' noto che l'invenzione della prospettiva è l'invenzione di una città
nuova, della città europea. L'apparizione di un'ottica ondulatoria, la prospettiva del
tempo reale, la trasmissione di un segnale che non è più del raggio solare, ma della
radiazione elettromagnetica, è l'apparizione di una prospettiva del tempo reale e quindi
di un diverso rapporto con il mondo e di un diverso rapporto con la città. E' a mio
avviso un evento notevole. Ci sono ormai due luci: la luce diretta del sole e
dell'elettricità, con cui si illumina, e la luce indiretta della emissione-recezione
istantanea di un segnale di tele-sorveglianza. E', a mio avviso, un evento importante. Due
luci, due trasparenze: la trasparenza diretta di un materiale, dei miei occhiali, per
esempio, la trasparenza dell'aria, e la trasparenza indiretta della tele-sorveglianza, del
video, e quindi un evidente raddoppiamento della realtà: una realtà immediata e una
realtà mediatica. Questo è un evento veramente importante.
Domanda 4
E' un po' come la storia del mercato: in origine il mercato era un luogo dove le persone
si guardavano in faccia. Nel mercato capitalista non esiste più denaro reale....
Risposta
Si assiste a un smaterializzazione del denaro, che fa parte di ciò che ho chiamato
"estetica della sparizione". Se si prende il referente monetario, all'origine
sicuramente è il sale, sono le perle, per restare nel mondo primitivo. Subito dopo
vengono la moneta d'oro, la moneta d'argento. Il sale, le perle, la moneta d'oro, il luigi
d'oro, eccetera, sono qualcosa di assai materiale. Poi vengono la cambiale, l'assegno, e
oggi c'è la carta di credito, che funziona in base a un impulso elettro-magnetico. Questo
è il processo di smaterializzazione della moneta. La moneta è passata dalla ricchezza di
un materiale raro - l'oro, i diamanti - a un impulso elettro-magnetico, a una
informazione. Ormai il denaro non è che informazione.
Domanda 5
La conoscenza, il sapere non sono soltanto informazione, ma valore, buon gusto,
educazione, quello che i Greci chiamavano "paideia " e i tedeschi "Bildung
". Ma nei calcolatori, nelle banche-dati troviamo soltanto informazione. Che cosa
vuol dire? E' la fine dell'idea di educazione?
Risposta
Si può dire, per dare un'immagine della cosa, che il computer è un sintetizzatore di
informazione, come certi pianoforti sono sintetizzatori di musica. Quando si ascolta un
violoncello, suonato da un vero violoncellista, per esempio, è straordinario. Quando si
ascolta un sintetizzatore di violoncello è molto diverso. In un certo senso il computer
è un sintetizzatore di informazione, non è informazione nel senso dell'evento, ma la sua
riduzione a un segnale, a un "bit " di informazione come si dice. Quindi, in un
certo senso, l'informazione è stata aritmetizzata, digitalizzata, e ha perduto il suo
spessore. Ma credo che si possa andare ancora più in là. E' curioso vedere che la
materia nel passato era percepita sotto due aspetti. In primo luogo sotto l'aspetto della
massa - massa, inerzia, pesantezza: l'architetto sa bene che cos'è -, poi, nell'età
moderna, sotto l'aspetto dell'energia. Ma ormai ha una terza dimensione: l'informazione.
Cioè oggi la materia è sempre massa, è sempre energia, ma oltre a ciò è informazione.
Questo vuol dire che la materia ha ormai tre dimensioni e che la terza dimensione oggi
pone dei problemi. Bisogna considerare la materia come informazione? Evidentemente sì: la
pietra è informazione. Ma questo approccio alla materia ci fa perdere, forse, il contatto
fisico. Tuttavia è un fatto che la materia ha tre dimensioni e che la terza dimensione è
l'informazione.
Domanda 6
Lei non crede che la pletora di informazioni delle banche-dati possa far diminuire la
capacità di giudizio delle persone?
Risposta
Va da sè che la memoria morta del calcolatore rischia di provocare una perdita della
memoria viva dell'uomo. L'accumulazione dell'informazione nelle banche-dati è una forma
di capitalizzazione dell'informazione, che può portare - credo che questo processo sia
già cominciato - a una specie di atrofizzazione della memoria viva dell'uomo e all'oblio
della tradizione. Ricordo che la memoria orale è già scomparsa a profitto della memoria
libresca. La perdita della memoria orale è assai grave. Le società antiche e ancora la
mia famiglia, i contadini della Bretagna, hanno una memoria orale che risale a parecchi
secoli. Questa memoria è stata praticamente abolita, non ne resta più nulla. Allora si
può dire che la memoria orale è scomparsa a profitto della memoria libresca. Ce ne sono
prove da per tutto. Ora il passaggio dalla lettura dell'uomo alla lettura mediante la
macchina di un software, di una banca-dati, rischia a sua volta di far perdere la memoria
libresca, come si è perduta la memoria orale. Dunque c'è un rischio di oblio e la
possibilità di una industrializzazione dell'oblio, come ho detto....
Domanda 7
Bisognerebbe parlare allora, invece che di interattività, di passività?
Risposta
La passività, l'inerzia, è già un grosso problema. Il fatto di aver messo in opera, per
la prima volta nella storia, su scala mondiale, la velocità assoluta, la velocità delle
onde elettro-magnetiche, comporta infatti una inerzia. Farò un esempio: l'uomo andava
incontro all'evento o all'informazione spostandosi nel mondo, verso l'evento... Ma,
poiché ormai l'evento viene a lui, non ha più bisogno di spostarsi. L'arrivo dell'evento
ha soppiantato la partenza e il viaggio. E' un fenomeno di inerzia. E, a mio avviso,
questa inerzia del corpo del telespettatore o del teleattore, dell'uomo interattivo,
rischia di fargli perdere la memoria del viaggio. Privato del viaggio, rischia di perdere
la memoria delle acquisizioni che il viaggio rendeva possibili. Farò un esempio
chiarissimo. In Francia si dice: "I viaggi formano la gioventù". E' il mito di
Ulisse. Ma quando non ci sono più viaggi, non c'è più memoria, ci sono solo
calcolatori. Dunque è possibile una passività davanti a questa immediatezza
dell'informazione, della memoria morta del calcolatore, che minaccia di colpire in
profondità la coscienza dell'uomo.
Domanda 8
A partire dal XVIII secolo si apre lo spazio pubblico delle grandi città dell'Occidente.
Adesso le automobili, i mezzi di comunicazione trasformano gli spazi pubblici in spazi di
comunicazione tra un luogo privato e un altro luogo privato. Siamo arrivati alla
eliminazione dello spazio pubblico materiale e alla sua sostituzione con spazi privati
telematici o telefonici. Quali sono le conseguenze di questo fatto?
Risposta
Innanzi tutto una mutazione dell'urbanismo. L'urbanismo era effettivamente una messa in
opera della localizzazione delle popolazioni nelle grandi città e nei luoghi di
produzione. Questo movimento si risolveva in una urbanizzazione dello spazio reale della
geografia. E' un elemento fondamentale nella formazione dell'Europa. Ciò che avviene
adesso, con le telecomunicazioni, è l'urbanizzazione del tempo reale, cioè la
costituzione di una città virtuale, di una specie di iper-centro, che non sarebbe più
una cosmopoli come Roma o Londra, dove c'era la capitale di uno stato, quindi di uno
spazio reale, come l'Impero romano e l'Impero britannico, ma l'iper-centro del mondo. In
un certo senso non si deve più parlare di "cosmopolis ", ma di "omnipolis
", la "città delle città". Le telecomunicazioni favoriscono una
prossimità temporale, che forma - lo si voglia o no - il centro assoluto del mondo.
Quindi questa specie di città virtuale delle telecomunicazioni è il vero centro. Ma non
è più un centro geometrico e tutte le città reali non sono che la periferia di questo
iper-centro delle telecomunicazioni. Una specie di città delle città che non è situata
in nessun luogo, ma che sta da per tutto ed è il luogo del potere.
Domanda 9
Non c'è un paradosso nel fatto che il capitalismo, che segna il trionfo del materialismo,
stia diventando, di giorno in giorno, nell'economia, ma anche nella vita quotidiana,
sempre più immateriale?
Risposta
E' il grande problema della terza dimensione della materia: la massa non conta più,
l'energia conta ancora, ma ciò che più conta è l'informazione. Quello che abbiamo detto
poco fa della demonetizzazione, della digitalizzazione delle borse, può essere trasposto
anche nella vita e in tutte le forme dell'economia. Quindi è stato toccato un limite del
marxismo, si è reso manifesto il limite di legittimità del pensiero marxista non
soltanto col fallimento dell'Unione Sovietica, ma con l'avvento della società mondiale.
Lenin diceva che il comunismo era il comunismo più l'elettricità. Io vorrei aggiungere:
meno l'elettronica. L'elettronica non ha funzionato.
Domanda 10
Lei è considerato un pessimista di fronte a questi problemi. Quali sono realmente i
prezzi che bisogna pagare per questi progressi?
Risposta
Innanzi tutto non mi considero affatto un pessimista. Sono uno che ama la tecnica e non
sono affatto contro la tecnica, come certi ecologisti. Semplicemente faccio una critica
della tecnica. Non ci può essere, a mio avviso, avanzamento nel campo della tecnica, che
mediante la critica. Non ci si può interessare a un oggetto tecnico, senza interessarsi
alla sua negatività. Faccio sempre questo esempio: inventare la nave è lo stesso che
inventare il naufragio, inventare il treno è inventare il deragliamento, inventare
l'elettricità è inventare la scossa. Ora l'invenzione delle telecomunicazioni, delle
reti telematiche, di Internet, del "cyber-spazio" è anche l'invenzione di un
incidente specifico, che non è altrettanto appariscente dell'incidente ferroviario, che
fa dei morti e crea disordine. C'è una negatività, ed è questa negatività che io
indago, non per negare il progresso della tecnica, ma, al contrario, nel tentativo di
superare questa situazione. Faccio un esempio: quando è stata inventata la ferrovia,
c'erano due tipi di ingegneri: gli ingegneri civili, quelli che facevano le strade
ferrate, i binari ferroviari, i ponti e le gallerie, e gli ingegneri meccanici, che
costruivano le locomotive. E la cosa funzionava, deragliamenti a parte. Un giorno, intorno
al 1880, forse nel 1888, gli ingegneri europei - questa è storia - si sono riuniti a
Bruxelles - il luogo è importante - e hanno detto: il vero problema non è il progresso
della macchina a vapore, della locomotiva, non è lo straordinario progresso dei ponti
metallici, l'apertura di gallerie, ma i troppi incidenti. Dunque bisognava impedire il
moltiplicarsi degli incidenti. Fu inventata allora l'ingegneria del traffico. Il traffico
è diventato un problema a sé, problema immateriale, ma problema di fondo. Fu inventato
allora il block-system , che impedisce il deragliamento, un sistema segnaletico, assai
sofisticato, con torri di controllo, che dirigono il traffico, e il block-system ha reso
possibile la sicurezza della rete ferroviaria. Ancora oggi col TGV, il block-system
permette al TGV di andare sempre più veloce. Oggi nelle reti elettroniche bisogna
individuare gli incidenti, i deragliamenti che, in questo caso, non sono materiali -
benché talvolta la disoccupazione... C'è bisogno di una comprensione della
immaterialità della rete, ed è il lavoro che io tento di fare. Tento di farlo perché
credo che sono tutti troppo impegnati - Bill Gates e gli altri - nella pubblicità di
questi nuovi prodotti e nessuno si preoccupa della negatività, cioè nessuno si preoccupa
del progresso. Chi si preoccupa della negatività si preoccupa del progresso, cioè della
prevenzione dell'incidente. Adesso la possibilità di incidente è mascherata per vendere
i computer.
Domanda 11
Naturalmente si pone anche un problema di democrazia, nel senso che la rete telematica
rappresenta una sfida per la democrazia, per la partecipazione. Che cosa ci può dire a
questo proposito?
Risposta
E' un evento molto, molto grave, perché la democrazia non è solitaria, ma solidale. Con
la democrazia catodica, che si chiama anche impropriamente democrazia diretta, si prepara
una negazione della democrazia. La democrazia è una riflessione in comune. Le esigenze di
immediatezza che si fanno già strada attraverso i sondaggi, attraverso i tentativi di
Ross Perot di referendum mediante carta magnetica in televisione, sono negazioni della
democrazia. La democrazia ha bisogno di una riflessione in comune. La democrazia non
mostra, ma dimostra. La televisione mostra: un sì o un no. E questa alternativa di sì/no
è antidemocratica. Dunque bisogna ritrovare la riflessione in comune, bisogna evitare che
la democrazia sia un mero riflesso. Uso questo termine nel senso della psicologia. Una
democrazia è invece riflessione in comune, non riflesso solitario. In un certo senso il
voto elettronico, che è stato usato di recente in Francia, prepara un "auditel"
che sarà un "auditel" nazionale, un "auditel" democratico. E questo
è un fatto estremamente grave. Si capisce da sé che il successo di Berlusconi, dopo il
fallimento di Ross Perot, in attesa di altri eventi, è un evento storico. E' una storia
all'italiana. Non è durata molto, ma è stato un evento importante, a mio avviso. E'
stato, come ho detto in altre occasioni, un colpo di stato mediatico.
Domanda 12
Non c'è un paradosso nel fatto che il capitalismo, che segna il trionfo del materialismo,
stia diventando, di giorno in giorno, nell'economia, ma anche nella vita quotidiana,
sempre più immateriale?
Risposta
L'Italia è stata sempre all'avanguardia nel campo della rappresentazione in tutte le sue
forme: nella prospettiva, nell'ottica, nel teatro, con il barocco, con il futurismo.
L'Italia è all'avanguardia in tutti i campi: nell'arte, nella cultura, nei costumi. Non
lo dico per favoritismo, lo credo profondamente. Credo che l'Italia sia il paese di punta
nel campo della rappresentazione. Parlo dell'Occidente, beninteso.
Domanda 13
Sempre a proposito di reti telematiche: nelle reti non ci sono differenze temporali tra
prima e dopo, tra interno ed esterno, soggetto ed oggetto. Che cosa significa?
Risposta
Noi andiamo verso una situazione babelica, verso una confusione mondiale. Credo che il
mito della torre di Babele sia un mito mediatico primario. La torre di Babele, per
l'architetto, per il direttore della scuola di architettura, che io sono, o almeno ero, è
uno dei grandi miti della tecnica. Non ci sono molti miti della tecnica così forti come
la torre di Babele. La torre di Babele mette in opera la tecnica, l'architettura e
l'informazione, il linguaggio - e la città, perché, devo ricordare che Babele è una
città verticale, è una torre. Dunque la situazione presente finirà, o meglio già sta
finendo in un caos, nell'inquinamento dell'informazione, nella mancanza di controllo,
nella "deregulation ". Io penso che tutto questo sarà superato, ma, per ora,
stiamo entrando nel caos, nella confusione babelica. Credo che ci sia un enorme lavoro da
fare per tentare di conoscere questa situazione, con i suoi annessi e connessi. Per
esempio, la fine del dentro e del fuori è semplice disorientamento. L'uomo non sa più
dov'è. Certo è nello spazio reale, è "in", ma "dove"? Non è più
nell' "hic et nunc" non è più "in situ ", l'essere non è più
"in situ," , non è più "hic et nunc ", è qui e là al tempo stesso.
A questo punto comincia la confusione. Il vicino e il lontano si confondono. Faccio un
esempio: la socialità è basata sull'amore del prossimo. Oggi ci viene detto di amare il
lontano come noi stessi. Non il lontano nel senso metaforico, ma colui che vediamo nel
video, colui che non puzza, colui che non ci infastidisce. Assistiamo a una straordinaria
inversione: il lontano la vince sul prossimo. Nelle nostre città, le persone che appaiono
nel video, che facciamo apparire con lo "zapping ", non ci scomodano, non ci
disturbano, non fanno rumore, non puzzano, non vengono a bussare alla porta a mezzanotte.
Al contrario il vicino, il prossimo, mi infastidisce, mi secca, mi disturba. Quindi siamo
di fronte a una inversione: nel passato il prossimo era l'amico e il lontano il nemico,
straniero e nemico , oggi è l'inverso. Colui che bussa alla mia porta è il nemico, mi
infastidice, mi disturba. E' la solitudine dei grandi insiemi urbani. Al contrario, colui
che appare sullo schermo è sublimato perché è, in un certo senso, uno spettro, uno
zombi, un'ombra fuggevole, che io posso controllare con il mio "zapping ". E' un
segno notevole, questo, della rottura del legame sociale. Ricordo che una volta fare una
città era mettere insieme le persone perché si incontrassero nell'"agorà ",
nel foro, perché entrassero in società. Oggi siamo di fronte a una disintegrazione.
Domanda 14
Lei ha parlato contro coloro che parlano delle nuove tecnologie come di un qualcosa che
potrebbe risolvere i problemi dell'umanità. Ha detto che si tratta di "integralismo
tecnologico".
Risposta
C'è in questo momento effettivamente un grande problema: è l'integralismo: integralismo
cristiano, integralismo musulmano, integralismo ebreo. E' un grande problema. La guerra
santa è all'ordine del giorno perfino a Parigi con la "Jiad". L'integralismo
mistico del monoteismo, che è un fatto pericolosissimo per la pace civile, si incontra in
Algeria, ma anche nel Medio Oriente, e adesso anche in Francia, e si accompagna a un
integralismo tecnologico, cioè a un culto della tecnica, a un tecno-culto per un
"deus ex machina". Non è più il dio della trascendenza del monoteismo, e
quindi dell'integralismo religioso, è l'integralismo di un dio-macchina, capace di
risolvere tutti i problemi. Io sono scandalizzato effettivamente da coloro che presentano
le nuove tecnologie in una dimensione, direi, di fede quasi religiosa. Io dico: di fronte
alla tecnica ci sono i taumaturghi e i drammaturghi. Taumaturghi sono quelli che gridano
al miracolo perché Bill Gates ha lanciato "Window 95" o perché
"Apple" ha prodotto un nuovo modello. Penso che tutto ciò sia grave, assai
grave. Manca la distanza critica che bisognerebbe avere di fronte a qualsiasi oggetto
tecnico. E' un tecno-culto, direi un "cyber-cult".
Domanda 15
Si parla molto di autostrade elettroniche. Vorrei sapere se lei è d'accordo o no con
l'uso di questo termine.
Risposta
Le autostrade elettroniche dovrebbero essere chiamate supermercati elettronici: sarebbe
assai più chiaro. Si tratta di tele-acquisti. E' evidente: tele-acquisti di informazione,
tele-acquisti di convivialità, tele-acquisti di immagini. Si tratta dunque
complessivamente di tele-acquisti. Ma mi sembra interessante che si parli di autostrade,
perché le autostrade hanno una storia che gli italiani conoscono bene, che i tedeschi
conoscono bene e che anch'io conosco bene. Sono le "autostrade" e le "Reich
autobahn ", cioè le vie strategiche fatte specialmente dal nazismo nella prospettiva
della conquista, sono strade per la conquista. Ricordo che la Seconda Guerra Mondiale è
cominciata in direzione dell'Est, là dove arrivava l'autostrada, la 'Reich autobah",
verso la Polonia, verso Danzica, nel famoso "corridoio" di Danzica. Dunque, per
continuare l'autostrada che andava verso la Polonia, si dichiarò la guerra. Non si può
dimenticare che l'autostrada fascista e la "Reich autobahn" nazista sono state
le immagini della "conquista", della grande conquista territoriale del
"Lebensraum", una specie di colonizzazione nel cuore dell'Europa. L'immagine mi
sembra interessante sotto questo aspetto. Le autostrade dell'informazione sono, in un
certo senso, delle "Reich autobahn", cioè vie di colonizzazione culturale. Io
non dico che sia un male in sé comunicare su scala planetaria, ma il modo in cui si sta
preparando questa possibilità è il segno di un imperialismo della comunicazione che sta
cominciando. Io sono sorpreso, sono assai sorpreso di vedere che tutto ciò che era stato
propagandato da "Apple" come la convivialità di piccole macchine, modeste e
semplicissime, presentate come il risultato più sofisticato dell'elettronica e
dell'informatica, è stato spazzato via a profitto di una visione imperialista
dell'autostrada elettronica e della multi-medialità. E' una concezione evidentemenete
fascista. Dunque il termine autostrada va benissimo. Non dispiaccia ad Al Gore,
vice-presidente americano: egli ha scelto senza volerlo il termine più appropriato, ma in
realtà si tratta di supermercati.
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