Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Pera Tantiñá

Firenze, 22/10/97

"La Fura dels Baus"

SOMMARIO:

  • Il ballerino della Fura dels Baus racconta quali nuove sperimentazioni sono alla base dei loro ultimi spettacoli (1).
  • Il lavoro di questo gruppo di ballerini è finalizzato ad un forte coinvolgimento sensoriale dello spettatore (2).
  • E senza il pubblico i loro spettacoli perderebbero di senso (3).
  • Le nuove tecnologie avranno un loro impatto su tutte le forme di arte, anche nell'ambito della rappresentazione teatrale (4).
  • La compagnia ha riflettuto sulla possibilità dell'uso delle nuove tecnologie sperimentando alcuni spettacoli (5),
  • e "NOUN" è uno spettacolo in cui emerge una riflessione sul rapporto tra l'uomo e la macchina (6).
  • L'intervistato ci parla dello spettacolo messo in scena per Mercedes Benz (7).
  • La macchina è una estensione del corpo umano, che permette, in alcuni casi, di risolvere problemi fisici (8).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Fura dels Baus è il nome della Sua compagnia di ballo. Quale fase artistica state attraversando?

Risposta
Questo che stiamo vivendo, è un momento di diversificazione; ci siamo posti la domanda se continuare ad esprimerci attraverso il nostro linguaggio di sempre o se, invece, aprirci ad altre forme di arte, ad altre linee di creazione, ed in questo momento pensiamo che la sfida storica della Fura sia quella di ampliare i nostri orizzonti artistici. Oltre a "Manes", infatti, spettacolo tipico del linguaggio "furero", circa sei mesi fa, a Roma, abbiamo messo in scena il "Martirio di San Sebastiano": un'opera, dunque. In questo momento stiamo girando in tutta Europa anche con un macro-spettacolo che si chiama "Symbiosis" (ora è a Milano), e poi svolgiamo dei workshop, ricerche sulle nuove tecnologie, siamo aperti fondamentalmente a tutte le proposte artistiche.

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Domanda 2
In generale, nei vostri spettacoli, la percezione sensoriale è molto importante.

Risposta
Sì, lo è, soprattutto per quanto riguarda gli spettacoli che noi chiamiamo di linguaggio "furero", dove veramente non ci interessa essere messianici, non ci interessa esprimere una sola visione del mondo; quello che ci interessa di più è che tutto sia aperto, che il simbolo sia inserito nella scena. Di conseguenza, ci interessa che il pubblico senta ciò che noi vogliamo esprimere. Quando il pubblico va a teatro, di solito, quello che fa è vedere le cose, e pensare su ciò che ha visto. Nei nostri spettacoli, in questo tipo di spettacoli, quello che ci interessa di più è che il pubblico fiuti, senta l'attore, veda l'attore. C'è anche un contatto fisico, durante lo spettacolo, e pensiamo che sia molto importante perché sempre più il pubblico -e anche noi - siamo abituati a vedere lo spettacolo filtrato da uno schermo, quello della televisione; in questo caso si percepisce l'arte lontana dalla esperienza sensoriale; quello che noi cerchiamo di fare è recuperare questa vicinanza tra l'attore e il pubblico, o tra quello che si vuole esprimere e ciò che il pubblico sente dentro di sé.

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Domanda 3
C'è un'interazione fra il pubblico e l'attore, come quello che si ha quando si usano le tecnologie.

Risposta
Certo. Noi diciamo sempre che i nostri spettacoli non potrebbero esistere senza il pubblico, perché, sebbene anche noi facciamo spettacoli che hanno un inizio e una fine, e delle scene molto chiare -non si tratta di improvvisazione pura- lo spettacolo dipende sempre dal luogo in cui si svolge, perché non si svolge in teatri convenzionali, ma cerchiamo sempre luoghi speciali. Poi, l'interazione dipende anche dal pubblico: c'è un pubblico più attivo ed un pubblico più passivo; e questo è il bello degli spettacoli in diretta: sebbene noi mettiamo in scena lo stesso spettacolo, ogni giorno succedono cose diverse e lo spettacolo è diverso per il luogo in cui sei e il luogo in cui sta il pubblico. Inoltre, il pubblico non sta mai seduto in questo tipo di spettacoli, ma sta sempre in piedi, si sposta per tutto lo spazio insieme agli attori.

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Domanda 4
Hanno sperimentato degli spettacoli di teatro su Internet dove il pubblico può intervenire durante le rappresentazioni. Cosa pensa di tale sperimentazione?

Risposta
Io credo che stiamo ancora all'età della pietra rispetto a questo tipo di ricerca, ma è certo che nascerà anche un altro modo di fare spettacolo, e non si potrà più parlare propriamente di spettacolo teatrale, ma di una mescolanza tra tecnologia e questa forma d'arte, tra il vivo, il reale e il non reale: questo è l'aspetto interessante. Noi stiamo studiando queste esperienze, ma si tratta di esperienze, comunque, ancora in formazione, si sono appena fatti i primi scarabocchi di un disegno, è ancora tutto molto giovane. Però credo che il rapporto tra tecnologie ed arte sia essenziale, e di questo rapporto trarrà vantaggio la comunicazione artistica in generale. È come un nuovo continente, Internet, come la scoperta dell'America: ci vorrà un po' di tempo prima di conoscere appieno le potenzialità di questo mezzo.

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Domanda 5
Che ruolo hanno i media nei vostri spettacoli e nelle vostre rappresentazioni?

Risposta
"Bonn (2000)" è uno spettacolo tutto sulle nuove tecnologie: non esiste una realtà ma tutto è virtuale, per intenderci. Ci sono altri tipi di spettacolo, come l'ultimo che abbiamo fatto, "MTM", o anche l'opera di adesso, dove la tecnologia, l'immagine sono molto importanti. Ci sono anche altre linee che stiamo esplorando, con diversi spazi nello stesso momento collegati tra loro attraverso le nuove tecnologie; "Manes", tuttavia, non ha assolutamente niente a che vedere con le nuove tecnologie: in Manes quello che siamo andati a cercare realmente è l'energia diretta dell'attore col pubblico. La Fura dels Baus ha questa diversificazione, per questo è possibile fare uno spettacolo che non ha nulla di tecnologico ed altri in cui la tecnologia è presente, e altri che sono solo tecnologici; e questo è molto importante.

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Domanda 6
Lei ha parlato di diversificazione, ma in alcuni spettacoli voi avete anche un rapporto con la macchina. Che rapporto c'è fra il corpo e la macchina?

Risposta
Abbiamo studiato che reazione ha la macchina con l'uomo o l'uomo con la macchina, e questo è stato un esperimento in "NOUN", uno spettacolo che abbiamo creato quattro anni fa e che sta funzionando. È stato molto interessante: in fondo siamo tutti legati alle macchine, non c'è nessuno che faccia nulla senza le macchine -dal telefonino all'automobile che ci trasporta, alla forchetta che utilizziamo-. Crediamo che questa possibilità, questa visione del mondo sarà molto interessante: osservare quello che farà l'uomo con la macchina. Il risultato? Le macchine stanno qui e tutto dipende dall'uso che ne facciamo, da come ce ne serviamo.

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Domanda 7
Ci può parlare dello spettacolo che state preparando per la Mercedes?

Risposta
Si tratta di un macro-spettacolo; i macro-spettacoli si caratterizzano per il fatto che si svolgono in spazi pubblici e, ovviamente, essi sono destinati ad un pubblico vasto, di dieci, quindicimila persone; ovviamente, il linguaggio che si usa in questi macro-spettacoli è diverso che in altri luoghi, le immagini sono molto più spettacolari perché possano arrivare a tutti. Poi abbiamo avuto la possibilità con Mercedes-Benz: la casa fa una promozione di un'automobile, e sponsorizza un nostro spettacolo; durante le promozioni nelle città, una prima parte è dedicata alla illustrazione dell'automobile da parte della Mercedes-Benz, poi noi facciamo uno spettacolo. Ci sponsorizzano! Io credo che, ormai, la cultura non abbia più i mezzi di una volta, non ci sono i Medici al giorno d'oggi, ma ci sono le compagnie come Mercedes-Benz o le compagnie telefoniche, e così via. Credo che la cultura vada in questa direzione, con sempre più sponsor, con persone che aiutano a realizzare opere d'arte.

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Domanda 8
Spesso, quando si usa la realtà virtuale nelle rappresentazioni e nell'arte, la macchina tende quasi a modificare il corpo umano. Alcuni critici d'arte sostengono che, in alcuni casi, questo rapporto tra uomo e macchina è un tentativo di superamento della morte.

Risposta
La macchina è sempre un'estensione del corpo umano, quindi dipende dall'uso che se ne fa. Una macchina nel corpo umano può essere una protesi di una persona che ha calpestato una mina anti-uomo ed è rimasta senza una gamba: questa è una protesi, è una macchina che serve per sostituire un arto. Ci sono altri tipi di macchine che l'umanità usa in maniera diversa. Penso che questa dell'immortalità del corpo sia una battaglia perduta, perché il corpo ha un suo spazio, è finito.

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